LA STORIA / "Io ex fabbricante di armi, ora impegnato nelle attività di sminamento"

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Fontana, "a salvarmi e spingermi a cambiare vita fu don Tonino Bello".

"Quando ero un fabbricante di armi pensavo che la guerra fosse connaturata con l’animo umano. Messaggi rivolti alla responsabilità ed alla solidarietà meritavano una scrollata di spalle se non qualche commento ironico". Inizia così il racconto dell'ingegner Vito Alfieri Fontana, durante la conferenza stampa in Vaticano sul Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale 2025.

Nato a Bari l’11 maggio 1951, Fontana si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica presso l’Università degli Studi di Bari. Dal 1977 al 1987 è stato dirigente della società “Tecnovar Italiana”, operante nello stampaggio di particolari in plastica per il settore militare e per quello civile, nell’impiantistica elettrica industriale e nella produzione di mine anticarro, antipersona, bombe a mano. Dal 1987 al 1993 è stato Dirigente presso la società “ASA – attrezzature stampi automatismi” operante nel settore della meccanica di precisione (Gruppo Tecnovar). Dopo una conversione personale, nel 1993 ha deciso di lasciare il lavoro nella produzione di armi e ha aderito alla “Campagna internazionale per la messa al bando delle mine” iniziando il suo impegno in progetti umanitari.

"Chi lavora nel settore degli armamenti si dà da fare ad offrire ai clienti prodotti che assicurano soluzioni rapide ed efficaci per affrontare una guerra - rileva Fontana -. E ci sono clienti che ci credono o fingono di crederci. L’importante è che venditore e compratore facciano un buon affare". "Le guerre invece si immergono rapidamente nel fango delle trincee e durano anni - ricorda -. Magari il trucco è tutto lì per continuare all’infinito le forniture e moltiplicare i prezzi 'sennò il fronte crolla'".

"La vita insomma non era male, i problemi morali si affacciavano e sparivano pensando che, se non avessi fabbricato io le mine antiuomo, l’avrebbe fatto qualcun altro - racconta -. Le tensioni internazionali mantenevano stabile il lavoro e per una guerra fredda che finiva ne arrivava un’altra in Medio Oriente e via così… Poi qualcosa inceppa il meccanismo: le domande dei figli che ti chiedono cosa fai e perché lo fai, la pressione di un’opinione pubblica che scopre il problema dell’uso delle mine antiuomo, l’invito al dialogo del Venerabile Don Tonino Bello che chiedeva di pensare alla mia vita se non a cambiarla".

"La vita l’ho cambiata però cercando di porre un minimo rimedio al 'prima' - spiega Fontana -. Quello che per me era normale era diventato un peso. Esci da una bolla privilegiata in cui vive quell’uno per cento di popolazione che produce, controlla e distribuisce armi ed entri in un mondo che non ti aspetti. Un mondo dove miliardi di persone vogliono e sperano di vivere e convivere in pace. Ma, come dice il Santo Padre, la coscienza di pace della gente comune viene lacerata dalla menzogna, dall’inutile disuguaglianza, dalla paura, dalla mancanza di sostentamento facendo il gioco dell’esigua minoranza che gestisce ed alimenta per i propri scopi i conflitti di ogni tipo".

"Dopo avere lavorato nello sminamento più di quindici anni passati nei Balcani, dopo la sanguinosa guerra degli anni ’90 del secolo scorso, posso dire che poche volte io ed i miei colleghi siamo stati ringraziati - ricorda ancora -. Chi è toccato dalla guerra o da qualsiasi altra disgrazia che gli ha devastato la vita, intendendo terra, lavoro, famiglia non pensa di ricevere un aiuto anche se fraterno ma pretende invece un risarcimento per il dolore inutile dal quale è stato schiacciato".

"Finito il lavoro di bonifica, la gente si è rimessa a lavorare senza inutili chiacchiere - racconta -. Al massimo, come succedeva in Kossovo, ti chiedevano travi di legno, mattoni e tegole per ricostruire le case e se la sarebbero vista loro".

Fontana sottolinea più volte che le mine sono un'arma che dal punto di vista bellico "non serve niente, serve solo alla vendetta". In altre parole, le forze militari che abbandonano un territorio e si ritirano, lasciano quelle aree minate affinché chi ci ritorna salti per aria. Una rivalsa crudele, e soprattutto inutile. "Muore una persona, ne muoiono dieci, cento, mille, ma dal punto di vista militare non serve a nulla".

Anche "la grande guerra d’Oriente ora richiede la posa di campi minati che avranno poco effetto da un punto di vista militare ma rappresenteranno una futura vendetta per chi cercherà di ritornare nelle proprie case o cercherà di occupare quelle abbandonate da chi è scappato".

"Che debiti possono avere verso il resto del mondo delle popolazioni colpite da guerre, carestia e sfruttamento? - conclude Fontana - Credo che dobbiamo pensare come il Santo Padre e sentirci noi debitori".

Nella sua 'seconda vita', di impegno nei progetti umanitari, l'ing. Fontana in particolare ha ricoperto i seguenti incarichi: • 1994-1997: Consulente tecnico della ICBL “International Campaign to Ban Landmines”. • 1999-2001: Project manager in programmi di bonifica di ordigni esplosivi in Kosovo per l’organizzazione umanitaria italiana “Intersos”. In particolare: bonifica di edifici, di campi minati, ricerca, distruzione di ordigni inesplosi e coinvolgimento delle comunità locali nell’educazione al rischio mine e ordigni esplosivi. • 2000-2001: Esperto valutatore nominato dalla Commissione Europea per la valutazione di progetti di sistemi innovativi di detenzione di mine, finanziati dalla Comunità Europea. • 2001: Project manager in Jugoslavia, per conto di “Intersos”, per verifica e valutazione di danni da bombardamenti e valutazione dei relativi progetti di bonifica e recupero produttivo. • 2002 – 2005: Direttore di progetti bonifica da mine e ordigni esplosivi, di recupero produttivo delle aree bonificate ed educazione al rischio mine in Bosnia Erzegovina (per conto di “Intersos”) • 2006: Capo Missione in Bosnia Erzegovina per dirigere e supervisionare i programmi di assistenza allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e di bonifica e recupero di aree minate (per conto di “Intersos”) • 2007 – 2017: Coordinatore di progetti di bonifica di mine e di educazione al rischio mine presso l’UTL-Unità Tecnica Locale dell’Ambasciata Italiana a Sarajevo, Bosnia Erzegovina.

[Foto: Vatican News]