Lampedusa, naufragio del 13 agosto: Bernardini (Mh/Fcei), “senza vie legali, altre vite si perderanno”

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Roma – “C’è chi ha perso una sorella, chi un figlio piccolo, chi il marito. Non sono tragedie, ma morti annunciate”. Con queste parole Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope (MH), programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), commenta il naufragio avvenuto il 13 agosto nelle acque vicino Lampedusa, dove si contano oltre 25 morti accertati e decine di dispersi.

La barca, partita dalla Libia due giorni prima, si è ribaltata poco distante dall’isola. I racconti dei superstiti parlano di famiglie spezzate: una madre e un padre che hanno perso una bambina di un anno e mezzo, una giovane che ha perso la sorella minore, altri che hanno visto sparire in mare mariti, mogli, figli.

La FCEI è presente tutto l’anno a Lampedusa con un presidio costante, l’Osservatorio di MH. Negli ultimi giorni il molo Favaloro, punto di approdo e di prima assistenza, è stato luogo di dolore e confusione. “Le persone che arrivano sono quelle più fortunate – prosegue Bernardini – delle altre non sapremo mai nulla. La colpa di queste morti non può certo essere imputata a chi decide di partire, ma è una precisa responsabilità politica dei governi europei, che cercano di nascondere ciò che continua a succedere o di spostare il problema altrove. Il risultato è quello che vediamo: le persone continuano a morire nel Mediterraneo”.

Francesca Saccomandi, operatrice di MH presente al molo, conferma la gravità della situazione e di quanto accaduto: “Le persone che abbiamo incontrato dopo il naufragio erano in stato di shock e in condizioni di salute precarie. Alcune persone sono state portate al poliambulatorio perché avevano bevuto molta acqua salata nel tentativo di salvarsi”. A proposito delle oltre 25 vittime, Saccomandi afferma che “queste sono morti annunciate, conseguenza delle politiche di respingimento che Europa e Italia portano avanti da troppo tempo. Senza vie di accesso legali per tutti e tutte, sono storie tragiche che continueranno a ripetersi”.

Da 11 anni Mediterranean Hope opera a Lampedusa con un Osservatorio sulle migrazioni nel Mediterraneo, raccogliendo dati e testimonianze sugli sbarchi e offrendo supporto ai naufraghi. Oltre all’attività sull’isola, MH promuove progetti per la tutela della dignità delle persone rifugiate e migranti: i Corridoi umanitari e altre vie legali di accesso sicuro in Italia e in Europa, il sostegno lungo la rotta balcanica, iniziative contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli e interventi di accoglienza diffusa.

[Fonte: Nev.it-Notizie evangeliche; Foto: FCEI/MH]