Il Vaticano tesse la pace, Vance e Zelensky da Leone XIV

In 250 mila alla messa inaugurale. Possibili incontri diplomatici.
CITTÀ DEL VATICANO, 17 MAG – Come già tre settimane or sono al funerale di papa Francesco, anche domani ci sarà il mondo alla messa di inizio pontificato di Leone XIV in Piazza San Pietro, con 156 delegazioni ufficiali costellate di capi di Stato e di governo, sovrani regnanti e principi ereditari. E come in quell’occasione l’immagine che fece il giro del mondo fu il faccia a faccia nella Basilica vaticana di Donald Trump e Volodymyr Zelensky, anche stavolta Oltretevere si coltiva la speranza che eventuali incontri fra capi-delegazione possano servire a far fare passi avanti alla pace. E c’è tutta l’intenzione di facilitarli.
La contemporanea presenza, domani, del vice presidente J.D. Vance a capo della rappresentanza Usa e di Zelensky offre la possibilità, non solo di un “secondo round” dell’iconico colloquio con Trump del 26 aprile nello scenario di San Pietro, ma anche di un’integrazione e sviluppo del deludente vertice in Turchia, disertato da Vladimir Putin e che lo stesso segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha definito dall’esito “tragico”. In sostanza un’occasione persa. E sempre Parolin, per quanto riguarda l’Ucraina, non ha mancato in questi giorni di ribadire la volontà di “mettere a disposizione il Vaticano” per incontri diretti tra le parti, o comunque per momenti facilitatori di negoziati.
E domani potrebbe esserci l’occasione, con una diplomazia vaticana sempre pronta a fare la sua parte. D’altronde, tra i presupposti espressi da Papa Leone in questo suo avvio di pontificato, spiccano quelli della pace, del dialogo, del “costruire ponti”. “Farò ogni sforzo per la pace. Dialoghiamo, negoziamo: la guerra non è mai inevitabile”, ha detto due giorni fa incontrando in Sala Nervi i rappresentanti delle Chiese orientali. Il Vaticano, vista domani l’assenza di Trump, non ha nascosto che si stesse lavorando a un faccia a faccia tra il Pontefice e il vice presidente cattolico J.D. Vance. Il segretario di Stato Marco Rubio, prima di un incontro con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, si è detto grato alla Santa Sede “per gli sforzi di lunga data sugli scambi di prigionieri e l’impegno nell’aiutare i bimbi ucraini a tornare a casa”.
Riguardo a Zelensky, anche da Kiev si è per ora più abbottonati su eventuali preparativi. Ma il presidente ucraino, a margine della messa, sarebbe disponibile incontrare “ogni altro leader mondiale” presente per tenere “colloqui”, ha riferito il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak. Le condizioni per discutere, dunque ci sono, per quanto a rappresentare la Russia, come già avvenuto per i funerali di Francesco, ci sia solo la ministra della Cultura Olga Liubimova.
Alla grande messa inaugurale di domani sono attesi 250 mila fedeli, tra cui i 100 mila partecipanti al Giubileo delle Confraternite. La delegazione italiana vedrà nella prima fila il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Accanto siederanno le delegazioni peruviana e statunitense, le due nazioni di cui Robert Francis Prevost ha la cittadinanza.
La celebrazione, con la quale il Papa eletto inizia ufficialmente il suo ministero, sottolinea in particolare la dimensione “petrina” di Pastore della Chiesa cattolica. Viene, perciò rimarcata la valenza specifica che assumono le abituali insegne episcopali: il Pallio e l’Anello.
Nei riti di introduzione, Il nuovo Romano Pontefice scende con i Patriarchi delle Chiese Orientali al Sepolcro di San Pietro e vi sosta in preghiera. Dopo la proclamazione del Vangelo, in latino e greco, si avvicinano al Pontefice tre cardinali dei tre Ordini (diaconi, presbiteri e vescovi) e di continenti diversi, per imporgli il Pallio e consegnargli l’Anello del Pescatore. Nell’occasione saranno il card. Mamberti per il Pallio, il card. Ambongo per l’Orazione e il card. Tagle per l’Anello del Pescatore.
Il Pallio, antichissima insegna episcopale confezionata con lana di agnelli, richiama il Buon Pastore che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita. L’Anello, su cui è raffigurata l’immagine di San Pietro con le chiavi e la rete, viene detto “del Pescatore” perché Pietro è l’Apostolo pescatore che, avendo avuto fede nella parola di Gesù, dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa. Ha il significato particolare dell’anello che autentica la fede e indica il compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli, compito che dunque è trasmesso anche a papa Leone XIV.
Tra i momenti particolari della complessa liturgia, il “rito dell’obbedienza”: domani ci sarà anche una suora superiora, Sr. Oonah O’Shea, eletta appena tre giorni fa nuova presidente dell’Unione internazionale delle Superiore generali, tra i 12 rappresentanti del popolo di Dio che professeranno l'”obbedienza” al nuovo Papa. A rappresentare la comunità dei fedeli nel rito dell’obbedienza saranno tre cardinali (Leo, Spengler e Ribat), un vescovo, un presbitero, un diacono, due religiosi (oltre a Sr. O’Shea, padre Arturo Sosa, presidente dell’Unione superiori generali), una coppia di sposi e due giovani. Alla messa di “intronizzazione” di Francesco nel 2013, furono sei i cardinali a rappresentare l’intero Sacro Collegio in tale parte del rito.
[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’ANSA; Foto: Vatican News]