“L’Osservatore Romano quotidiano antisemita”: l’Ambasciata d’Israele all’attacco dell’informazione vaticana

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CITTA’ DEL VATICANO, 17 AGO – E’ stato in qualche modo – per quanto non esplicitato pubblicamente – l’incidente diplomatico di Ferragosto, e anche la palpabile volontà da parte vaticana di non sollevare polveroni con Israele non può sottacerne la gravità. Alla vigilia dell’Assunta, infatti, l’Ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Yaron Sideman, per rispondere a un articolo pubblicato una settimana prima sull’Osservatore Romano, ha fatto proprio e diffuso tramite X un articolo in cui il quotidiano della Santa Sede viene apertamente tacciato, e senza possibilità di appello, di “antisemitismo”.

Finora, complice anche il clima ferragostano, non ci sono state reazioni da parte della Santa Sede, tra l’altro a un attacco che coinvolge sia la Segreteria di Stato – al cui controllo sono demandati i contenuti dell’Osservatore Romano – sia ovviamente i media vaticani e il Dicastero della Comunicazione. Ma c’è già chi, sempre via social, come lo storico Matteo Luigi Napolitano, docente di di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Molise e Direttore Esecutivo del think-tank World Evolution Institute, fa sapere direttamente all’ambasciatore Sideman che la vicenda potrebbe costargli l’incarico.

Ma andiamo con ordine. Tutto comincia il 7 agosto scorso, quando sull’Osservatore Romano compare l’articolo dal titolo “Leggere la Bibbia dopo la distruzione di Gaza”, a firma del teologo e biblista padre David Neuhaus, gesuita tedesco-israeliano nato in Sudafrica da genitori ebrei, già vicario patriarcale per i cattolici di lingua ebraica presso il Patriarcato Latino di Gerusalemme.

L’articolo viene definito dallo stesso prof. Napolitano in un post su Facebook “una profonda, lucida e pacata riflessione spirituale su ciò che sta accadendo, alla luce delle Scritture. L’articolo è guidato da un semplice principio, impossibile da non condividere: ‘La Parola di Dio non può essere usata per giustificare guerre e occupazioni'”.

Sta di fatto che, a una settimana di distanza, compare invece su X un post dell’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede in cui si dice testualmente che “l’ambasciatore Yaron Sideman risponde all’articolo di Padre Neuhaus sull’Osservatore Romano della scorsa settimana”, e per farlo allega a sua volta un articolo di Jules Gomes, un giornalista operativo a Roma con un dottorato in studi biblici, pubblicato sul Middle East Forum Observer e intitolato in inglese: “Il quotidiano vaticano accusa i leader israeliani di aver usato la Bibbia come arma per distruggere Gaza. Studiosi biblici ed esperti di Israele attaccano un sacerdote cattolico per aver distorto la storia”.

Ciò che sorprende di più, comunque, è proprio il lead dell’articolo, che recita senza mezzi termini: “Il quotidiano del Vaticano, noto per il suo antisemitismo…”. Evidentemente un giudizio che, anche se per interposta persona, l’ambasciatore di Israele non si è peritato di fare proprio e diffondere a suo nome.

Il prof. Napolitano, primo ad accendere i riflettori via social sulla controversia, il 14 agosto ha voluto rispondere su X al post dell’ambasciatore con toni molto severi: “Può Lei dire che l’Osservatore Romano è un giornale antisemita senza rischiare di diventare ‘persona non grata’?”. Lo storico, che oltre a essere collaboratore del quotidiano ha avuto anche incarichi in Vaticano (è stato tra l’altro l’unico italiano nella delegazione internazionale delle Nazioni Unite incaricata di trattare il rapporto tra Vaticano e Shoah, ed è delegato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche presso l’International Committee for the History of the Second World War), ha scritto ancora: “Al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede si richiede uno standing molto diverso da quello di cui oggi ha dato prova l’ambasciatore Yaron Sideman”.

Secondo Napolitano, “se un ambasciatore in carica, nel pieno esercizio delle sue funzioni, pubblicamente avalla l’opinione secondo cui il quotidiano della Santa Sede, il giornale del Papa, ossia del Capo di Stato presso cui egli è accreditato, è un giornale notoriamente antisemita (‘known for antisemitism’), l’unica conclusione che quell’ambasciatore può trarre è di cessare immediatamente di esercitare le sue funzioni diplomatiche presso la Santa Sede e chiedere il richiamo in patria, anche per non rischiare di essere dichiarato dalla Segreteria di Stato vaticana come ‘persona non grata’, ai sensi della Convenzione sulle relazioni diplomatiche adottata a Vienna il 18 aprile 1961”.

Il post dell’ambasciatore figura tuttora sul profilo della rappresentanza diplomatica israeliana, e non si registrano reazioni alla questione posta da Napolitano. Il quale, interpellato da Tra Cielo e Terra, aggiunge: “L’incidente diplomatico, anche se formalmente non tale o non ancora tale, è palese, essendosi manifestato via social; in Segreteria di Stato sicuramente hanno visto il post dell’ambasciatore, e lo stesso vale per il Dicastero della Comunicazione, a cui l’Osservatore Romano è collegato”.

“Ci sono cose che un ambasciatore non può dire impunemente, proprio per il ruolo che ricopre – incalza il docente -. Il fatto è molto grave: dire che l’Osservatore Romano sia antisemita non è assolutamente accettabile. Per la casistica degli incidenti diplomatici è chiaro che, in base all’art. 9 della Convenzione di Vienna del 1961, per una cosa del genere un ambasciatore potrebbe perdere il suo stato”.

Si vedrà come la vicenda andrà a finire e se rimarrà solo un temporale estivo. Certo è che, ancora una volta, i rapporti tra Israele e Vaticano puntano decisamente verso il basso.

[Foto: Cattolicanews.it]