Sinodo Valdese: riconoscere lo Stato palestinese. L’impegno per il dialogo ebraico-cristiano e islamico cristiano. Stop ai suprematismi

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Torre Pellice – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice, ha approvato due atti che ribadiscono l’impegno delle chiese per la pace e la giustizia in Medio Oriente.

Il Sinodo, anche alla luce delle amicizie ebraico-cristiane e islamico-cristiane che da decenni vedono impegnate le chiese metodiste e valdesi, denuncia ogni forma di ideologia suprematista, condanna le violenze di Hamas e le politiche del governo israeliano che hanno prodotto una situazione di apartheid nei Territori occupati e la devastazione della Striscia di Gaza, e respinge fermamente il cosiddetto “sionismo cristiano” come distorsione biblica.

Riconoscendo il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, il Sinodo chiede con urgenza la cessazione del fuoco, la fine dell’occupazione e la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e dei palestinesi detenuti senza processo nelle carceri israeliane. Esprime vicinanza alle comunità cristiane di Palestina e sostiene i costruttori di pace e i dissidenti che scelgono la via della nonviolenza. Tutto ciò, in linea con le posizioni espresse anche dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e della Comunione mondiale di chiese riformate (CMCR).

A larga maggioranza il Sinodo ha votato i due atti, dando mandato alla Tavola valdese di scrivere al Governo italiano affinché: riconosca lo Stato di Palestina; interrompa la fornitura di armi e ogni sostegno alla politica dell’attuale governo israeliano; sostenga pienamente il Diritto internazionale e le istituzioni preposte alla sua tutela; favorisca l’apertura di corridoi umanitari e sanitari, anche con il contributo dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.

Fattore R, Religioni per una pace giusta. Ebrei, musulmani, cristiani: costruire un futuro insieme sulla stessa terra

Serve una pedagogia della nonviolenza

Si è svolta oggi, nell’ambito del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, la conferenza stampa dal titolo “Fattore R, religioni per la pace giusta”. Sono intervenuti Letizia Tomassone, pastora valdese a Napoli, e Marco Fornerone, pastore e professore di Antico Testamento presso la Facoltà valdese di Teologia, moderati dal pastore Pawel Gajewski, docente di teologia delle religioni.

Aprendo i lavori, Gajewski ha ringraziato la platea “virtuale e in presenza” e Radio Beckwith Evangelica per la diretta. “Il Sinodo ha vissuto ieri uno dei dibattiti più lunghi, densi e profondi della sua storia più recente” ha detto Gajewski. Le discussioni sono culminate nell’approvazione di tre atti, due sul conflitto israelo-palestinese, uno contro la militarizzazione in ambito scolastico e mediatico. Tra le decisioni, quella che impegna la Tavola valdese a farsi tramite con il Governo italiano per il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Riconoscendo inoltre la responsabilità delle religioni e dei testi sacri, nell’alimentare o nel disinnescare i conflitti, ha detto ancora il pastore: “il fattore R può significare religione, ma anche riconciliazione”.

Il ruolo dei testi sacri

Tomassone ha sottolineato come i testi biblici vengano spesso usati in modo selettivo per giustificare la violenza: “Immagini belliche tratte dal Primo Testamento sono utilizzate per legittimare la guerra, senza considerare i tanti passi che parlano invece di patti e di convivenza. Nei testi sacri, ebrei, cristiani e musulmani trovano sia narrazioni di dominio sia inviti al dialogo e al rispetto. È sempre una scelta. Sta a noi privilegiare la parte che restituisce umanità.”

Fornerone ha affrontato il tema della complessità interpretativa: “Il libro di Giosuè, con la sua visione di confini militari e violenti, è tra i più difficili da leggere. Ma già nel Deuteronomio si vieta di distruggere gli ulivi e gli alberi da frutto. I testi vanno interpretati storicamente, senza assolutizzarli e senza usarli come strumenti di delegittimazione dell’altro. Questo approccio può avere un effetto benefico nel dialogo con ebraismo e islam.”

Dialogo e amicizie possibili

Sulla ricaduta degli atti approvati, Tomassone ha ricordato i fermenti esistenti nell’ebraismo italiano: “Ci sono voci ebraiche critiche e coraggiose con cui possiamo avviare dialoghi profondi. Il nostro atto riconosce inoltre la responsabilità storica dell’antigiudaismo cristiano: partiamo da una confessione di peccato, che ci pone davanti al mondo ebraico con umiltà e capacità di ascolto. Al tempo stesso non possiamo tacere di fronte all’orrore di ciò che accade a Gaza.” Fornerone, da parte sua, ha richiamato la lunga storia di rapporti tra valdesi ed ebrei: “Abbiamo condiviso discriminazioni e riconoscimenti, dalla concessione dei diritti civili nel 1848, alla solidarietà rischiosa durante il fascismo, penso ad esempio all’esperienza di Tullio Vinay, poi agli albori della Repubblica con i tanti valdesi che hanno frequentato la scuola ebraica. Siano monito e impegno per il presente e per il futuro, per continuare a cercare anche i dialoghi più difficili, inclusi quelli che riguardano le critiche a un presente così drammatico, vigilando affinché il passato non si ripeta – come nel caso dell’antigiudaismo o di forme che, pur dichiarandosi amiche, come il sionismo o la teologia della sostituzione, possono alimentare nuove discriminazioni. È necessario vigilare contro l’antisemitismo, valorizzando nei contesti locali il meglio del fattore R: non assolutizzazione, ma conflitto nonviolento delle interpretazioni. Se in questo spazio di dialogo riusciremo a incontrarci non solo a due a due, ma come le tre religioni del Libro, sarebbe una grandissima promessa per il futuro.”

