Gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iran: la guerra si allarga?

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Gli Usa attaccano tre siti nucleari iraniani. Trump: “successo spettacolare” mentre l’Iran accusa: “conseguenze eterne”, e ora il conflitto rischia di estendersi. Questo lo Speciale di Alessia De Luca per l’ISPI.

Gli Stati Uniti hanno attaccato nella notte tre siti nucleari in Iran. È stato lo stesso Donald Trump ad annunciarlo con un post su Truth a cui, poco dopo, è seguita una breve conferenza stampa dalla Casa Bianca. Trump – accanto al suo vice J.D. Vance, al segretario di Stato Marco Rubio e al capo del Pentagono Pete Hegseth – ha assicurato che i siti nucleari chiave dell’Iran “sono stati completamente e totalmente distrutti” in quello che ha definito “uno spettacolare successo militare”. Quindi ha lanciato un nuovo ultimatum a Teheran, affermando che il futuro del paese è “pace o tragedia” e che ci sono molti altri obiettivi che possono essere colpiti dall’esercito americano. “Se la pace non arriva rapidamente, attaccheremo quegli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità”, ha minacciato, minacciando Teheran che “qualsiasi ritorsione contro gli Stati Uniti sarà contrastata con una forza molto superiore a quella di questa sera”. Secondo la Bbc nei loro raid gli Usa avrebbero usato diversi Stealth B-2, che hanno sganciato sei bombe anti-bunker su Fordow, mentre 30 missili Tomahawk sarebbero stati lanciati contro gli altri due siti nucleari. I bombardieri erano decollati sabato dal Missouri ma fonti del Pentagono avevano escluso che fosse stata presa una decisione, puntando sull’effetto sorpresaNelle prime osservazioni a caldo, gli esperti sono più o meno concordi: attaccando l’Iran Trump ha fatto una scommessa enorme sulla sicurezza globale e sulla sua stessa eredità politica. Non ha modo di sapere come si evolveranno le cose ed è altissimo il rischio che il regime iraniano risponda attaccando le forze armate statunitensi o le loro basi nella regione. Il conflitto potrebbe trasformarsi in una guerra su vasta scala e Trump, eletto sulla promessa di porre fine alle “never ending wars” potrebbe appena averne appena iniziata un’altra.

Tra plauso e critiche?

Il presidente americano ha anche detto di aver fatto un grande “lavoro di squadra” con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che in un videomessaggio si è congratulato per una “decisione coraggiosa che cambierà la storia”. A parte Israele però, l’attacco ha sollevato numerose critiche a livello internazionale. Per il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si tratta di “una pericolosa escalation in una regione già sul baratro” e di “una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza internazionale” osservando che esiste un “rischio crescente” che il conflitto possa sfuggire al controllo, “con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo”. Diversi paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita hanno espresso “grande preoccupazione” invitando la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per una soluzione politica che ponga fine alla crisi. Su un articolo online, l’emittente pubblica cinese CGTN, afferma che gli attacchi statunitensi segnano una svolta pericolosa: “La storia ha ripetutamente dimostrato che gli interventi militari in Medio Oriente spesso producono conseguenze indesiderate, tra cui conflitti prolungati e destabilizzazione regionale” sottolineando che un approccio diplomatico e misurato, “offre la migliore speranza di stabilità in Medio Oriente”. La responsabile della diplomazia dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha lanciato un appello urgente alla calma e ad “evitare qualsiasi ulteriore escalation”.

Violato il diritto internazionale?

