A Gaza è in corso una strage, anche di giornalisti

Lavialibera, rivista di Libera e Gruppo Abele, “Con il bombardamento israeliano del 7 aprile sale a 207 il numero di operatori dei media palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023. La disperazione è un lusso che non possiamo concederci”.
“Lo scorso 7 aprile l’esercito israeliano ha bombardato una tenda di giornalisti accampati nei pressi dell’ospedale Al Naser a Khana Younis, nel sud della striscia di Gaza. Durante l’attacco, che ha provocato un terribile incendio, è morto ucciso dalle fiamme il giornalista di Palestine Today Helmi Al-Faqaawi, mentre sono stati gravemente feriti altri nove colleghi che erano con lui, Ahmed Mansour, Hassan Islayh, Ahmed Al-Agha, Mohammed Fayeq, Abdullah Al-Attar, Ihab Al-Bardini, Mahmoud Awad, Majed Qadih e Ali Islayh. Non si è trattato che dell’ultimo caso in ordine di tempo. Stando alle informazioni raccolte dal sindacato dei giornalisti palestinesi, con il bombardamento del 7 aprile 2025 sale a 207 il numero di operatori dei media uccisi dal 7 ottobre 2023, cui vanno sommati i 390 feriti e i 49 detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta di cifre purtroppo in continuo aggiornamento, che rappresentano solo una piccola parte delle decine di migliaia di persone orrendamente uccise nella Striscia e in Cisgiordania“. Lo rivela lavialibera, la rivista fondata da Libera e Gruppo Abele.
“Ciò significa – scrive lavialibera – che la guerra di Israele su Gaza è il contesto al mondo in cui sono morti più giornalisti degli ultimi decenni, la maggior parte dei quali hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro, cioè si ostinavano a garantire il diritto di chiunque a sapere che cosa sta succedendo in quella parte di mondo, mentre ai giornalisti stranieri è negata la possibilità di accedere ai luoghi del conflitto. Organizzazioni internazionali e gruppi palestinesi continuano a collezionare prove a testimonianza del fatto che, in molti casi, l’Idf (le forze armate israeliane) ha ucciso intenzionalmente i giornalisti. In diversi casi, è stato lo stesso esercito israeliano ad ammetterlo, sostenendo che il lavoro giornalistico degli uccisi serviva da copertura per le loro attività all’interno di organizzazioni terroristiche. Il Cpj (Committee to protect journalists), che indaga sulla morte di ogni giornalista al mondo, al momento ha identificato almeno 15 casi in cui, secondo l’organizzazione, non vi è dubbio che gli spari contro i giornalisti palestinesi siano stati deliberati“.
[Foto: Ordine dei Giornalisti]