L’INTERVENTO / Migranti e rifugiati: Jrs, “la dignità umana non è negoziabile”. Il caso USAid

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Di Michael Schöpf SJ, direttore internazionale del Jesuit Refugee Service–JRS, da Migranti Press 3 2025

La decisione del governo degli Stati Uniti di congelare gli aiuti esteri ha scosso profondamente il mondo umanitario, mettendo a rischio non solo servizi essenziali, ma anche la resilienza a lungo termine delle comunità più vulnerabili.

Lo scorso 24 gennaio, anche noi del Jesuit Refugee Service (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) abbiamo ricevuto una comunicazione ufficiale in cui ci veniva chiesto di interrompere immediatamente progetti di assistenza consolidati, che raggiungono oltre 100.000 rifugiati e sfollati in nove Paesi. Parliamo, ad esempio, del supporto psicosociale per membri della comunità yazidi in Iraq, sopravvissuti al genocidio del 2014 per mano dello Stato islamico; di attività di protezione dell’infanzia rivolte ai minori non accompagnati in Etiopia; di un progetto in India per rifugiati dal Myanmar, che prevede aiuti d’emergenza, servizi psicosociali e per la salute mentale.

L’amministrazione Trump ha escluso dal blocco solo le attività considerate “salva vita” in senso molto restrittivo: cibo, acqua e alcuni medicinali. Ma cosa significa davvero “salva vita”?

Uno dei nostri programmi più colpiti è il progetto educativo nell’est del Ciad, regione segnata da instabilità e povertà cronica. Qui il blocco dei fondi minaccia il sostentamento di 450 insegnanti e rischia di costringere decine  di migliaia di studenti ad abbandonare la scuola, aumentandone significativamente il rischio di diventare vittime di trafficanti o di sfruttamento. Il congelamento ha colpito anche il supporto alla salute mentale per 500 studenti e le attività di sostentamento per le famiglie, rendendo ancora più difficile spezzare il ciclo della marginalizzazione.

Possiamo davvero ridurre la sopravvivenza al solo accesso a cibo e acqua? Per noi, anche l’istruzione e il supporto alla salute mentale, che aiutano a curare i traumi e ricostruire il futuro, sono essenziali per vi- vere con dignità e sono spesso salva vita.

Eppure, viste le dichiarazioni di disimpegno da parte di un numero crescente di governi, la politica sarà sempre meno incline a finanziare attività di questo tipo. Stiamo già osservando  un  drammatico incremento della vulnerabilità di un numero incredibile di persone, costrette a pagare il prezzo di tali decisioni. Inoltre, la progressiva riduzione di risorse e opportunità non farà che acuire le tensioni, sia tra i rifugiati che tra le comunità locali. Altrettanto preoccupante è la crescente tendenza all’abbandono della cooperazione multilaterale, un pilastro fondamentale degli aiuti umanitari globali.

Il progressivo smantellamento di un sistema basato sulla solidarietà e su valori condivisi sta portando a un mondo frammentato, dove prevale la logica della forza. La politica tende sempre più a ridursi alla tutela del proprio tornaconto a scapito dell’impegno per il bene comune. Lo vediamo nell’ormai diffusa narrazione di odio e divisione che va ben oltre le semplici misure amministrative, nelle politiche migratorie e di accoglienza sempre più restrittive, nell’isolamento di governi autocratici che stringono accordi esclusivamente tra simili.

Stiamo assistendo a un passaggio verso un nuovo ordine globale, in cui le relazioni transazionali e l’interesse nazionale avranno la precedenza sulla dignità umana. A mio avviso, è questo l’aspetto più preoccupante di tutti: se non ci sono relazioni basate sul riconoscimento dell’altro e sulla pari dignità di ogni individuo, la strada verso il conflitto e la violenza è inevitabile.

Come JRS, sosteniamo le parole di papa Francesco nella lettera indirizzata ai vescovi degli Stati Uniti il 10 febbraio 2025: “Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male”. È necessario riscoprire il valore della solidarietà e del bene comune, riaffermando con decisione che la dignità umana non è negoziabile. Solo così potremo costruire un  futuro che non lasci indietro nessuno e che non apra un mondo di odio in cui tutti noi dobbiamo vivere.

[Fonte: Migranti Press; Foto: Migrantes Online/Jrs]