Il Papa, “ruolo centrale della giustizia per la convivenza delle persone e delle comunità umane. Basta discriminazioni e negazione diritti”

Udienza in Piazza San Pietro per il Giubileo degli operatori di giustizia. Leone XIV saluta il ministro Nordio.
CITTA’ DEL VATICANO, 20 SET – “Il Giubileo invita a riflettere anche su un aspetto della giustizia che spesso non è sufficientemente focalizzato: ossia sulla realtà di tanti Paesi e popoli che hanno ‘fame e sete di giustizia’, perché le loro condizioni di vita sono talmente inique e disumane da risultare inaccettabili”. Lo ha sottolineato papa Leone XIV nel suo discorso agli operatori di giustizia riuniti oggi in Piazza San Pietro in occasione del Giubileo loro dedicato: 15 mila tra magistrati, avvocati, giuristi, operatori del diritto, docenti e politici del campo della giustizia, personale amministrativo, con i loro famigliari, provenienti da circa 100 Paesi del mondo per il primo evento loro riservato nella storia dei Giubilei.
“Un servizio necessario all’ordinata relazione tra le persone, le comunità e gli Stati”, ha definito il Pontefice quello svolto dai presenti. “Quale migliore occasione per riflettere più da vicino sulla giustizia e sulla sua funzione, che sappiamo è indispensabile sia per l’ordinato sviluppo della società sia come virtù cardinale che ispira e orienta la coscienza di ogni uomo e donna – ha osservato -. La giustizia, infatti, è chiamata a svolgere una funzione superiore nell’umana convivenza, che non può essere ridotta alla nuda applicazione della legge o all’operato dei giudici, né limitarsi agli aspetti procedurali”.
“Nella giustizia, infatti – ha spiegato papa Leone -, si coniugano la dignità della persona, il suo rapporto con l’altro e la dimensione della comunità fatta di convivenza, strutture e regole comuni. Una circolarità della relazione sociale che pone al centro il valore di ogni essere umano, da preservare mediante la giustizia di fronte alle diverse forme di conflitto che possono sorgere nell’agire individuale, o nella perdita di senso comune che può coinvolgere anche gli apparati e le strutture”.
In tale prospettiva, ha aggiunto, “per il credente, la giustizia dispone ‘a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l’armonia che promuove l’equità nei confronti delle persone e del bene comune’ (Catechismo della Chiesa cattolica), obiettivo che si rende garante di un ordine a tutela del debole, di colui che chiede giustizia perché vittima di oppressione, escluso o ignorato”.
Secondo papa Prevost, “come si sa, la giustizia si rende concreta quando tende verso gli altri, quando a ciascuno è reso quanto gli è dovuto, fino a raggiungere l’uguaglianza nella dignità e nelle opportunità fra gli esseri umani”. “Siamo tuttavia consapevoli che l’effettiva uguaglianza non è quella formale di fronte alla legge – ha evidenziato -. Questa uguaglianza, pur essendo una condizione indispensabile per il corretto esercizio della giustizia, non elimina il fatto che vi sono crescenti discriminazioni che hanno come primo effetto proprio il mancato accesso alla giustizia”.
“Vera uguaglianza, invece, è la possibilità data a tutti di realizzare le proprie aspirazioni e di vedere i diritti inerenti alla propria dignità garantiti da un sistema di valori comuni e condivisi, capaci di ispirare norme e leggi su cui fondare il funzionamento delle istituzioni”, ha aggiunto. E “oggi, a sollecitare gli operatori di giustizia è proprio la ricerca o il recupero dei valori dimenticati nella convivenza, la loro cura e il loro rispetto”. Si tratta “di un processo utile e doveroso, di fronte all’affermarsi di comportamenti e strategie che mostrano disprezzo per la vita umana sin dal suo primo manifestarsi, che negano diritti basilari per l’esistenza personale e non rispettano la coscienza da cui scaturiscono le libertà”.
Inoltre, “proprio attraverso i valori posti alla base del vivere sociale, la giustizia assume il suo ruolo centrale per la convivenza delle persone e delle comunità umane”. E “quando si esercita la giustizia, infatti, ci si pone al servizio delle persone, del popolo e dello Stato, in una dedizione piena e costante”.
La conclusione è con Sant’Agostino e il ‘De Civitate Dei’, perché “all’attuale panorama internazionale andrebbero applicate queste sentenze perennemente valide: ‘Senza la giustizia non si può amministrare lo Stato; è impossibile che si abbia il diritto in uno Stato in cui non si ha vera giustizia (…). Lo Stato, in cui non si ha la giustizia, non è uno Stato. La giustizia infatti è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo”. “Le parole impegnative di Sant’Agostino ispirino ognuno di noi ad esprimere sempre al meglio l’esercizio della giustizia a servizio del popolo, con lo sguardo rivolto a Dio, così da rispettare pienamente la giustizia, il diritto e la dignità delle persone”, ha sollecitato papa Prevost.
In Piazza San Pietro erano presenti oggi delegazioni del Ministero di Giustizia, dell’Associazione Nazionale Magistrati, dell’Unione Internazionale Giuristi Cattolici, dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, della Suprema Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale, della Presidenza del Consiglio di Stato, della Corte Suprema degli Stati Uniti. Tra le personalità salutate dal Papa al termine dell’udienza giubilare, il ministro di Giustizia Carlo Nordio, il vice ministro Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario Andrea Delmastro, nonché il promotore di giustizia del Tribunale d’Oltretevere Alessandro Diddi, che proprio questo lunedì, 22 settembre, vedrà in Vaticano l’inizio del processo d’appello per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del Palazzo di Londra, con, tra gli imputati, anche il cardinale Angelo Becciu.
[Foto; Vatican Media]