La Santa Sede, "nessuna guerra vale la perdita anche di una sola vita. Per costruire la pace uscire dalla logica della legittimità della guerra"

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CITTÀ DEL VATICANO, 08 APR - "Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l'avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all'altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni".

La Dichiarazione dell'ex Sant'Uffizio 'Dignitas infinita' circa la dignità umana, pubblicata oggi, a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernandez e del segretario per la Sezione dottrinale mons. Armando Matteo, mutua le parole di papa Francesco per affermare che "un'altra tragedia che nega la dignità umana è il portarsi della guerra, oggi come in ogni tempo: 'guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali e religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana […] vanno 'moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una 'terza guerra mondiale a pezzi'". Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra attacca la dignità umana a breve e a lungo termine: "pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una 'sconfitta dell'umanità'".

Tutte le guerre, per il solo fatto di contraddire la dignità umana, sono "conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno". Questo risulta ancora più grave nel nostro tempo, quando è diventato normale che, al di fuori del campo di battaglia, muoiano tanti civili innocenti. Di conseguenza, anche oggi la Chiesa non può che fare sue le parole dei Pontefici, ripetendo con san Paolo VI: "jamais plus la guerre, jamais plus la guerre!", e chiedendo, insieme a san Giovanni Paolo II, "a tutti nel nome di Dio e nel nome dell'uomo: Non uccidete! Non preparate agli uomini distruzioni e sterminio! Pensate ai vostri fratelli che soffrono fame e miseria! Rispettate la dignità e la libertà di ciascuno!".

Proprio nel nostro tempo questo è il grido della Chiesa e di tutta l'umanità. Papa Francesco sottolinea, infine, che "non possiamo più pensare alla guerra come soluzione. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile 'guerra giusta'. Mai più la guerra!". Poiché l'umanità ricade spesso negli stessi errori del passato, "per costruire la pace è necessario uscire dalla logica della legittimità della guerra".

L'intima relazione che esiste tra fede e dignità umana rende infine contradittorio che la guerra sia fondata su convinzioni religiose: "coloro che invocano il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra non seguono la via di Dio: la guerra in nome della religione è una guerra contro la religione stessa".

"La povertà estrema nega la dignità di tanti esseri umani. Scandalo disuguaglianze"

"Uno dei fenomeni che contribuiscono considerevolmente a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all'ineguale distribuzione della ricchezza", afferma la Dichiarazione del Dicastero vaticano per la Dottrina della fede 'Dignitas infinita' circa la dignità umana.

Come già sottolineato da san Giovanni Paolo II, "una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti quelli che non possiedono quasi nulla. È l'ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti".

Inoltre, secondo l'ex Sant'Uffizio, sarebbe illusorio fare una distinzione sommaria tra "Paesi ricchi" e "Paesi poveri": già Benedetto XVI riconosceva, infatti, che "cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante. Continua 'lo scandalo di disuguaglianze clamorose'", dove la dignità dei poveri viene doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse a disposizione per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l'indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro.

Con Papa Francesco si deve pertanto concludere che "è aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così ciò che accade è che 'nascono nuove povertà'. Quando si dice che il mondo moderno ha ridotto la povertà, lo si fa misurandola con criteri di altre epoche non paragonabili con la realtà attuale". Di conseguenza, la povertà si diffonde "in molti modi, come nell'ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha come effetto diretto di allargare i confini della povertà".

Tra questi "effetti distruttori dell'Impero del denaro", si deve riconoscere che "non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro". Se alcuni sono nati in un Paese o in una famiglia dove hanno meno possibilità di sviluppo, bisogna riconoscere che ciò è in contrasto con la loro dignità, che è esattamente la stessa di quelli che sono nati in una famiglia o in un Paese ricco. Tutti siamo responsabili, sebbene in diversi gradi, di questa palese iniquità

"I diritti inalienabili dei migranti. La tratta crimine contro l'umanità"

"I migranti sono tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà. Non solo la loro dignità viene negata nei loro Paesi, quanto la loro stessa vita è messa a rischio perché non hanno più i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi", dice la Dichiarazione dell'ex Sant'Uffizio 'Dignitas infinita' circa la dignità umana. Una volta poi che sono arrivati in Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, "vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona […] Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani".

È pertanto sempre urgente ricordare che "ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione". La loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere "l'inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell'origine, del colore o della religione".

La tratta delle persone umane deve anch'essa venire annoverata quale violazione grave della dignità umana. Non costituisce una novità, ma il suo sviluppo assume dimensioni tragiche che sono sotto gli occhi di tutti, ragione per cui Papa Francesco l'ha denunciata in termini particolarmente forti: "ribadisco che la 'tratta delle persone' è un'attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate! Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a sé stessi e davanti a Dio!".

Per tali motivi, la Chiesa e l'umanità non devono rinunciare a lottare contro fenomeni quali "commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato". Di fronte a forme così diverse e brutali di negazione della dignità umana, è necessario essere sempre più consapevoli che "la tratta delle persone è un crimine contro l'umanità". Nega in sostanza la dignità umana in almeno due modi: "la tratta, infatti, deturpa l'umanità della vittima, offendendo la sua libertà e dignità. Ma, al tempo stesso, essa disumanizza chi la compie".

(Photo Credits: Katolisch.de)