Migranti: via libera dal governo al nuovo Decreto flussi

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L’esecutivo ha approvato il nuovo decreto flussi per il triennio 2026-2028, prevedendo quasi 500mila ingressi di lavoratori non comunitari. Obiettivo: sostenere l’economia, contrastare l’irregolarità e rispondere alle esigenze delle imprese. Critiche sul sistema del click day e dubbi sui tempi per rendere operativi i permessi. Il resoconto di Stefano De Martis per il Sir.

Sono circa mezzo milione gli ingressi di lavoratori non comunitari autorizzati dal governo per il triennio 2026-2028, ben più dei 450 mila della volta precedente. Il Consiglio dei ministri ha infatti licenziato il nuovo decreto sui flussi che ha l’obiettivo – spiega il comunicato di Palazzo Chigi – di “consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile”. La nota afferma inoltre che “con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento per il contrasto a fenomeni di irregolarità nell’ingresso e permanenza nel nostro Paese, nella lotta contro il lavoro sommerso e allo sfruttamento dei lavoratori”.

Il decreto – per la precisione si tratta di un provvedimento del presidente del Consiglio dei ministri, un dpcm – prevede 497.550 ingressi, di cui 230.550 per lavoro non stagionale subordinato e autonomo e 267.000 per lavoro stagionale in ambito agricolo e turistico. Secondo il comunicato del governo “le quote sono state determinate tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle parti sociali e delle domande di nulla osta al lavoro effettivamente presentate negli anni scorsi, con l’obiettivo di una programmazione che recepisca le esigenze delle imprese e che sia anche realistica”. In effetti i commenti delle associazioni di categoria sono positivi per quanto riguarda i numeri globali dell’operazione. Restano invece forti dubbi sui tempi e sulle procedure concrete. Nel 2024 solo il 7,8% delle quote ha dato luogo a permessi di soggiorno e impieghi regolari, stimano i soggetti della campagna “Ero straniero”.

Storicamente oggetto di critiche è anche il meccanismo del click day (previsto il 16 o il 18 febbraio in base alle diverse categorie) che dovrebbe essere superato da un sistema che consenta di presentare richieste tutto l’anno. Sul punto Palazzo Chigi prende tempo, conferma “la volontà di incentivare gli ingressi fuori quota” e per il click day in particolare parla della “prospettiva di un ridimensionamento” che potrà avvenire “seguendo un percorso graduale, che riguardi anzitutto i profili professionali più ricercati dai datori di lavoro e che potenzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine”. Restano tutti da sciogliere i nodi di fondo della politica migratoria del governo, che da un lato non può non prendere atto delle necessità dal nostro sistema economico e dall’altro enfatizza le esigenze securitarie anche a costo di entrare in rotta di collisione con i principi del nostro ordinamento, come il recente contrasto con la Cassazione ha messo in luce.

Acli, “finalmente si riconosce il bisogno di lavoratori migranti, ma serve una gestione più seria e rispettosa delle persone”

Le ACLI accolgono con attenzione l’approvazione del nuovo Decreto Flussi 2025, che prevede circa 500 mila ingressi di lavoratori stranieri tra il 2026 e il 2028, tra stagionali, non stagionali, colf e badanti, per rispondere alle esigenze strutturali del mercato del lavoro italiano.

«È un fatto evidente: l’Italia ha bisogno dei migranti. Lo riconosce anche il Governo, nonostante anni di retorica emergenziale e restrittiva», dichiara Gianluca Mastrovito, delegato nazionale per l’immigrazione e l’accoglienza delle Acli. «Mentre nel dibattito pubblico si alimentano allarmismi e luoghi comuni, la realtà ci dice che migliaia di persone straniere reggono settori fondamentali della nostra economia: dall’agricoltura all’edilizia, dalla cura delle persone al turismo e alla logistica».

Le ACLI sottolineano però che non bastano le quote, servono politiche strutturate e lungimiranti: «Abbiamo sempre espresso le nostre perplessità sul sistema dei Decreti Flussi — prosegue Manfredonia — perché non è pianificato sui reali bisogni del Paese, non è trasparente, né efficiente. Spesso lascia lavoratori e imprese in balia di tempi incerti e procedure burocratiche complesse».

In Italia vivono oggi oltre 5,3 milioni di cittadini stranieri, pari all’8,8% della popolazione residente, che rappresentano il 10,5% della forza lavoro e contribuiscono al sistema previdenziale con oltre 15 miliardi di euro annui, partecipando alla produzione di circa il 9% del PIL nazionale.

«I migranti non sono solo braccia da utilizzare o numeri da contenere, ma persone, lavoratori, cittadini in attesa di riconoscimento. Serve una riforma profonda, che metta al centro ingressi regolari, stabili, trasparenti, che coinvolga i territori, le imprese sane e le parti sociali. Solo così — ha aggiunto Mastrovito,— potremo trasformare l’immigrazione in una risorsa per il futuro del Paese, nel rispetto della dignità e dei diritti di tutti».

Asl Mcl, “bene ampliamento ingressi. Serve strategia nazionale per favorire i corridoi lavorativi”

L’Associazione Lavoratori Stranieri del Movimento Cristiano Lavoratori (ALS MCL) accoglie con favore il nuovo DPCM approvato dal Consiglio dei Ministri, che autorizza l’ingresso in Italia di 497.550 lavoratori stranieri per il triennio 2026-2028, un numero in ulteriore crescita rispetto ai 450.000 ingressi già programmati per il triennio 2023-2025. Si tratta, complessivamente, di quasi un milione di lavoratori stranieri in sei anni: un dato storico che, per ALS MCL, non rappresenta una minaccia per il Paese, ma una risorsa indispensabile per le imprese e per l’economia italiana.

«Valutiamo con favore – dichiara Alfonso Luzzi, presidente generale MCL – l’introduzione del principio della ripartizione territoriale delle quote, in ambito provinciale, che sarà affidata al Ministero del Lavoro entro dieci giorni dal decorso dei termini di presentazione delle istanze. Positiva appare anche la presa di coscienza da parte del Governo sulla necessità di superare il meccanismo del Click Day, seppur con un percorso di gradualità rispetto al quale è forse richiesto maggiore coraggio. Infatti, il Click Day, vincola gli ingressi a una finestra temporale molto limitata, trasformando la procedura in una vera e propria corsa al click, penalizzando lavoratori e imprese meritevoli. È tempo di un cambio di passo deciso, poiché l’ingresso dei lavoratori stranieri non può più essere regolato da logiche impersonali, ma deve basarsi su criteri di merito, qualità delle candidature e reale rispondenza ai bisogni del tessuto produttivo».

ALS MCL condivide l’orientamento espresso dal Governo, nella relazione illustrativa del decreto volto a privilegiare gli ingressi fuori quota, a partire dal rafforzamento della formazione nei Paesi di origine. Tuttavia, il presidente ALS MCL, Paolo Ragusa, dichiara: «fondamentale sottolineare come, ad oggi, nel nostro Paese la formazione professionale e civico-linguistica dei lavoratori stranieri sia affidata quasi esclusivamente all’iniziativa delle singole organizzazioni private. È necessario ricondurre queste attività a una logica di sistema, attraverso un investimento strutturale che attivi anche risorse pubbliche. A tal fine, si propone l’istituzione di una cabina di regia nazionale che metta in campo un pensiero strategico sui “corridoi lavorativi”, capace di coordinare in modo efficace formazione, inserimento e sviluppo professionale dei lavoratori stranieri».

[Fonti: Sir, Acli Asl Mcl; Foto: Collettiva]