Guerre, migrazioni e diritti umani: i vescovi di Beirut al Consiglio dei Giovani del Mediterraneo

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Alla Plenaria del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, in corso a Fiesole, i vescovi libanesi Cesar Essayan e Jules Boutros denunciano guerre, sfruttamento e tratta di esseri umani. “Niente può giustificare i bambini che muoiono di fame a Gaza”, ammonisce Essayan. Boutros richiama il silenzio internazionale e l’urgenza di un dialogo autentico: “Il Mediterraneo unisce, ma razzismo e armi alimentano le sue ferite”. L’intervista è di Fiamma Andrei per il Sir.

Guerre, migrazioni, sfruttamento, tratta di esseri umani: sono solo alcuni degli argomenti toccati da mons. Cesar Essayan, vicario apostolico dei latini di Beirut, e mons. Jules Boutros, vescovo siro-cattolico di Beirut, attualmente a Fiesole per la Plenaria del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo (in corso fino al 7 settembre). Una settimana di incontri e momenti di dialogo che vede riuniti i delegati designati dalle Conferenze episcopali e dai Patriarcati delle Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo è frutto della Carta di Firenze: nato nel 2023 come opera segno del Convegno dei Vescovi del Mediterraneo, è promosso dalla Chiesa italiana e coordinato dalla rete Mare Nostrum, composta dalla Fondazione Giorgio La Pira, dalla Fondazione Giovanni Paolo II, dall’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira ODV e dal Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira. A loro la Cei ha affidato la realizzazione del progetto.

A Palazzo Vecchio, il 26 febbraio 2022, fu firmata la Carta di Firenze al termine di uno storico incontro tra vescovi cattolici e sindaci delle città mediterranee. La Carta è un appello alla fraternità e alla pace, che pone al centro la persona e richiama valori universali come dignità e diritti fondamentali. Si invocano politiche migratorie rispettose dei diritti umani, strategie di sviluppo nei Paesi di origine e lavoro dignitoso per giovani e donne. Centrale è anche il dialogo interculturale e interreligioso, con l’educazione come chiave del processo. I firmatari hanno chiesto di affrontare subito la sfida del cambiamento climatico.

Il 4 settembre il Consiglio si trasferirà a Roma, dove incontrerà il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, il sottosegretario don Gianluca Marchetti e il responsabile del Servizio di Pastorale giovanile, don Riccardo Pinicerato. Il 5 settembre i Giovani del Mediterraneo saranno in Vaticano per l’udienza con Papa Leone XIV e il Pellegrinaggio giubilare.

Sono trascorsi due anni dall’istituzione del Consiglio e la situazione internazionale è rapidamente mutata: come sperate che si possano porre i giovani dinanzi alle sfide complesse che riguardano il Mediterraneo?

Mons. Essayan: Questo Consiglio dei Giovani ha numerosi punti forti: ha il sostegno di tutti i patriarchi e vescovi, ed è supportato anche dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Fondazione Mare Nostrum. Speriamo in una collaborazione più stretta tra giovani e pastori, perché i giovani hanno bisogno di capire il mondo anche attraverso il Vangelo. Il nostro compito è fornire loro gli strumenti.

Mons. Boutros: Prima pensavo che a separare il Libano dal resto fosse il mare, poi ho capito che il mare unisce. A dividerci è il razzismo, che non permette un dialogo tra pari. Oggi tanti europei rifiutano il discorso del Papa sull’accoglienza, ma siamo responsabili della produzione di armi e della fame in tanti Paesi. Il Mediterraneo è pieno di ferite di cui siamo responsabili.

Che giudizio date a quanto sta avvenendo a Gaza da un punto di vista umanitario?

M.E.: Niente può giustificare ciò che accade a Gaza. Neanche il 7 ottobre. Nulla giustifica il silenzio internazionale davanti a bambini che muoiono di fame. Non si può confondere Hamas con il popolo palestinese. Donne, uomini e bambini non sono merce. E nessuno ha parlato del diritto dei patriarchi di restare a Gerusalemme.

M.B.: Mi meraviglio del silenzio delle donne davanti alle immagini della madre palestinese con il figlio moribondo. Come possono accettarlo, restando in silenzio, così vicino alla loro terra?

E riguardo all’impatto del vicino conflitto sulla situazione del vostro Paese, il Libano?

M.E.: In Libano si parla solo dei missili, non della distruzione. Israele si difende, ma chi difende il Libano? Nessuno. Questa ingiustizia alimenta odio e violenza. I giovani devono mettere il valore umano sopra al guadagno.

Mons. Boutros, lei si è recato e si reca spesso in Siria, com’è la situazione?

M.B.: Nei villaggi yazidi le ragazze sono state vendute come schiave. Bambini siriani trafficati in Libano per organi o prostituzione. Il silenzio lungo la strada tra Hama e Aleppo è insopportabile. Apprezzo la politica interna europea, ma ho dubbi su quella estera: non si può vendere armi e poi parlare di democrazia.

M.E.: In Occidente la gente non si fa più domande sulle scelte dei propri governanti. Più avanza la globalizzazione, più ognuno pensa solo al proprio piccolo.

[Fonte: Sir; Foto: Siciliani-Gennari/SIR]