Il Papa ribadisce il suo desiderio di andare in Cina. "Il popolo cinese maestro di speranza"

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Tra Cielo e Terra riprende il suo corso dopo la breve pausa estiva riproponendo l'intervista di papa Francesco con la Provincia cinese della Compagnia di Gesù, diffusa in questi giorni: quello della Cina è "un grande popolo" che "non deve sprecare il suo patrimonio" e "deve portare avanti con pazienza la sua eredità", dice il Pontefice. Francesco non nasconde il desiderio di recarsi nel Paese asiatico, in particolare presso il santuario di Sheshan intitolato alla Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani. Ne parla Isabella Piro sui media vaticani.

Sono «un messaggio di speranza» e una benedizione per tutto il popolo cinese il cuore dell’intervista rilasciata da Papa Francesco a padre Pedro Chia, direttore dell’ufficio stampa della Provincia cinese della Compagnia di Gesù, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico. L’intervista - pubblicata sui relativi canali social - è stata realizzata il 24 maggio, memoria della Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani, patrona del santuario di Sheshan, a Shangai. Ed è proprio in questo santuario che il Papa desidera recarsi, come afferma nel colloquio, caratterizzato da una forte impostazione spirituale e punteggiato da ricordi personali del Pontefice e dalle sue riflessioni per il futuro della Chiesa.

Nel Paese asiatico, afferma, vorrebbe incontrare i vescovi locali e «il popolo di Dio che è così fedele». «È un popolo fedele - aggiunge -. Hanno vissuto tante cose e sono rimasti fedeli». Ai giovani cattolici cinesi, in particolare, il Pontefice ribadisce il concetto della speranza, anche se - afferma - «mi sembra tautologico dare un messaggio di speranza a un popolo che è maestro di speranza» e «di pazienza nell’attesa». E questa, evidenzia, «è una cosa molto bella». Quello della Cina è «un grande popolo» che «non deve sprecare il suo patrimonio», aggiunge Francesco, anzi: «Deve portare avanti con pazienza la sua eredità».

Nel corso dell’intervista, il Papa si sofferma anche sul suo pontificato, condotto - spiega - con la collaborazione, l’ascolto e la consultazione dei capi dei dicasteri e di tutti. «Le critiche aiutano sempre, anche se non sono costruttive», precisa, perché «sono sempre utili, fanno riflettere sul modo di agire». E «dietro una resistenza può esserci una buona critica». A volte bisogna «aspettare e sopportare» anche «con dolore» come quando si trovano resistenze «contro la Chiesa, come sta accadendo in questo momento» da parte di «piccoli gruppi». «I momenti di difficoltà o di desolazione - ribadisce tuttavia il Pontefice - si risolvono sempre con la consolazione» del Signore.

Quanto alle tante “sfide” vissute finora sul soglio di Pietro, il Papa ricorda in particolare «la sfida enorme» della pandemia, così come «la sfida attuale» della guerra, soprattutto in Ucraina, Myanmar e Medio Oriente. «Cerco sempre di risolvere con il dialogo - spiega -. E quando non funziona, con la pazienza e anche con il senso dell’umorismo», secondo gli insegnamenti di san Tommaso Moro.

A livello personale, il Pontefice ricorda di aver vissuto alcune “crisi” durante la sua vita religiosa come gesuita. Un fatto normale, spiega, «altrimenti non sarei umano». Ma le crisi si superano in due modi: si percorrono e si attraversano «come un labirinto», dal quale si esce «dalla cima», e poi «non si esce mai da soli, bensì aiutati, accompagnati», perché «lasciarsi aiutare è molto importante». Al Signore, dice ancora Francesco, «chiedo la grazia di essere perdonato, che Egli sia paziente con me».

Il Pontefice si sofferma anche sulle quattro preferenze apostoliche universali dei gesuiti, indicate nel 2019 per i prossimi dieci anni: promuovere gli esercizi spirituali e il discernimento, camminare con i poveri e gli esclusi, accompagnare i giovani nella creazione di un futuro di speranza e prendersi cura della casa comune. Si tratta di quattro principi «integrati» che «non possono essere separati», afferma, rimarcando inoltre che l’accompagnamento, il discernimento e la missionarietà sono i punti cardine della Compagnia di Gesù.

Guardando, poi, al futuro della Chiesa, il Papa ricorda che, secondo alcuni, essa sarà «sempre più piccola» e dovrà «stare attenta a non cadere nella piaga del clericalismo e della mondanità spirituale» la quale rappresenta, nelle parole del cardinale de Lubac citato dal Pontefice, «il male peggiore che possa colpire la Chiesa, peggiore persino del tempo dei papi concubinari». Infine, a colui che sarà il suo successore sul soglio di Pietro Francesco ricorda l’importanza di pregare, perché «il Signore parla nella preghiera».

[Questo articolo di Isabella Piro è stato pubblicato sull'Osservatore Romano e sul portale Vatican News, ai quali rimandiamo; Photo Credits: Vatican News]