Il nunzio, "la missione di Zuppi in Usa ha acceso la speranza". Intanto in Vaticano si lavora alla tappa in Cina

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CITTÀ DEL VATICANO, 21 LUG - Kiev, Mosca, Washington. La traiettoria della pace secondo il desiderio di papa Francesco e l'azione condotta in suo nome dal cardinale Matteo Zuppi. Dopo l'incontro fra il presidente statunitense Biden e l'inviato del Papa, e gli altri nella capitale americana, l'arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Usa, traccia un bilancio in un'intervista ai media vaticani.
Ma intanto, a quanto si apprende, in Vaticano è già in cantiere la prossima tappa della missione di Zuppi, che sarà in Cina. Al momento, non si conoscono ancora le date, né chi l'inviato papale incontrerà a Pechino. Ma il governo cinese avrebbe già dato disponibilità. E il focus dei colloqui sulla situazione in Ucraina dovrebbe riguardare sempre le questioni umanitarie.

"La mia prospettiva è quella del cardinale Zuppi e la sua missione, come noto, è cercare di offrire una prospettiva di pace dal punto di vista della Chiesa, un contributo della Chiesa cattolica, e del Santo Padre in particolare, alla soluzione di questa terribile realtà della guerra - spiega il nunzio a Washington -. Il cardinale è venuto qui per incontrare il presidente - è stato un incontro molto bello - ma anche alcuni parlamentari, in varie circostanze, per informarli anzitutto di quello che sta operando concretamente, di quello che sta facendo anche in Ucraina e in Russia, dei suoi vari incontri, e anche della volontà del Papa di contribuire, a suo modo, al perseguimento della pace".

Secondo mons. Pierre, "il presidente Biden ha ascoltato molto, ha anche espresso la sua soddisfazione per l'iniziativa del Papa, per l'iniziativa del cardinale, e abbiamo avuto un lungo scambio sul punto di vista del presidente e del Santo Padre sulla questione. Il cardinale Zuppi ha insistito molto sul fatto che noi vogliamo contribuire, ma non abbiamo le potenzialità per risolvere subito tutti i problemi. Conosciamo la loro complessità. Quindi ha insistito sulla dimensione umanitaria e sul desiderio del Santo Padre di contribuire in ogni modo possibile, ma in particolare, alla situazione dei bambini, i bambini che dall'Ucraina sono stati portati in Russia".

"Il cardinale - sottolinea ancora il nunzio negli Usa - ha detto al presidente che il lavoro è solo all'inizio e che ha trovato ovunque una certa buona volontà nel cercare di risolvere il problema. Siamo in viaggio dunque. Non abbiamo risultati per il momento, ma si spera, lo speriamo. E penso sia importante che tutti ne siano consapevoli. E penso che ovunque - qui, nei vari incontri che il cardinale ha avuto - sia emerso che le persone sono molto sensibili alla dimensione della pace e sono pronte ad aiutare".

Alla domanda su quanto sia importante il contributo della Santa Sede agli sforzi per trovare una via verso la pace, "qual è il contributo della Chiesa nella vita del mondo? - replica mons. Pierre - La Santa Sede è parte del mondo e le conseguenze della guerra sono terribili per la popolazione. Parlo dei rifugiati, delle persone che sono morte, dei traumi, soprattutto della situazione dei bambini. Ma come diplomatici è noto che si lavori un passo alla volta. Facciamo il primo passo quando è possibile. Uno di questi passaggi è proprio quello che sta facendo il cardinale, senza la pretesa di risolvere tutto, e abbiamo molta speranza per il futuro".

(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Foto: Chiesa di Bologna)