“Quale modello di Islam, dall’Indonesia all’Europa?”. Si sviluppa la cooperazione tra la Coreis e l’indonesiana Nahdlatul Ulama

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Il Ministro degli Affari Religiosi della Repubblica dell’Indonesia, il grande imam Nasaruddin Umar, ha ricevuto l’imam Yahya Pallavicini, vice presidente della COREIS Italiana nella moschea Istiqlal di Jakarta.

Il Ministro Nasaruddin Umar ha voluto congratularsi con l’imam Yahya Pallavicini per il suo nuovo incarico di consigliere per le relazioni internazionali con l’Europa di NU Nahdlatul Ulama, il principale ente di rappresentanza e organizzazione del culto dei musulmani nell’arcipelago indonesiano. Antiradicalismo, Relazioni tra Indonesia ed Europa e Dialogo Interreligioso sono i campi principali di collaborazione ma, soprattutto, lo sviluppo di un rapporto di fiducia nella rappresentanza e nella declinazione della confessione islamica che si fondi sulla coerenza ai principi spirituali e dottrinali e sulla responsabilità di partecipazione costruttiva alle sfide della società contemporanea.

Il Ministro per gli Affari Religiosi dell’Indonesia ha voluto fare un riferimento allo studio del Corano in America che presenta due letture: da un lato, la scoperta di una prospettiva religiosa che dialoga in modo rinnovato con i messaggi di fede precedenti e, dall’altro, la manipolazione ideologica di alcune correnti criminali. L’imam Yahya Pallavicini ha voluto testimoniare l’importanza in Italia e in Occidente di presentare una chiave di lettura e un modello di interpretazione della Rivelazione che possa superare gli ostacoli dell’analfabetismo religioso e la discriminazione del pensiero profano.
In Indonesia secoli di colonialismo olandese insieme al lavoro delle missioni cristiane non hanno provocato un sentimento di confusione e di odio da parte del popolo e delle attuali Istituzioni indonesiane nei confronti dell’Occidente o del Cristianesimo. L’Islam si è diffuso nella regione asiatica con il concorso di commercianti e di saggi musulmani che hanno saputo sintetizzare la cultura locale con il richiamo al monoteismo e all’universalità dell’Islam. “Solo di recente si registrano infiltrazioni di puritanesimo salafita, esclusivismi arroganti abbinati ad affiliazioni al movimento dei fratelli musulmani e artifici di formalismo giuridico da parte di alcune nuove generazioni di immigrati dalla regione indo-pakistana”, si legge in una nota della Coreis.
“L’antidoto a questi giochi di potere perversi è l’autorevolezza di un sistema politico che sappia salvaguardare la dignità e la libertà del pluralismo religioso con interlocutori religiosi affidabili nella coesione sociale – viene spiegato -. Significativo che il Ministro Nasaruddin Umar nel suo sermone della preghiera del venerdì nella moschea Istiqlal di Jakarta abbia voluto fare un esplicito riferimento al simbolismo dei luoghi di culto menzionando la dignità delle sinagoghe della comunità ebraica nel mondo. Ricordiamo che la stessa moschea con l’imam Nasaruddin Umar aveva ospitato la visita di Papa Francesco l’anno scorso in Indonesia”.
Il modello di un Islam tradizionale e moderno, nazionale e universale, ortodosso ed ecumenico, spirituale e multiculturale è ben presente in Indonesia ed è stato organizzato dall’indipendenza e sotto la guida del presidente emerito Abdurrahman Wahid in avanti. Intervenendo ad una tavola rotonda interreligiosa organizzata con un riferimento al documento sulla fratellanza umana, il vice presidente della COREIS ha voluto sensibilizzare i partecipanti alla ricerca del mistero dell’Unità di Dio evitando faziose speculazioni sulle diversità culturali o sui diritti delle minoranze rispetto al dominio della maggioranza.
“La COREIS è onorata di questo importante riconoscimento – conclude la nota -. Lo scambio con l’Indonesia sviluppa occasioni di aggiornamento e collaborazione internazionale ma anche interessanti confronti comparativi come già avviato tra l’Islam Italiano e le Istituzioni dell’Asia Centrale (Azerbaijan, Kazakhstan e Uzbekistan), GCC (Emirati Arabi Uniti e Regno dell’Arabia Saudita), Mediterraneo (Egitto e Regno del Marocco)”.
[Fonte e Foto: Coreis-Comunità Religiosa Islamica Italiana]