Sant'Egidio a Parigi, una 'città-mondo' per il meeting sulla pace

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Impagliazzo, "la parola 'pace' è quasi scomparsa dal vocabolario geopolitico. Facendo parlare insieme persone di religioni e culture diverse, noi siamo qui per protestare contro la guerra e dare voce a quelli che soffrono".

PARIGI, 20 SET - "Fare sì che gli uomini e le donne di ogni paese e di ogni origine, anche quella culturale e religiosa, possano essere operatori di pace, rimettere il desiderio della pace nel cuore della vita, nelle condizioni difficili e vissute in modo così complesso come accade oggi". Così l'arcivescovo di Parigi, mons. Laurent Ulrich, ha sintetizzato in conferenza stampa le finalità dell'incontro internazionale "Imaginer la paix", organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con l'Arcidiocesi, che viene ospitato da domani a martedì nella capitale francese.

Ulrich si è dichiarato "molto felice accogliere la Comunità di Sant’Egidio per l’incontro 'Immaginare la pace', incontro sia internazionale che interreligioso, vista l'importanza di riflettere oggi sull'argomento della pace e dare occasioni di dialogo a uomini e donne di buona volontà".

Ricordando anche le premesse del meeting del 2023 svoltosi a Berlino, "con gli incontri annuali di Sant'Egidio un altro muro è caduto, quello della distanza tra popoli e religioni", ha sottolineato l'arcivescovo: "Sono lieto che ci sia una tappa parigina di questo cammino, iniziato dal 1987 a seguito dell’incontro di Assisi convocato da Giovanni Paolo II nel 1986".

Il presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, ha spiegato che per il meeting diquest'anno è stata scelta "questa città per diversi motivi: l’arcivescovo ci ha invitato, dopo che il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, venuto due anni fa all’incontro di Roma, ci aveva chiesto 'Perché non in Francia? Perché non a Parigi?'. E grazie appunto all’invito dell’arcivescovo abbiamo potuto rispondere a questa richiesta del presidente Macron".

"Poi Parigi è una città-mondo, dal punto di vista culturale religioso, di civiltà - ha proseguito -. Ora con le Olimpiadi la città si è molto rinnovata, con gli eventi sportivi ha dato un segno di unità al mondo, in un momento molto difficile. Ci sono segni di vittoria nella gioia di stare insieme e di vivere insieme, e questa città lo ha manifestato al mondo anche con i suoi intellettuali, le personalità con la sua attività religiosa e umanistica".

"Parigi è una grande città europea ma del mondo, sempre aperta al mondo - ha sottolineato Impagliazzo -. Abbiamo notato la grande attrazione che questa città esercita. Persone del mondo religiosa e della cultura sono molto contente di essere qui, a questo meeting". "Perché 'Immaginare le pace?' - ha quindi chiesto - Perché la pace è anche creatività. In un mondo oscuro vedere la pace non è più all’ordine del giorno, ci vuole capacità di immaginazione".

Secondo il presidente di Sant'Egidio, "la parola 'pace' è quasi scomparsa dal vocabolario geopolitico, della politica e anche delle religioni. Noi qui abbiano una speranza che per il fatto che persone del mondo parlino insieme e guardino alla pace, trovino una possibilità di vedere la pace. Non ci sono mediazioni in corso, non è questo lo scopo del meeting, ma il fatto di essere qui insieme è già un segno di speranza, che persone di origini e culture divere parlino insieme".

Nell'incontro sono stati programmati 21 forum, "per la complessità degli argomenti e perché il mondo è complesso e ha bisogno di risposte non univoche. Di uomini politici, delle religioni, delle culture, che parlano insieme".

Con questo si è giunti al 38/o incontro dopo quello di Giovanni Paolo II ad assisi, un cammino iniziato sotto il titolo di “spirito di Assisi”. Domenica pomeriggio è prevista l’assemblea inaugurale al Palazzo dei Congressi, alla presenza del presidente Macron, dei rappresentanti delle religioni, soprattutto abramitiche. Interverrà anche una testimone afghana, giunta in Europa con i corridoi umanitari. Dopo i 21forum, martedì pomeriggio la manifestazione finale sul sagrato di Notre Dame: con gli interventi di Ulrich, di Impagliazzo e il messaggio di papa Francesco, oltre ai momenti simbolici, come l'accensione del candelabro per la pace e un momento di silenzio per le vittime della guerra

Impagliazzo ha espresso la felicità "di essere sul sagrato della cattedrale, prima dell’8 dicembre quando si potrà entrare di nuovo in Notre Dame". Ha quindi manifestato la preoccupazione "per i giovani, per il diffondersi di questo linguaggio di guerra. Qual è l'eredità che lasceremo ai giovani per il futuro? Si può creare per il futuro un linguaggio di pace? Si può essere credibili per il futuro del mondo dinanzi ai giovani?".

"Ci incontriamo in una città dove l’umanesimo laico e cristiano si sono incontrati - ha osservato -. Incontri di culture che in questa città trova una sintesi originale. Anche per quanto riguarda il rapporto tra islam, cristianesimo ed ebraismo. All'assemblea inaugurale, la presenza dell'arcivescovo, del grande rabbino di Francia e del rettore della rande Moschea di Parigi, insieme, è un segno. Tre francesi, e questo è importante, segno dell’originalità del percorso che si vive in Francia".

Fra i temi trattati nei forum, il presidente di Sant'Egidio ha focalizzato alcuni elementi: "l'Asia, presenza molto importante, per l'impegno di popoli e religioni asiatiche nel cammino della pace". Quindi "la riflessione sulla democrazia: è la prima volta che in uno dei forum si discute della democrazia. Si parla molto oggi della situazione della democrazia, del futuro delle 'democrature', sarà molto sulla prima pagina di questo tempo". Poi "il tema del nucleare, che è stato un po’ abbandonato ed è tornato nel dibattito pubblico in seguito alla guerra in Ucraina. Ora se ne parla molto, e qui se ne discuterà, a partire dall’anniversario di Hiroshima e Nagasaki e non si può dimenticare". Infine l’Africa.

Per quanto riguarda il conflitto tra Israele e Hamas esploso il 7 ottobre, ha risposto Impagliazzo a una domanda dei giornalisti, "non c’è un forum su questo. Abbiamo scelto di non concentrarci su uno scenario singolo di guerra. Quest'anno abbiamo scelto di riunirci nonostante le tensioni in atto nel mondo, perché è necessario dare voce alla gente che non ha voce nella comunità internazionale e la cui sofferenza non è ascoltata nella comunità internazionale perché il rumore delle armi è troppo forte. Bisogna invece ascoltare il grido della pace, e qui ci sarà una sorta di protesta contro la guerra, in onore anche ai trascorsi rivoluzionari di questa città. Siamo qui per protestare contro la guerra e dare la voce a quelli che soffrono a causa della guerra".

[Foto: L'Osservatore Romano]