Nel suo primo discorso pubblico dopo gli attacchi, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha accusato gli Stati Uniti di aver violato il diritto internazionale. “Gli Stati Uniti, membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, hanno commesso una grave violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del Trattato di non proliferazione nucleare (Tpn) attaccando gli impianti nucleari pacifici dell’Iran” afferma Araghchi in un post su X. “Gli eventi di questa mattina sono scandalosi e avranno conseguenze eterne. Ogni singolo membro delle Nazioni Unite deve essere allarmato da questo comportamento estremamente pericoloso, illegale e criminale”. Il ministro ha aggiunto che Teheran “si riserva tutte le opzioni per difendere la sua sovranità, i suoi interessi e il suo popolo”. Teheran ha già lanciato missili contro le principali città israeliane e le prossime ore saranno cruciali: in Medio Oriente, dove è facile iniziare nuove guerre, molto più molto più difficile è porvi fine. E la storia recente ha più volte smentito le previsioni dei presidenti statunitensi convinti di poter contenere le conseguenze di singoli raid ‘di precisione’, come tragicamente ingenue. Con la sua mossa Trump rischia di farsi trascinare nel conflitto tra Israele e Iran, esponendo alla vendetta di Teheran gli oltre 40mila soldati americani dispiegati nella regione, dopo aver rinunciato ai tentativi di mediazione, scoraggiato quelli degli europei e ignorato l’apertura di Vladimir Putin a favore del nucleare civile per l’Iran.

Tempesta politica negli Usa?

La decisione del presidente americano ha scatenato una tempesta politica negli Stati Uniti. Se tra i repubblicani c’è consenso, e anche la base Maga sembra allinearsi dopo un iniziale fronda di dissenso, i democratici sono in rivolta per un’azione che ritengono rischiosa e incostituzionale. “Il presidente Trump ha tratto in inganno il paese sulle sue intenzioni, non ha chiesto l’autorizzazione del Congresso per l’uso della forza militare e rischia di coinvolgere l’America in una guerra potenzialmente disastrosa in Medio Oriente” ha affermato Hakeem Jeffries, leader della minoranza Dem alla Camera. E la deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha chiesto apertamente l’impeachment del presidente che giovedì aveva dichiarato che avrebbe preso una decisione sul da farsi nei confronti dell’Iran entro due settimane, ma che poi ha dato l’ordine di colpire l’Iran senza ottenere il consenso del Congresso. Il presidente non ha inoltre presentato né al pubblico né al resto del mondo prove delle sue affermazioni secondo cui l’Iran sarebbe a poche settimane dall’acquisizione di un’arma nucleare. E ha ripetutamente smentito le valutazioni della sua stessa intelligence, secondo cui Teheran sarebbe ancora a anni di distanza dall’ottenere un’arma. Inoltre, attaccando un paese, l’Iran, in un momento in cui non rappresentava una minaccia diretta per gli Stati Uniti, il presidente alimenta le preoccupazioni di chi lo accusa di voler estendere i poteri presidenziali in modo incostituzionale e incontrollato rappresentando una minaccia per la democrazia.

Il commento di Mario Del Pero, ISPI e Sciences Po

“Si apre una nuova fase del conflitto, sulla quale pesano mille incognite. La principale è che tipo di risposta ci sarà dall’Iran, e quale sarà la tempistica di questa risposta. Se sarà immediata e avrà come bersagli la presenza americana in Medio Oriente oppure se farà leva su altri strumenti: dagli Houthi al cercare di bloccare i commerci attraverso lo Stretto di Hormuz o anche azioni terroristiche, che peraltro potrebbero avvenire senza un collegamento diretto iraniano. Cani sciolti che esprimono un risentimento per una nuova guerra che qualcuno potrebbe interpretare come una guerra contro i musulmani. Altra grande variabile è come agiranno Russia e Cina. L’azione di Trump esprime ancora una volta una concezione neo-imperiale delle relazioni internazionali a cui le altre potenze imperiali a partire dalla Russia potrebbero agire di conseguenza, alzando per esempio la soglia della pressione in Ucraina. Noi non sappiamo se implicitamente ci sia un baratto in corso tra Trump e Putin, ma questa è una delle possibilità. Quel poco che rimaneva di rispetto delle regole, primato del diritto, della governance multilaterale delle crisi è definitivamente imploso proiettandoci in un ordine internazionale basato sulla legge del più forte e sull’arbitrarietà estrema e su standard rispetto alle norme, ai trattati, alla non-proliferazione, che sono sostanzialmente duali, in cui le regole che valgono per alcuni non valgono invece per altri”.

[Fonte e Foto: ISPI]