Il Papa, “se vogliamo la pace, prepariamo istituzioni di pace”

Riceve i movimenti dell’Arena di Pace. Presenti i due amici Maoz Inon, israeliano, e Aziz Sarah, palestinese, testimoni delle violenze del conflitto.
CITTA’ DEL VATICANO, 30 GIU – “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace“. E’ il messaggio che papa Leone XIV ha voluto lanciare ricevendo oggi nella Sala Clementina i movimenti e le associazioni che un anno fa hanno dato vita a Verona all’evento “Arena di Pace”, cui partecipò papa Francesco.
“Ci rendiamo sempre più conto che non si tratta solo di istituzioni politiche, nazionali o internazionali, ma è l’insieme delle istituzioni – educative, economiche, sociali – ad essere chiamato in causa”, ha spiegato. Nell’Enciclica Fratelli tutti “ritorna molte volte il richiamo alla necessità della costruzione di un ‘noi’, che deve tradursi anche a livello istituzionale. Per questo vi incoraggio all’impegno e ad essere presenti: presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di comunione, di fraternità”.
A proposito dell’evento di Verona, papa Leone ha ricordato che “in quell’occasione, il Papa ha ribadito che la costruzione della pace inizia col porsi dalla parte delle vittime, condividendone il punto di vista. Questa prospettiva è essenziale per disarmare i cuori, gli sguardi, le menti e denunciare le ingiustizie di un sistema che uccide e si basa sulla cultura dello scarto”.
“Non possiamo dimenticare – ha quindi sottolineato – l’abbraccio coraggioso fra l’israeliano Maoz Inon, al quale sono stati uccisi i genitori da Hamas, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello, e che ora sono amici e collaboratori: quel gesto rimane come testimonianza e segno di speranza. E li ringraziamo di aver voluto essere presenti anche oggi”.
Secondo papa Prevost, “il cammino verso la pace richiede cuori e menti allenati e formati all’attenzione verso l’altro e capaci di riconoscere il bene comune nel contesto odierno. La strada che porta alla pace è comunitaria, passa per la cura di relazioni di giustizia tra tutti gli esseri viventi”. E “in un’epoca come la nostra, segnata da velocità e immediatezza, dobbiamo ritrovare quei tempi lunghi necessari perché questi processi possano avere luogo”.
“La storia, l’esperienza, le tante buone pratiche che conosciamo – ha osservato il Pontefice – ci hanno fatto comprendere che la pace autentica è quella che prende forma a partire dalla realtà (territori, comunità, istituzioni locali e così via) e in ascolto di essa”. Proprio per questo “ci rendiamo conto che questa pace è possibile quando le differenze e la conflittualità che comportano non vengono rimosse, ma riconosciute, assunte e attraversate”.
Per questo, secondo il Papa, “è particolarmente prezioso il vostro impegno di movimenti e associazioni popolari, che concretamente e ‘dal basso’, in dialogo con tutti e con la creatività e genialità che nascono dalla cultura della pace, state portando avanti progetti e azioni al servizio concreto delle persone e del bene comune. In questo modo voi generate speranza”.
“C’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società – è stata quindi la denuncia di Leone -. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento”.
Pertanto, “dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, quando coloro che hanno subito ingiustizia e le vittime della violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta, diventano i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni”.
“Il Vangelo e la Dottrina Sociale – ha quindi concluso il Papa – sono per i cristiani il nutrimento costante di questo impegno; ma al tempo stesso possono essere una bussola valida per tutti. Perché si tratta, in effetti, di un compito affidato a tutti, credenti e non, che lo devono elaborare e realizzare attraverso la riflessione e la prassi ispirate alla dignità della persona e al bene comune”.
[Foto: Vatican News]