Via al Sinodo, "non è un Parlamento. La Chiesa si purifichi". Il Papa, "teniamo fuori calcoli politici e scontri ideologici"

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CITTÀ DEL VATICANO, 04 OTT - Il Papa apre in Vaticano l'assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità della Chiesa. E ripete più volte, con una sorta di ansia che questo concetto passi, che "il Sinodo non è un parlamento". "Non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche - se il Sinodo darà questo permesso, quell'altro, aprirà questa porta, quell'altra - questo non serve", dice nella messa d'apertura, celebrata in Piazza San Pietro con i nuovi cardinali e col Collegio cardinalizio. "Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. Il Sinodo, cari fratelli e sorelle, non è un parlamento. Il protagonista è lo Spirito Santo".

La Chiesa che vuole Bergoglio, "fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d'animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l'agenda dal mondo". Essa "non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale". E per il Papa, "questo è il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l'umanità. Una Chiesa unita e fraterna - o almeno che cerca di essere unita e fraterna -, che ascolta e dialoga". Una Chiesa "che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all'interno e non è mai aspra all'esterno". Inoltre l'invito è "ad essere una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse", "che non impone pesi", e che lascia "le porte aperte a tutti, tutti, tutti!" esclama.

Quindi, per Francesco, occorre non "cadere in alcune tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida - una dogana -, che si arma contro il mondo e guarda all'indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa".

E guardando anche alla "spogliazione" del santo di Assisi, di cui oggi ricorre la festa, "com'è difficile questa spogliazione interiore e anche esteriore di tutti noi e anche delle istituzioni!", riconosce il Papa. "Il Sinodo serve a ricordarci questo: la nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere 'riparata', perché noi tutti siamo un Popolo di peccatori perdonati", rammenta.

"E se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione", ribadisce.

Concetti approfonditi ancora dal Papa nel discorso 'a braccio' del pomeriggio nella prima congregazione generale in Sala Nevi, che vede anche le relazioni iniziali del card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, e del relatore generale card. Jean-Claude Hollerich, e la presentazione dell'Instrumentum Laboris, frutto di due anni di consultazioni della base cattolica nei cinque continenti. Dopo un mese di lavori quest'anno, il Sinodo - il primo in cui anche laici e donne hanno diritto di voto - avrà una seconda sessione generale nell'ottobre 2024.

"Oggi possiamo arrivare a questo sinodo sulla sinodalità. Non è facile, ma è bello, è molto bello", sottolinea Francesco. "Un Sinodo - ricorda - che tutti i vescovi del mondo hanno voluto. Nel sondaggio che è stato fatto dopo il Sinodo sull'Amazzonia, il secondo posto delle preferenze era questo: sinodalità. Il primo erano i preti, il terzo credo una questione sociale. Ma tutti i vescovi del mondo vedevano la necessità di riflettere sulla sinodalità. Perché? Perché tutti avevano capito che il frutto era maturo per una cosa del genere. E con questo spirito cominciamo a lavorare oggi".

(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Foto: Aigav)