Il card. Pizzaballa a Betlemme, "questa nostra Terra Santa ha bisogno più di tutti di un vero Giubileo"

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La messa della Notte di Natale nella chiesa di Santa Caterina. "Oggi la rabbia impotente sembra paralizzare ogni cammino di speranza. Spiacevole sensazione di inutilità delle parole, anche quelle della fede, di fronte alla durezza della realtà, a una sofferenza che pare non voler finire".

BETLEMME, 25 DIC - "Non ho problemi quest’anno a riconoscere la mia fatica ad annunciare a voi che siete qui e a quanti da tutto il mondo guardano a Betlemme la gioia del Natale di Cristo". Sono di profondo significato spirituale e umano le parole pronunciate dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, nella messa della Notte di Natale nella chiesa di Santa Caterina a Betlemme. "Il canto degli Angeli, che cantano gloria, gioia e pace mi sembra stonato dopo un anno faticoso, fatto di lacrime, sangue, sofferenza, speranze spesso deluse e progetti infranti di pace e di giustizia. Il lamento sembra sopraffare il canto e la rabbia impotente sembra paralizzare ogni cammino di speranza".

"Mi sono chiesto più volte in queste ultime settimane come vivere, se non superare, questa fatica, questa spiacevole sensazione di inutilità delle parole, anche quelle della fede, di fronte alla durezza della realtà, alla evidenza di una sofferenza che pare non voler finire", ha osservato.

Pizzaballa ha detto che gli "sono però venuti in soccorso i pastori del Natale che, come me e i vescovi e i presbiteri di questa terra, vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Essi in quella notte, che è questa, hanno ascoltato gli angeli credendoci".

"E allora - ha proseguito - mi sono deciso ad ascoltare anche io, di nuovo, il racconto del Natale dentro il contesto sofferto nel quale ci troviamo, non molto diverso dal contesto di allora".

"Una volontà imperialistica di potenza governava allora il mondo e pensava di deciderne i destini, sociali ed economici - ha ricordato il patriarca -. Questa nostra Terra Santa in quel tempo era soggetta a giochi di interessi internazionali non meno di oggi. Un popolo di poveri viveva facendosi registrare, contribuendo con la propria fatica e il proprio lavoro al benessere di altri…. Eppure, senza lamentarsi, senza rifiutarsi, senza ribellarsi, Giuseppe e Maria vanno a Betlemme, disposti al Natale proprio lì. Rassegnazione la loro? Cinismo? Impotenza? Inettitudine? No! Era fede! E la fede, quando è profonda e vera, è sempre uno sguardo nuovo e illuminato sulla storia, perché 'chi crede, vede!'".

Secondo Pizzaballa, "noi vediamo in questo Bambino il gesto inedito e inaudito di un Dio che non fugge la storia, non la guarda indifferente da lontano, non la rifiuta sdegnato perché troppo dolorosa e cattiva ma la ama, la assume, vi entra con il passo delicato e forte di un Bambino appena nato, di una Vita eterna che riesce a farsi spazio, nella durezza del tempo, attraverso cuori e volontà disponibili ad accoglierla". E "il Natale del Signore è tutto qui: attraverso il Suo Figlio, il Padre si coinvolge personalmente nella nostra storia e se ne carica il peso, ne condivide la sofferenza e le lacrime fino al sangue, e le offre una via di uscita di vita e di speranza".

"Egli però - ha aggiunto - non vi entra in concorrenza con gli altri potenti di questo mondo. La potenza dell’amore divino non è semplicemente più potente del mondo ma è diversamente potente". "I Cesari Augusti di questo mondo sono dentro il circolo vizioso della forza, che elimina a vicenda i nemici per crearne sempre di nuovi (e dobbiamo constatarlo amaramente ogni giorno). L’Agnello di Dio, invece, immolato e vittorioso, vince, perché vince davvero, guarendo alla radice il cuore violento dell’uomo, con l’amore disposto a servire e a morire, generando così vita nuova", ha sottolineato.

