Mons. Gallagher, "per Gaza negoziato il prima possibile". "Sia a Russia che a Ucraina sarebbe gradita una visita del Papa"

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CITTÀ DEL VATICANO, 22 DIC - "Siamo stati testimoni delle terribili atrocità del 7 ottobre, per le quali non c'è alcuna giustificazione, però abbiamo assistito anche a quello che è successo dopo. È necessario un negoziato prima possibile. Auspichiamo che questa guerra non dia origine ad altri conflitti religiosi e non si estenda ad altre parti del mondo". Lo sottolinea l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, in una intervista esclusiva che sarà pubblicata domani dal settimanale diocesano Roma Sette, inserto di Avvenire. Il presule si sofferma sul conflitto in corso in Medio Oriente e sui temi più scottanti del panorama internazionale, dalla guerra in Ucraina alla crisi dell'Onu al ruolo della Cina.

In merito alla guerra in corso in Ucraina da quasi due anni, Gallagher esprime "profonda preoccupazione: è una fase di stallo mentre continuano ad esserci vittime da entrambe le parti. Noi restiamo disponibili a favorire una mediazione. Ciò che possiamo fare è aiutare sul piano umanitario. Continuiamo a usare i nostri buoni uffici per lo scambio di prigionieri e cercare di favorire il progetto di rimpatrio dei bambini ucraini. Dobbiamo ammettere che i risultati di questi sforzi sono modesti. Però continuiamo a lavorare".

Sull'eventualità di un viaggio di Papa Francesco, Gallagher afferma che "il Papa rimane molto disponibile ad andare sia in Ucraina che in Russia. Sarebbe indicativo di un passo avanti nella pacificazione. Purtroppo, non pensiamo che sarà immediato ma speriamo che si possa realizzare. È chiaro, dipende anche dalle parti in conflitto. Credo che una visita del Papa sarebbe gradita a entrambi".

L'arcivescovo sottolinea anche la "profonda crisi dell'Onu e degli organismi multilaterali. Molte agenzie Onu offrono un contributo importante nelle zone di guerra ma a livello politico e diplomatico la crisi è profonda. Serve una riforma, di cui si parla da anni, in particolare del Consiglio di sicurezza, e ora c'è maggiore convinzione. Forse si tratta di rafforzare il ruolo dell'Assemblea generale, di ampliare i membri non permanenti del Consiglio, e magari di cambiarne le regole. La Santa Sede ritiene che questi organismi debbano occuparsi molto di più di questioni centrali che interessano davvero l'umanità".

(Foto d'archivio)