"Non si può mai uccidere in nome di Dio". Lettera di papa Francesco al nunzio apostolico in Russia

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«Pace al posto della guerra, dialogo al posto del fragore delle armi, solidarietà al posto degli interessi di parte»: è quanto auspica papa Francesco nella Lettera inviata al nunzio apostolico nella Federazione Russa, l’arcivescovo Giovanni d’Aniello, richiamando l’urgenza di «ricostruire la pace» dopo oltre mille giorni di conflitto nella regione. «La sofferenza inflitta agli innocenti è una denuncia potente contro ogni forma di violenza», afferma Francesco. La lettera è stata pubblicata ieri dall'Osservatore Romano, mentre un'altra missiva, nella ricorrenza dei mille giorni di guerra, era stata inviata dal Papa il 19 novembre scorso al nunzio in Ucraina, mons, Visvaldas Kulbokas.

"All’approssimarsi del Natale, giorno in cui è apparso sulla terra il Figlio di Dio, il Principe della Pace, desidero condividere con te, quale mio rappresentante presso la Nazione Russa, la mia preghiera e il mio accorato appello affinché la pace regni tra i popoli e rinasca nei cuori di tutti gli uomini, amati dal Signore", così il Pontefice si rivolge a mons. D'Aniello.

"Da oltre mille giorni seguo con preoccupazione le notizie sulle sofferenze causate dal conflitto in codesta regione. La dolorosa e prolungata durata di questa guerra ci interpella con urgenza, richiamandoci al dovere di riflettere insieme su come alleviare le pene di chi ne è colpito e ricostruire la pace. Siamo tutti, infatti, legati da una responsabilità reciproca, nello spirito della vera fratellanza umana", prosegue.

"Non è forse questo che Dostoevskij ha espresso con straordinaria profondità nel dialogo tra Ivan e Alëša ne I fratelli Karamazov (Libro , Capitolo 4)? La sofferenza inflitta agli innocenti è una denuncia potente contro ogni forma di violenza. Per questo mi faccio interprete delle decine di migliaia di madri, padri e figli che piangono i propri cari caduti in guerra o sono angosciati per quelli dispersi, fatti prigionieri o feriti, siano essi militari o civili", sottolinea Francesco.

"Il loro grido si eleva a Dio, invocando pace al posto della guerra, dialogo al posto del fragore delle armi, solidarietà al posto degli interessi di parte, perché non si può mai uccidere in nome di Dio - aggiunge il Papa -. È un grido a cui mi unisco, con il cuore addolorato per le vite spezzate, le distruzioni e le sofferenze, e anche per la grave ferita inflitta alla famiglia umana da questa guerra. Confido che gli sforzi umanitari rivolti ai più vulnerabili possano aprire la strada a rinnovati sforzi diplomatici, necessari per fermare la progressione del confitto e per raggiungere la tanto attesa pace".

"In questo cammino comune, vorrei ricordare le parole di un saggio uomo di Dio, tanto caro al popolo russo, San Serafino di Sarov: “Acquisisci lo spirito di pace e migliaia intorno a te saranno salvati” («Стяжи дух мирен и тысячи вокруг тебя спасутся»). Attraverso di te, caro Fratello, desidero dunque indirizzare un fraterno invito a ogni persona di buona volontà ad unirsi nella preghiera a Dio, implorando il dono della pace, e nell’impegno di contribuire a questo nobile traguardo, per il bene dell’intera umanità", conclude.

[Fonte e Foto: L'Osservatore Romano]