Per Pizzaballa, "anche noi possiamo e dobbiamo abitare questa nostra terra e vivere questa nostra storia: non costretti, però, e nemmeno rassegnati o, ancor meno, pronti a fuggire appena possibile. Noi siamo chiamati dagli Angeli di questa notte a viverla con fede e speranza". Da qui l'nvito a "scegliere e deciderci": "decidersi per Cristo e fare nostro lo stile di Betlemme, lo stile di chi è disposto a servire con amore e scrivere una storia di fraternità. Oppure assumere lo stile di Cesare Augusto, Erode e tanti altri, e scegliere di appartenere a chi presume di scrivere la storia con il potere e la sopraffazione". Ed è "il Bambino di Betlemme" che "ci chiede di non avere paura delle potenze di questo mondo, ma di perseverare nel cammino della giustizia e della pace".

"È vero: siamo pochi e forse anche insignificanti nelle costellazioni del potere e nello scacchiere dove si giocano le partite degli interessi economici e politici", ha riconosciuto il cardinale. Ma "sentiamo perciò rivolto particolarmente a noi l’invito che il Santo Padre ha fatto risuonare poche ore fa per tutta la Chiesa, varcando la soglia della porta santa e inaugurando così il Giubileo 2025: siamo pellegrini di speranza". E così, "proprio quest’anno, proprio qui, ha ancora più senso ascoltare il canto degli angeli che annunciano la gioia del Natale! Proprio ora ha senso ed è bello vivere l’Anno santo del Signore, anzi, l’Anno santo che è il Signore! Quel canto infatti non è stonato, ma rende stonati i rumori di guerra e la vuota retorica dei potenti!", ha affermato.

Pizzaballa ha spiegato che "l’anno del giubileo, secondo la tradizione biblica, è un anno speciale in cui vengono liberati i prigionieri, cancellati i debiti, le proprietà vengono restituite e anche la terra riposa. È un anno nel quale si fa esperienza della riconciliazione con il prossimo, si vive in pace con tutti e si promuove la giustizia. Un anno di rinnovamento spirituale, personale e comunitario".

"Avviene questo - ha proseguito - perché, con il giubileo, è Dio che per primo cancella tutti i debiti con noi. È l’anno della riconciliazione tra Dio e l’uomo, dove tutto si rinnova. E Dio vuole che tale riconciliazione si completi nel rinnovo della vita e delle relazioni tra gli uomini. È il mio augurio per questa nostra Terra Santa, che ha bisogno più di tutti di un vero giubileo".

"Abbiamo bisogno di un nuovo inizio in tutti gli ambiti della vita, di nuova visione, di coraggio di guardare al futuro con speranza, senza arrendersi al linguaggio della violenza e dell’odio, che invece chiudono ogni possibilità di futuro - ha detto ancora il patriarca di Gerusalemme -. Possano le nostre comunità vivere un vero rinnovamento spirituale. Che anche per noi in Terra Santa, dunque, ci sia questo nuovo inizio: che vengano rimessi i debiti, siano liberati i prigionieri, siano restituite le proprietà e si possano davvero iniziare con coraggio e determinazione percorsi seri e credibili di riconciliazione e di perdono, senza i quali non ci sarà mai vera pace".

Pizzaballa ha voluto infine "ringraziare i nostri fratelli di Gaza, che ho potuto nuovamente incontrare di recente. Rinnovo a voi, cari fratelli e sorelle, la nostra preghiera, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà. Non siete soli. Davvero voi siete un segno visibile si speranza in mezzo al disastro della totale distruzione che vi circonda. Ma voi non siete distrutti, siete ancora uniti, saldi nella speranza. Grazie della vostra meravigliosa testimonianza di forza e di pace!".

"Un pensiero va anche a voi cari fratelli e sorelle di Betlemme - ha quindi concluso -. Anche quest’anno per voi è stato un Natale triste, all’insegna dell’insicurezza, della povertà, della violenza. Il giorno più importante per voi, è vissuto ancora una volta nella fatica e nell’attesa di giorni migliori. Anche a voi dico: coraggio! Non dobbiamo perdere la speranza. Rinnoviamo la nostra fiducia in Dio. Lui non ci lascia mai soli".

[Fonte e Foto: Latin Patriarchate of Jerusalem]