Il custode di Terra Santa, "servono leadership che lavorino per riconciliare"
Padre Patton, "una soluzione politica alla questione palestinese. Road-map sui due Stati".
CITTÀ DEL VATICANO, 04 MAG - "Le ferite rimarranno a lungo; per essere risanate avranno bisogno di leadership illuminate, da una parte e dall'altra, che sappiamo lavorare per una riconciliazione". E' quanto afferma il padre custode di terra Santa, Francesco Patton, in un'intervista ai media vaticani sul conflitto in corso in Medio Oriente e sulle possibili vie d'uscita.
"In Europa nel Novecento si sono combattute due guerre mondiali con milioni di morti - ricorda -. Ma poi, invece di combattere per le risorse, si condivisero: questo fu il grande colpo di genio di Schuman, De Gasperi e Adenauer quando decisero di creare la Comunità del carbone e dell'acciaio. È un percorso che ha garantito all'Europa una stagione di pace. In questo momento non vedo la possibilità di far qualcosa di simile in Israele e Palestina, perché non c'è la condivisione dello stesso quadro culturale. L'Europa, bene o male, fino alla metà del Novecento, era un continente che faceva riferimento a valori cristiani e quindi anche ai valori della riconciliazione, della pace, della cooperazione e altri simili. Qui ora ci troviamo di fronte a culture che non sono così dialoganti tra di loro".
Sul fatto se torni in ballo la soluzione dei due Stati, per padre Patton "sicuramente adesso è più difficile che non dieci o vent'anni fa. Però, al tempo stesso, ora si è preso coscienza che la questione palestinese deve avere una soluzione politica. E quindi, il ritorno della teoria dei due Stati è legato anche al fatto che in questo momento credo non sia verosimile pensare a uno Stato unico". "Il come concretamente mettere in piedi il secondo Stato, quello di Palestina - perché uno c'è già, quello di Israele - ha bisogno sicuramente del contributo prima di tutto dei diretti interessati, cioè dei palestinesi. Non si può far lo Stato di Palestina sulla pelle dei palestinesi, perché questa operazione è già stata fatta a suo tempo e non ha funzionato. Vanno coinvolti. Bisogna poi che i Paesi più influenti - in primis gli Stati Uniti, ma anche i Paesi arabi del Golfo - aiutino a trovare la forma adatta. I problemi, si sa, sono risolvibili. A suo tempo Sharon, quando decise il ritiro dei coloni da Gaza, fu anche in grado di realizzarlo concretamente", aggiunge il padre custode.
E su come sia possibile oggi un'ipotesi del genere, "In Cisgiordania, se lo Stato di Israele accetta la soluzione dei due Stati, dovrà optare o per il ritiro dei coloni o per l'integrazione dei coloni in uno Stato palestinese, come in Israele c'è una componente di lingua araba nello Stato ebraico, o un'altra forma comunque da studiare", spiega il francescano.
"Sappiamo che i modelli statuali sono di tanti tipi, ce ne sono alcuni in cui si prevedono regioni autonome. Non è un qualcosa che si fa in pochi mesi, però non può neanche essere lasciato a una indeterminatezza da calende greche - conclude padre Patton -. Per dare anche una speranza ai palestinesi, bisogna anche fissare una data certa entro cui questo Stato comincerà ad esistere, e di conseguenza bisogna fissare una road-map. Ovviamente, prima però bisogna che la guerra finisca e bisogna che ci sia anche un sostegno a livello internazionale perché chi vive in Cisgiordania e ancor più chi vive a Gaza, si trova in difficoltà inimmaginabili".
(Photo Credits: Vatican News)