Vaticano sede neutrale, così Leone ricompone la pace

L’insediamento occasione di diplomazia, il Papa vede Zelensky e Vance. Il resoconto di Nina Fabrizio per l’ANSA.
CITTÀ DEL VATICANO, 18 MAG – Sfumata Istanbul il Vaticano entra in gioco come sede neutrale per tessere la pace. Un ordito filato dal funerale di Bergoglio, con lo storico faccia a faccia di Trump e Zelensky tra le navate di San Pietro, e che con l’insediamento di Leone XIV ha arricchito la trama dei preziosi fili di più incontri diplomatici.
C’è già un primo accordo. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, il vice presidente degli Stati Uniti, J. D. Vance, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky aderiscono di fatto alla proposta che il Vaticano sia la sede per ricomporre il conflitto derivato dall’invasione dell’Ucraina. C’è il sì esplicitato da Rubio, “il Vaticano è certamente un luogo dove entrambe le parti sarebbero a loro agio”, ma manca ancora un segnale da parte di Mosca anche perchè all’insediamento di Prevost mancava la delegata del Cremlino, Olga Liubimova, tenuta lontana da Roma per “motivi tecnici legati all’incongruenza della rotta aerea”.
Resta però l’importante eredità di quel miracolo di Bergoglio, ovvero il colloquio improvvisato tra Trump e Zelensky, che Leone ha voluto subito raccogliere e rilanciare confermando la squadra diplomatica che ha preparato il terreno: il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, il segretario per i rapporti con gli stati, Paul Gallagher e il cardinale Matteo Zuppi nel ruolo speciale di garante (lo aveva fatto anche per la consegna delle armi da parte dell’Eta) per lo scambio dei prigionieri e il ritorno dei bambini ucraini deportati dai russi.
Così, se ieri sera Rubio, proprio dopo aver incontrato Zuppi e prima di andare a colloquio con Parolin, rendeva omaggio al ruolo diplomatico del Vaticano, nella giornata dedicata alla sua messa di intronizzazione Prevost ha dato spazio a due bilaterali, quello con la presidente del Perù in mattinata, e quello riservato a Zelensky dopo la messa in cui Prevost ha parlato di pace “giusta e duratura” per l’Ucraina.
Zelensky scommette su una forte discontinuità tra Francesco e Leone: le parole di Bergoglio sul coraggio della “bandiera bianca” avevano fortemente deluso gli ucraini e il presidente in testa. Non appena Leone è stato eletto, Zelensky è stato uno dei primi a congratularsi col Pontefice americano e a rivolgergli subito un invito a recarsi a Kiev. Ma le attese per un viaggio di Prevost, magari con delle soste sui luoghi dei crimini russi, potrebbero essere gelate. Andare in Ucraina potrebbe pregiudicare proprio quel filo che il Vaticano sta tentando (da tempo) di imbastire parallelamente con Mosca grazie all’attività di mediazione umanitaria.
Dopo Zelensky Leone vedrà Vance con cui si potrebbero definire ulteriori dettagli per quanto riguarda il dossier ucraino. Ma sarà certamente anche l’occasione per un faccia a faccia su molti temi, a partire dalla difesa della “dignità” dei migranti.
Ma non solo Ucraina nell’agenda diplomatica di Leone. In occasione dell’insediamento ci sono stati scambi con il cancelliere tedesco, Friederich Merz, la presidente dell’Ue, Ursula Von der Leyen, e il presidente di Israele, Isaac Herzog.
Anche il mondo ebraico si attende una discontinuità rispetto a Francesco, Herzog ha subito rivolto un invito a Leone a recarsi in Israele che potrebbe in effetti concretizzarsi nel medio periodo, avendo oltretutto Prevost sul terreno un confratello come il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme.
La pace a Gaza è l’altra priorità della Santa Sede: al Regina Caeli Papa Leone ha pronunciato parole nette ricordando i palestinesi “ridotti alla fame”. Degli ostaggi non ne ha parlato ma li ha ricordati Herzog, non solo ringraziando Leone per avere sollecitato il loro ritorno a casa nel Regina Caeli domenica scorsa, ma portando sulla giacca una targhetta con impresso il numero di giorni in cui i rapiti sono nelle mani di Hamas, 590.
[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’ANSA; Foto: X.com/Volodymyr Zelenskyy]