Beirut, 'l’altra Gaza': l’esodo dei libanesi sotto le bombe israeliane

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I caccia dello Stato ebraico hanno colpito centri disabitati come obiettivi civili, tutti equiparati a depositi di munizioni o rampe di lancio di Hezbollah. Un medico parla di “massacro”, il timore di un numero consistente di cadaveri sotto le macerie. La grande fuga dal sud, ma qualcuno sceglie di restare rintanandosi nei villaggi. In alcuni quartieri di Beirut a maggioranza cristiana requisite case vuote ed edifici in costruzione. Da Beirut ne riferisce Fady Noun su AsiaNews.

Nel fine settimana scorso il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aveva manifestato tutta la sua grande preoccupazione riguardo al Libano e alla sua possibile trasformazione in “un’altra Gaza”. Ieri, questa profezia si è avverata e molte regioni del Paese dei cedri hanno sperimentato la spaventosa tempesta di fuoco cui è sottoposta l’enclave palestinese da quasi un anno. La danza funebre dell’aviazione israeliana, che si muove senza alcun ostacolo nello spazio aereo libanese, ha causato sinora quasi 500 morti e almeno 1600 feriti nel Paese. Gli F-35 dello Stato ebraico si sono accaniti sia su obiettivi situati in spazi disabitati, sia su target civili equiparati - in modo arbitrario - a depositi di munizioni e rampe di lancio per razzi.

“In una nazione che non dispone di alcun riparo antiaereo, il bilancio delle centinaia di vittime già accertate dovrebbe aumentare ulteriormente, con il conteggio di quelli che rimangono sotto le macerie” osserva il corrispondente di una televisione locale nella Békaa occidentale. “È una catastrofe, un massacro” denuncia all’Afp Jamal Badrane, un medico dell’ospedale del Secours populaire a Nabatieh, capoluogo di circa 35mila abitanti dell’omonimo governatorato. “Gli attacchi non si fermano, ci hanno bombardato - prosegue indignato - mentre portavamo via i feriti”.

Gli sfollati del sud si sono riversati nella capitale e a Saïda, sistemati in tutta fretta in strutture di accoglienza improvvisate, nonostante l’esistenza di un piano di emergenza preparato da un’unità di crisi ministeriale. Una fuga in massa della popolazione si è registrata persino nella periferia sud, considerata come un feudo di Hezbollah. Secondo voci che circolano insistenti da questa mattina, in alcuni quartieri di Beirut a maggioranza cristiana che confinano con la periferia meridionale sono state requisite case vuote ed edifici in costruzione, sotto pressioni esterne.

Calvario sulle strade

L’esodo di massa è stato un vero e proprio calvario per decine di migliaia di libanesi, intrappolati nelle loro auto o furgoni, portando con sé solo lo stretto necessario, su strade ingolfate di veicoli e mezzi. Ci sono volute più di dieci ore per coprire la distanza tra Tiro e la capitale (circa 86 km in totale), secondo i testimoni che sono arrivati esausti a Beirut. In piedi sul bordo della Corniche Maritime di Beirut, Avenue des Français, un uomo che ha aspettato per ore l’arrivo della sua famiglia in fuga dal Libano meridionale, ha raccontato ai microfoni di una televisione presente nella zona: “Siamo fortunati - afferma, con un certo pragmatismo - ad avere una sistemazione di emergenza, ma povero colui che non ce l’ha”.

Questa corsa alle strade è stata provocata dai preoccupanti avvertimenti lanciati dell’esercito israeliano, che ha invitato i libanesi a “stare lontani fino a nuovo ordine dai villaggi e dagli edifici dove sono custodite le armi di Hezbollah”. Questi avvisi sono stati rafforzati da altre telefonate anonime arrivate sui dispositivi di molti cittadini.  Persino i ministeri libanesi dell’Informazione e della Cultura, nel cuore di Beirut, hanno ricevuto tali comunicazioni. I dicasteri interessati sono riusciti a smascherare il bluff, ma non senza suscitare preoccupazione tra i dipendenti pubblici. “Sappiamo quale può essere la follia di Israele e l’impunità di cui gode a livello internazionale” ha dichiarato un alto funzionario intervistato da Ici-Beyrouth.

Una notte terribile

Decine di migliaia di libanesi hanno trascorso una notte terribile in diverse scuole e istituti pubblici di Saïda e Beirut. Decine di famiglie sono state stipate nelle stanze e nelle sale ormai gremite della scuola alberghiera Dékouané, nella periferia nord di Beirut, dove uomini di Hezbollah hanno trasportato materassi di gommapiuma, acqua in bottiglia e panini. “Abbiamo lasciato le nostre case con nient’altro che i nostri vestiti” lamenta una donna. “Non hanno risparmiato - prosegue - nessuna regione. Siamo coi nervi tesi. Dove possiamo andare?”. Il figlio, nel frattempo, è riuscito a fuggire mettendo in salvo il canarino e portandolo con sé. I volontari del Movimento patriottico libero (Cpl) del presidente Michel Aoun hanno aiutato ad accogliere i rifugiati nella scuola statale femminile di Baabda. “È come se lo spazio in classe fosse diventato elastico, come a Gaza” ha osservato uno degli operatori presenti all’interno della struttura di accoglienza improvvisata.

“Alcune famiglie senza mezzi di sostentamento ci hanno chiesto di evacuarle” dice Georges Kettaneh, presidente della Croce Rossa del Libano. “Non è il nostro lavoro. Ma ci sono delle priorità: le emergenze ospedaliere e la sicurezza dei nostri autisti di ambulanze. A sud del fiume Litani, non possiamo muoverci senza coordinarci con la forza internazionale, altrimenti le nostre ambulanze potrebbero essere prese di mira. Inoltre, abbiamo dovuto aiutare a trasportare alcuni feriti gravi da un ospedale all’altro. È stato soprattutto il traffico nelle strade a ritardarci. Le nostre ambulanze - conclude il responsabile - sono rimaste bloccate negli ingorghi, come tutti gli altri. Ma non lasceremo nessuno privo di assistenza”.

Rintanati nei villaggi

Secondo il ministero della Sanità, migliaia di famiglie sono fuggite dalle aree bombardate. Al tempo stesso sono ancora migliaia i cittadini che hanno preferito restare e rimanere rintanati nei loro villaggi, lontano dalle zone di combattimento, per evitare i rischi, anch’essi mortali, dei viaggi di emergenza. Decine di automobilisti hanno assistito in diretta e attoniti, come in un film televisivo, al bombardamento di Ghaziyé, a sud di Saïda, da parte dell’aviazione israeliana. “Hezbollah ha sparato migliaia di razzi contro Israele, ma non un solo razzo terra-aria ha preoccupato i sistemi di difesa americani. Siamo animali, dei subumani da macellare” ha dichiarato al telefono un libanese, la cui famiglia ha scelto di restare nel sud.

[Fonte e Foto: AsiaNews]