Il Papa, “la dottrina sociale della Chiesa strumento di pace e di dialogo”

Riceve la Fondazione Centesimus Annus. “L’indottrinamento è immorale: rifiuta l’evoluzione delle idee. Datre la parola ai poveri”.
CITTA’ DEL VATICANO, 18 MAG – “Il tema della vostra Conferenza di quest’anno – ‘Superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale: le basi etiche’ – va al cuore del significato e del ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa, strumento di pace e di dialogo per costruire ponti di fraternità universale”. Lo ha detto Leone XIV ricevendo stamane in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico i membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice.
“Già il Papa Leone XIII – vissuto in un periodo storico di epocali e dirompenti trasformazioni – aveva mirato a contribuire alla pace stimolando il dialogo sociale, tra il capitale e il lavoro, tra le tecnologie e l’intelligenza umana, tra le diverse culture politiche, tra le Nazioni”, ha ricordato. “Papa Francesco – ha proseguito Prevost – ha usato il termine ‘policrisi’ per evocare la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, crescenti disuguaglianze, migrazioni forzate e contrastate, povertà stigmatizzata, innovazioni tecnologiche dirompenti, precarietà del lavoro e dei diritti”.
“Su questioni di tanto rilievo – ha quindi sottolineato – la Dottrina Sociale della Chiesa è chiamata a fornire chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza e alla pace”. La Dottrina Sociale, infatti, “ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o delle risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri di valutazione e principi etici e con l’apertura alla grazia di Dio”.
“Voi avete l’opportunità di mostrare che la Dottrina Sociale della Chiesa, con il suo proprio sguardo antropologico, intende favorire un vero accesso alle questioni sociali: non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione”, ha detto Leone XIV. In tali questioni, ha spiegato, “è più importante saper avvicinarsi, che dare una risposta affrettata sul perché una cosa è successa o su come superarla. L’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande”.
Secondo papa Prevost, “abbiamo qui un aspetto fondamentale per la costruzione della ‘cultura dell’incontro’ attraverso il dialogo e l’amicizia sociale. Per la sensibilità di molti nostri contemporanei la parola ‘dialogo’ e la parola ‘dottrina’ suonano opposte e incompatibili. Forse quando sentiamo la parola ‘dottrina’ ci viene in mente la definizione classica: un insieme di idee proprie di una religione. E con questa definizione ci sentiamo poco liberi di riflettere, di mettere in discussione o di cercare nuove alternative”.
Per Leone XIV, “si fa urgente, allora, il compito di mostrare attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione ‘dottrina’, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere ‘scienza’, ‘disciplina’, o ‘sapere'”. E così intesa, “ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione”. In questo modo “una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità”.
Secondo il Pontefice, “l’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà del rispetto della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi”. Al contrario, “la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla Dottrina Sociale”.
“Nel contesto della rivoluzione digitale in corso, il mandato di educare al senso critico va riscoperto, esplicitato e coltivato, contrastando le tentazioni opposte, che possono attraversare anche il corpo ecclesiale”, ha affermato il Papa. “C’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti – ha osservato -. Fondamentali dunque sono l’approfondimento e lo studio, e ugualmente l’incontro e l’ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell’umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio”.
Secondo Prevost, “chi nasce e cresce lontano dai centri di potere non va semplicemente istruito nella Dottrina Sociale della Chiesa, ma riconosciuto come suo continuatore e attualizzatore: i testimoni di impegno sociale, i movimenti popolari e le diverse organizzazioni cattoliche dei lavoratori sono espressione delle periferie esistenziali in cui resiste e sempre germoglia la speranza”. “Vi raccomando di dare la parola ai poveri”, ha detto ancora.
“Vi invito pertanto a partecipare attivamente e creativamente a questo esercizio di discernimento, contribuendo a sviluppare la Dottrina Sociale della Chiesa insieme al popolo di Dio, in questo periodo storico di grandi rivolgimenti sociali, ascoltando e dialogando con tutti”, ha aggiunto.
“C’è oggi un bisogno diffuso di giustizia, una domanda di paternità e di maternità, un profondo desiderio di spiritualità, soprattutto da parte dei giovani e degli emarginati, che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi. C’è una domanda crescente di Dottrina Sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta”, ha concluso papa Leone.