Pace giusta, non pace di facciata

Tomassone ha ribadito la necessità di un impegno concreto: “Parliamo di pace giusta, non di una pace che mette sotto il tappeto le voci degli esclusi. Come donne conosciamo bene il fattore R, dove rischiamo di subire silenzio e invisibilità, frutto di una morale patriarcale. Ma le religioni possono e devono essere fattore di liberazione, restituendo voce a chi vive quei territori – ebrei, musulmani, cristiani – per costruire un futuro insieme sulla stessa terra.”

Contro la militarizzazione e il commercio delle armi

Accanto al tema mediorientale, il Sinodo ha approvato un atto contro la militarizzazione nelle scuole e nei media. Sempre più spesso assistiamo a eserciti che organizzano giornate nelle scuole o campeggi per bambini. “Vogliamo proporre invece una pedagogia della nonviolenza, una forza popolare di interposizione, nella scia delle pratiche positive della nostra tradizione” ha detto Tomassone.

In conferenza stampa si è portata anche l’attenzione sul commercio delle armi: l’Italia è oggi la sesta potenza mondiale nell’export di armamenti. Serve trasparenza. Per questo occorre tutelare la legge 185/90, sostenendo campagne specifiche. Alcune chiese, fra l’altro, stanno seguendo con attenzione e solidarietà le proteste dei portuali che si oppongono al traffico di armi.

Otto per mille Valdese: 45 milioni di euro per oltre 1.400 progetti in Italia e nel mondo

Vinay, “un moto di orgoglio, facciamo la nostra parte in un mondo difficile”.

“Grazie alla firma di 490.442 contribuenti italiani (pari al 2,94% del totale) che ci ha permesso di ricevere nel 2025 (computo relativo alle dichiarazioni dei redditi del 2022) 45.150.692, siamo riusciti a sostenere 1032 progetti in Italia per un totale di 29.996.041 euro e 431 progetti all’estero per un totale di 15.154.651 euro”, ha detto oggi pomeriggio alle deputate e ai deputati del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che si tiene e Torre Pellice (To), Manuela Vinay, responsabile dell’Ufficio Otto per mille valdese.

Il totale dei progetti finanziati ammonta a 45.150.692 euro. “Le principali categorie di intervento finanziate in Italia – ha proseguito Vinay – sono relative al miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti affetti da disabilità (21,7%), la promozione del benessere e della crescita di bambini e ragazzi (16,5%), le attività culturali (12,9%). Per l’estero le tre categorie più finanziate sono state: interventi sanitari e di tutela della salute (21,3%), l’educazione (15,8%), la partecipazione, il dialogo, governance e diritti umani (11.4%), la protezione dell’infanzia (11,1%).

Noi ci sentiamo parte di questa società – ha dichiarato infine all’Agenzia di stampa Nev Manuela Vinay – al di là del nostro ruolo come chiese nei nostri territori e nelle nostre comunità locali, sentiamo molto forte anche il ruolo della gestione dei fondi Otto per mille, ed è per questo che ogni anno quando viene approvata la lista dei progetti in Italia e all’Estero siamo soddisfatti, proviamo un moto di orgoglio soprattutto perché sentiamo di essere parte e di fare la nostra parte in questo mondo e in questo momento così difficile”.

L’Otto per mille è la quota delle imposte, pari appunto all’Otto per mille dell’Irpef, che un contribuente italiano può scegliere di destinare allo Stato italiano (che sta vivendo una grande ascesa in termini di firme, come ricordato oggi) o a una confessione religiosa che abbia stipulato un’Intesa. L’Otto per mille non funziona come il 5Xmille, dove le quote non espresse non sono ripartite.

Il bando dell’Otto per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi – offre un’ampia categoria di interventi: sociali, culturali, assistenziali, ambientali: “Una scelta voluta dal Sinodo sin da subito – precisa Vinay – per dare la massima disponibilità e apertura anche alle più piccole associazioni. Un volume enorme di analisi e gestione complessiva gestito dal nostro ufficio. Le chiese metodiste e valdesi sono il fondamento e la base della nostra vita e l’Otto per mille è una modalità di testimonianza della nostra fede cristiana rivolta al prossimo, alle persone vulnerabili e verso chi non trova voce o semplicemente non riesce ad esprimerla”.

Il Sinodo valdese chiude domani 27 agosto con le elezioni e gli ultimi atti.

[Fonte e Foto: NEV]