I media israeliani: il governo giocato da Hamas
Israele elabora il lutto degli attacchi del 7 ottobre e si interroga su come siano potuti accadere. Sui media nazionali si succedono analisi, ipotesi e denunce. "Hamas si è rivelato più furbo di noi", scrive The Times of Israel. Ne parla su Terrasanta.net, testata online della Custodia francescana di Terra Santa, il direttore Giuseppe Caffulli.
Una delle arti più sottili della mentalità musulmana è la Taqiyya (occultamento): il nascondersi, il velarsi come forma di difesa di fronte al nemico. Non è un caso che Hamas, a leggere oggi gli approfondimenti pubblicati sul giornale elettronico The Times of Israel, abbia «condotto una campagna durata anni per ingannare Israele facendogli credere che il gruppo non desiderasse un conflitto armato e potesse essere placato con incentivi economici per mantenere una relativa calma».
«Hamas – prosegue una fonte vicina all’organizzazione terroristica islamica, citata in un articolo pubblicato oggi dalla redazione del quotidiano – ha dato a Israele l’impressione di non essere pronto per la battaglia. Ha usato una tattica di intelligence senza precedenti per fuorviare Israele, dando l’impressione pubblica di non essere disposto a combattere o confrontarsi con Israele mentre si preparava per questa massiccia operazione».
Una tattica riuscita in pieno, dato che sabato gli uomini armati di Hamas hanno sfondato il confine di Israele, uccidendo più di 700 persone e catturando almeno 100 ostaggi a Gaza. Da mesi un migliaio di uomini si stava addestrando per l’attacco, ma contestualmente Hamas lavorava per convincere Israele di essere «più interessato a garantire agli abitanti di Gaza permessi di lavoro per entrare in Israele, dove avrebbero guadagnato salari più alti di quelli che avrebbero ottenuto nell’enclave».
A guardare i fatti, sembra che i servizi di sicurezza israeliani siano caduti nel tranello.
«Ci hanno fatto credere che volessero soldi» riporta una fonte israeliana.
L’ex consigliere per la sicurezza nazionale Yaakov Amidror ha dichiarato a Reuters che anche alcuni Paesi alleati dello Stato ebraico hanno creduto alla menzogna, dicendo a Gerusalemme che Hamas stava mostrando «maggiore responsabilità». «Abbiamo stupidamente iniziato a credere che fosse vero», ha dichiarato Amidror.
Ma questo basta a spiegare l’allentamento dei controlli lungo la barriera che chiude la Striscia di Gaza? Questo interrogativo agita il dibattito pubblico in Israele in queste ore di angoscia.
Come è possibile non avere contezza delle migliaia di razzi pronti a precipitare sul Paese? E come è stato possibile volare con deltaplani oltre il confine, sfondare la barriera con esplosivi, transitarvi in moto e addirittura ampliare il varco con i bulldozer?
Una fonte anonima della sicurezza israeliana – a quanto si apprende – ha affermato che le truppe al confine di Gaza non erano al completo perché alcune erano state trasferite in Cisgiordania «per proteggere i coloni israeliani».
Intanto un articolo pubblicato dal Wall Street Journal afferma che l’Iran avrebbe affiancato Hamas nel pianificare il suo attacco contro Israele durante un incontro a Beirut, avvenuto la settimana scorsa. Il piano era allo studio da agosto e nella capitale libanese si sarebbero tenuti diversi incontri a cui hanno partecipato membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche.
Dall’Egitto arriva poi la notizia che l’intelligence del Cairo aveva avvertito dell’imminenza di un attacco. Secondo la fonte, Gerusalemme avrebbe ignorato i ripetuti avvertimenti secondo cui il gruppo terroristico Hamas a Gaza avesse in corso «qualcosa di grosso».
(Fonte: Terrasanta.net - Giuseppe Caffulli; Foto: Middle East Monitor)