La Conferenza della Fondazione Centesimus Annus, “Superare le polarizzazioni: le radici etiche per una nuova governance globale”
La crisi dell’ordine internazionale richiede una riflessione profonda sui principi che ne hanno sostenuto lo sviluppo per oltre ottant’anni. La Dottrina Sociale della Chiesa offre un riferimento concreto per ricostruire leadership responsabile, dialogo e cooperazione.
Nel mondo contemporaneo, attraversato da crisi interconnesse e profonde, si assiste all’erosione dell’ordine internazionale nato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le istituzioni, i trattati e le norme che hanno garantito un relativo equilibrio globale sembrano oggi in affanno, minacciate da tensioni economiche, ambientali, geopolitiche e sociali. Alcuni osservatori sostengono che tale ordine sia già collassato.
In questo scenario complesso, l’etica assume un ruolo cruciale. I principi che hanno fondato il sistema internazionale negli ultimi decenni sono oggi messi in discussione. Valori come il bene comune, la solidarietà, lo sviluppo umano integrale, l’ecologia, la sussidiarietà, la giustizia sociale, sono minacciati da una crescente disgregazione.
La Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice dedica la sua conferenza internazionale a riflettere sul contributo etico del pensiero cattolico per una nuova governance globale. La riflessione parte da una constatazione: l’abbandono dei principi etici produce polarizzazione, esclusione e conflitto.
La deriva dall’ordine multilaterale verso l’unilateralismo, dalla cooperazione verso la competizione sfrenata, dalla diplomazia al confronto armato, ha portato con sé insicurezza, instabilità e perdita di fiducia. Si tratta di un processo che alimenta la paura e mina le basi della convivenza. Per questo, è urgente tornare a un approccio normativo orientato al bene comune, capace di ispirare comportamenti concreti e scelte responsabili.
Il pensiero sociale della Chiesa, arricchito dal magistero di Papa Francesco, offre una bussola in questa transizione. L’Enciclica Fratelli tutti, tra le altre, sottolinea l’importanza della fraternità universale e del dialogo come strumenti di pace e progresso umano. La Dottrina Sociale cattolica, lungi dall’essere un insieme di concetti astratti, si propone come guida pratica per l’azione politica, economica e sociale.
Durante la prima sessione della Conferenza, l’attenzione si concentra sul bisogno di rilanciare la diplomazia e restituire vigore alle organizzazioni internazionali. Il Papa ha ricordato che “la guerra devasta soltanto le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni”. Una diplomazia forte e credibile, fondata su valori e dialogo, è oggi più che mai necessaria.
Successivamente, il focus si sposta sull’Europa e sul suo ruolo nel mondo. Le sue radici cristiane e l’impegno verso valori universali possono diventare strumenti di soft power in un contesto internazionale dominato da logiche di forza e interessi particolari. Ma ciò richiede un cambio di mentalità: superare il nazionalismo e abbracciare la dimensione sovranazionale come via per una vera cooperazione.
La seconda sessione amplia lo sguardo alle diverse realtà continentali: Africa, Asia, America Latina e il cosiddetto mondo occidentale. La dimensione etica della governance non può essere imposta o esportata; deve essere radicata nei contesti culturali locali. È il principio dell’inculturazione, caro a Papa Francesco, che invita a scoprire in ogni cultura i semi dell’universalismo.
Infine, nella terza sessione, viene approfondito il contributo della teologia dal Mediterraneo, crocevia di civiltà, religioni e popoli. Il dialogo abramitico, la cooperazione economica e la costruzione di relazioni fondate sulla fiducia sono strumenti preziosi per un rinnovato umanesimo mediterraneo.
Con 35 capitoli attivi nel mondo e una rete di competenze multidisciplinari, la Fondazione vuole promuovere una leadership responsabile e un’amicizia sociale capace di generare cambiamento. Investire nella Dottrina Sociale della Chiesa significa renderla concreta nella vita quotidiana, superare le polarizzazioni e costruire ponti. Oggi più che mai, l’etica è una risorsa strategica per la sopravvivenza e il progresso dell’umanità. Senza di essa, ogni progetto di governance globale rischia di diventare una costruzione vuota. Con essa, può invece divenire fondamento solido per un futuro condiviso.
[Foto: Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice]