Parolin, "alla crescita dell'Italia serve l'impegno dei cristiani. La guerra sembra ravvivare nostalgie totalitarie"
"La partecipazione alla crescita democratica della società civile e delle istituzioni ha oggi bisogno di donne e di uomini cristiani, consapevoli della loro fede, che testimonino, in ogni ambito del vivere comune, la loro ispirazione, i valori e i comportamenti che la loro fede continua a fermentare, senza i quali questa società non sarà migliore". Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nell'omelia della messa celebrata all'eremo di Camaldoli a conclusione del convegno di studi "Il Codice di Camaldoli, 80 anni dopo".
"L'individualismo esasperato di oggi non restituisce alle persone la libertà sperata, la felicità cercata, bensì il consumo di sé stessi. Abbiamo bisogno di recuperare la passione dell'altro, il riconoscimento dell'altro, l'accoglienza dell'altro", ha sottolineato il card. Parolin, mentre "il Regno dei cieli cresce invisibilmente nella storia umana, là dove vivono il desiderio della piena dignità umana; l'amore per la libertà dei singoli e dei popoli, attraverso il diritto e la giustizia; la compassione per gli altri".
"Credo che si debbano aumentare i luoghi di incontro, di formazione, le occasioni di riflessione comune non solo sui temi civili e sociali, ma anche su quelli della fede - ha osservato il cardinale segretario di Stato -: sia nella forma ecclesiale (il Sinodo in corso, voluto da Papa Francesco, ne è un'espressione); sia nella forma laicale, attraverso un autonomo e responsabile esercizio di laicità del credente".
Secondo Parolin, "il vero problema per il credente che vive nella storia è duplice: resistere al male, e perseverare nella fede senza cercare accomodanti scorciatoie". E "il messianismo di Gesù non è politico, non tende cioè a esprimere uno stato, un potere mondano. Egli vede la presenza del Regno dei cieli nella storia come scarto, contraddizione, nascondimento". "Il messianismo di Gesù è un messianismo della persona - ha detto -. Non è un'utopia. Pensarlo come utopia è stato una delle contraddizioni storiche che la cristianità ha sopportato. Il messianismo di Gesù è la persona che vive col Dio che vive in lei e inventa ogni giorno il suo agire nella storia comune degli uomini".
Sempre nella messa a conclusione del convegno sul Codice di Camaldoli, a 80 anni dalla stesura, il cardinale Parolin ha detto che "altri sono i tempi storici nei quali viviamo: là eravamo dentro la catastrofe del fascismo e della guerra, alla vigilia della costituzione di quel che sarà il 'Partito cattolico', ora siamo trent'anni dopo la sua fine, in una situazione geopolitica totalmente diversa, anche se una inopinata guerra nel cuore dell'Europa sembra voler ravvivare macabre nostalgie totalitarie".
Rievocando la genesi di quel testo fondante per il cattolicesimo in politica, Parolin ha ricordato che, proprio alla vigilia della caduta del regime fascista, "dal 18 al 24 luglio 1943 un gruppo di intellettuali - laici e religiosi - cattolici si riunì, presso questo monastero, sotto la guida di mons. Adriano Bernareggi, con l'intento di confrontarsi e riflettere sul magistero sociale della Chiesa, sui problemi della società, sui rapporti tra individuo e Stato, tra bene comune e libertà individuale". Il Codice fu poi pubblicato nel 1944, "e la sua influenza fu rilevante non solo sugli esponenti del cattolicesimo sociale, sulla loro formazione, ma sulla stessa stesura della futura Carta Costituzionale".
"Credo che noi, oggi, si debba guardare a quella iniziativa allora necessaria, a quelle pagine che ne scaturirono, come si guarda ad un insegnamento, ad una lezione - ha aggiunto il cardinale segretario di Stato -. Da un insegnamento si traggono cose nuove e cose antiche. Un insegnamento va oltre i fatti che lo determinano; una lezione per essere accolta esige che non la si ripeta allo stesso modo, nella stessa forma di allora, bensì diversamente". Ecco allora che "in contesti diversi, in mondi diversi rimane necessario, indispensabile il discernimento del proprio tempo".
"Comprendere la storia in atto e le sue necessità, a partire dall'ispirazione cristiana, significa elaborare una cultura adeguata che oggi è in larga parte inedita - ha concluso Parolin -. Ci sono parole da scrivere che allarghino l'orizzonte stesso del magistero. 'Doveri ignoti ad altre età', come ebbe a dire Pio XII nel 1942. È questa è oggi una responsabilità di tutto il Popolo di Dio".
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