Il Papa, "superare le scandalose disuguaglianze e ingiustizie che alimentano i conflitti"

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Riceve i parlamentari cattolici. "Imperativo rinunciare alla guerra come mezzo per stabilire la giustizia. Riformare le strutture della cooperazione internazionale".

CITTA' DEL VATICANO, 24 AGO - "L'imperativo di rinunciare alla guerra come mezzo per risolvere i conflitti e stabilire la giustizia". E' uno dei punti evidenziati da papa Francesco nel corso dell'udienza di stamane in Vaticano ai partecipanti al XV Incontro promosso dall'International Catholic Legislators Network, in corso a Frascati (Roma) dal 22 al 25 agosto.

Secondo il Pontefice, "l'enorme capacità distruttiva degli armamenti contemporanei ha di fatto reso obsoleti i tradizionali criteri di limite della guerra". In molti casi, "la distinzione tra obiettivi militari e civili è sempre più inconsistente. Le nostre coscienze non possono non commuoversi per le scene di morte e distruzione che quotidianamente abbiamo davanti agli occhi". "Abbiamo bisogno di ascoltare il grido del povero, delle vedove e degli orfani di cui parla la Bibbia, per vedere l'abisso di male che sta nel cuore della guerra e per decidere con ogni possibile mezzo di scegliere la pace", ha osservato.

A proposito dell'incontro dei parlamentari cattolici, accompagnati dal cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, il Papa ha definito "quanto mai attuale" il tema di quest'anno: "Il mondo in guerra: crisi permanenti e conflitti - Cosa significa per noi?".

"La presente situazione di 'terza guerra mondiale combattuta a pezzi' sembra permanente e inarrestabile - ha sottolineato -. La crisi in corso minaccia seriamente i pazienti sforzi compiuti dalla Comunità internazionale, soprattutto attraverso la diplomazia multilaterale, al fine di incoraggiare la cooperazione nell'affrontare le gravi ingiustizie e le pressanti sfide sociali, economiche e ambientali che la famiglia umana si trova ad affrontare".

"Qual è, allora, la risposta che ci si attende, non solo da parte dei legislatori, ma di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, particolarmente di quelli ispirati da una visione evangelica dell'unità della famiglia umana e della sua vocazione a costruire un mondo - a coltivare un giardino (cfr Gen 2,15; Is 61,11) - caratterizzato da fraternità, giustizia e pace?", ha chiesto, indicando poi i suoi spunti di riflessione.

Oltre all'"imperativo di rinunciare alla guerra come mezzo per risolvere i conflitti e stabilire la giustizia", nel suo incontro nella Sala Clementina con il Network internazionale dei parlamentari cattolici, il Papa ha indicato "il bisogno di perseveranza e pazienza, la proverbiale 'virtù dei forti', nel perseguire la via della pace, in ogni occasione opportuna e inopportuna, attraverso la negoziazione, la mediazione e l'arbitrato".

"Il dialogo […] dev'essere l'anima della Comunità internazionale" (Discorso al Corpo Diplomatico, 8 gennaio 2024), ha affermato, "facilitato da una rinnovata fiducia nelle strutture della cooperazione internazionale". "Nonostante la loro efficacia, comprovata nel corso degli anni, nel promuovere sforzi globali per la pace e per il rispetto del diritto internazionale, queste strutture hanno continuamente bisogno di riforma e di rinnovamento per adattarsi alle circostanze attuali", ha comunque affermato Francesco.

In proposito, "una particolare attenzione va posta nel sostenere il diritto umanitario internazionale e nel fornirlo di basi giuridiche sempre più solide". "Ciò naturalmente richiede di lavorare per una distribuzione sempre più equa dei beni della terra - ha aggiunto il Pontefice -, assicurando lo sviluppo integrale delle persone e dei popoli, e superando così le scandalose disuguaglianze e ingiustizie che alimentano conflitti a lungo termine e generano ulteriori torti e atti di violenza in tutto il mondo".

"Come cristiani - ha detto ancora -, riconosciamo che le radici del conflitto, della frammentazione e della disgregazione della società vanno ricercate, in ultima analisi, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, in un conflitto più profondo, presente nel cuore dell'uomo (cfr Cost. past. Gaudium et spes, 10)". "A volte i conflitti possono essere inevitabili - ha quindi concluso -, ma sarà possibile risolverli con frutto solo in uno spirito di dialogo e di sensibilità nei confronti degli altri e delle loro ragioni, e in un comune impegno per la giustizia nel perseguimento del bene comune".

"In Europa l'onda populista fa venir meno l'attenzione ai più deboli"

Intanto, in un Messaggio inviato ai partecipanti al Forum Europeo Alpbach (17-30 agosto), il Papa evidenzia che "attualmente, stiamo vivendo in Europa un tempo di crisi, che come ogni crisi porta con sé pericoli e opportunità; un tempo in cui vari movimenti populisti godono di grande popolarità. Le ragioni di ciò risiedono principalmente in fattori economici e politici. Vediamo pertanto che in Europa, in seguito a questa 'onda' populista, alcuni ideali sono svaniti e qualche principio, relativo al comportamento nei confronti dei membri più deboli della società, è stato messo in secondo piano".

"Quando penso all'Europa, penso innanzitutto al continente dei diritti umani. Per lo più, gli importanti diritti umani universali hanno ricevuto qui il loro sviluppo", sottolinea il Pontefice, secondo cui "questi ideali e principi, tra i quali meritano speciale rilievo quelli della dignità umana e della fraternità, sono sempre stati connessi alla matrice del Vangelo".

Secondo Francesco, "oggi il contesto culturale è mutato, e la Chiesa è chiamata a vivere all'interno di una società secolarizzata; questo non deve meravigliare né spaventare, perché sappiamo bene che Dio è presente anche lì". Piuttosto, "con rinnovate motivazioni, ci sforziamo, in quanto cristiani, di apportare la ricchezza della dottrina sociale cattolica con la sua pretesa di universalità".

"Anche l'Unione Europea, fin dalla sua fondazione, ha dei tratti universalistici, ed è auspicabile che non li perda - aggiunge -. In questo senso, è particolarmente importante l'aspetto della fraternità. Ne deriva quindi che le società in Europa sono chiamate a trovare modi e mezzi per ridurre la polarizzazione al loro interno e per rimanere aperte verso il mondo che le circonda".

[Photo Credits: Vatican Media]