Il presidente iraniano Pezeshkian a Baghdad, primo viaggio ufficiale all’estero

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La visita è in programma oggi. Sarà accompagnato da una delegazione di alto livello, che farà tappa anche a Erbil. Prevista la firma di un memorandum di intesa riguardando la cooperazione e la sicurezza. Una missione prevista da tempo, poi rimandata per la morte del predecessore Ebrahim Raisi nello schianto del suo elicottero. Ne riferisce AsiaNews.

Il neo-presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha scelto l’Iraq come meta del suo primo viaggio ufficiale all’estero, a distanza di poco più di due mesi dalle elezioni che hanno sancito la vittoria del candidato della fazione “riformista”. Oggi, 11 settembre, egli è a Baghdad (poi a Erbil, nel nord) dove incontra le massime cariche del Paese per discutere di economica e di diplomazia (regionale e non) in una fase di profonde tensioni in Medio oriente legate alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza. E, in aggiunta, del cosiddetto “fronte nord” che vede impegnato lo Stato ebraico con Hezbollah, movimento sciita filo-Teheran, oltre agli attacchi in Yemen delle milizie ribelli Houthi alle navi in transito nel mar Rosso, con gravi ripercussioni per il commercio internazionale.

Accogliendo l’invito dell’omologo iracheno Mohammed Shia al-Sudani, il presidente Pezeshkian guida una delegazione di alto livello per una visita già programmata in passato dal predecessore Ebrahim Raisi, morto in un incidente di elicottero a maggio col ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian. Nel contesto del vertice le due delegazioni - seguendo i dettami della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, cui spetta l’ultima parola in tema di accordi internazionali e politica estera di Teheran - firmeranno un memorandum di intesa in materia di cooperazione e sicurezza.

Da quando è entrato in carica, Pezeshkian ha promesso di “dare priorità” al rafforzamento dei legami con i vicini della Repubblica islamica. Opposti da una sanguinosa guerra negli anni ‘80, cui sono seguite fasi di profonde tensioni, le relazioni fra Iran e Iraq, entrambi Paesi a maggioranza sciita, sono cresciute negli ultimi due decenni. Teheran è uno dei principali partner commerciali di Baghdad ed esercita una notevole influenza politica non solo nella capitale, ma anche in altre zone del Paese fra cui il sud a maggioranza sciita e il fronte nord, per mezzo di gruppi di potere e milizie armate. Anche nell’attuale Parlamento - e governo . è evidente la presenza di esponenti e partiti che fanno riferimento più o meno direttamente alla Repubblica islamica.

Nel marzo 2023 i due Paesi hanno firmato un accordo di sicurezza che copre il loro confine comune, mesi dopo che Teheran aveva colpito a più riprese e con crescente intensità i gruppi di opposizione curdi nel nord dell’Iraq. Da allora i vertici dei due Paesi hanno concordato di disarmare i gruppi ribelli curdi iraniani e di rimuoverli dalle aree di confine. Teheran accusa le fazioni combattenti e i movimenti di opposizione in esilio di importare armi e di aver fomentato le proteste del 2022, scoppiate dopo la morte in custodia della donna curda iraniana Mahsa Amini per mano della polizia della morale per non aver indossato correttamente l’hijab, il velo islamico.

Nel gennaio scorso Teheran ha lanciato un attacco mortale nella regione autonoma del Kurdistan, affermando di aver preso di mira un sito utilizzato dalle “spie del regime sionista (Mossad)”, con un riferimento nemmeno troppo velato a Israele. Il 7 settembre scorso un gruppo curdo iraniano in esilio ha dichiarato che uno dei suoi attivisti, Behzad Khosrawi, sarebbe stato arrestato nella città settentrionale di Sulaimaniyah e consegnato ai “servizi segreti iraniani”. Le forze di sicurezza locali Asayesh hanno affermato che Khosrawi è stato arrestato “perché non aveva la residenza” nella regione curda, negando ogni legame con “l’attivismo politico”.

[Questo articolo è stato pubblicato sul sito di AsiaNews, al quale rimandiamo; Photo Credits: AsiaNews]