Iran-Usa, vertice sul nucleare a Roma. Media, “conclusi i colloqui a Roma, clima costruttivo”. Teheran, “serve revoca sulle sanzioni”

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I colloqui nell’ambasciata dell’Oman a Roma. Presente anche il ministro degli Esteri Tajani. I primi colloqui si sono tenuti a Muscat il 12 aprile.

ROMA – Nell’Ambasciata omanita di Roma si sono conclusi i colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti con la mediazione dell’Oman. «Clima costruttivo», scrivono i media iraniani. L’obiettivo di Teheran, fa sapere Ali Shamkhani, l’alto consigliere della Guida suprema iraniana Ali Khamenei, è «un accordo equilibrato, non una resa». «Israele rappresenta l’unico ostacolo al raggiungimento di un Medioriente libero dalle armi nucleari», ha dichiarato il ministro degli Esteri Abbas Araghchi in un incontro alla Farnesina con l’omologo Tajani. Nel pomeriggio Teheran aggiunge: «Serve una revoca sulle sanzioni».

Il negoziato si incentra sul programma nucleare iraniano e quello di ieri a Roma è il secondo round di colloqui tra Teheran e Washington, ricorda il Corriere della Sera sul suo sito. La delegazione iraniana a Roma ha «piena autorità», spiega Shamkhani in un post su X, per arrivare a «un accordo basato su nove principi: serietà, garanzie, equilibrio, no alle minacce, rapidità, revoca delle sanzioni, rifiuto del modello Libia/Emirati Arabi Uniti, contenimento di attori destabilizzanti (come Israele) e facilitazione degli investimenti».

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei ha commentato ieri mattina: «La Repubblica Islamica dell’Iran ha sempre dimostrato, con buona fede e senso di responsabilità, il proprio impegno nella diplomazia come mezzo civile per risolvere le questioni, nel pieno rispetto degli alti interessi della nazione iraniana. Siamo consapevoli che non si tratta di un percorso agevole, ma affrontiamo ogni passo con la giusta prospettiva, basandoci anche sulle esperienze passate». 

A Roma l’inizio di nuovo dialogo indiretto

Baghei, convinto che una «pace duratura nasce da un dialogo sincero tra le nazioni, non dall’imposizione della forza», ha affermato che «la visita del ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi a Roma segna l’inizio di un altro ciclo di dialogo indiretto con gli Stati Uniti», mediato ancora una volta dal ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi, con la partecipazione di Steve Witkoff, inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti per l’Asia occidentale. 

Un appuntamento che arriva a distanza di una settimana dai primi colloqui indiretti sul nucleare ospitati a Mascate, e per il quale in città sono già scattate le misure di sicurezza. Prima di recarsi a Roma, il ministro degli Esteri dell’Iran ha visitato Mosca, dove è stato ricevuto dal presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. Le parti hanno discusso delle relazioni bilaterali, ma si sarebbero confrontate anche sul dossier relativo al nucleare. E dopo l’incontro di ieri a Roma, come riferiscono le agenzie di stampa iraniane, Abbas Araghchi si recherà a Pechino.

Tajani incontra Abbas Araghchi e Rafael Grossi

Pochi i dettagli sull’incontro. Secondo fonti diplomatiche citate dai media iraniani, la scelta della Capitale riflette la volontà dell’Iran di evitare luoghi considerati troppo politicizzati, preferendo una città europea percepita come più imparziale. «La decisione di ospitare i colloqui» fra Iran e Usa sul programma nucleare «a Roma è stata presa su suggerimento dell’Oman e di comune accordo tra Teheran e Washington. Le necessarie disposizioni sono state concordate tra i governi dell’Oman e dell’Italia», ha precisato Esmail Baghaei.

Intanto la Farnesina ha fatto sapere che il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani ha incontrato prima dei colloqui il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e successivamente il direttore generale della Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi. Intanto ieri sera il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani ha già ricevuto l’omologo omanita salutando con favore l’azione di mediazione svolta: «C’è il totale sostegno dell’Italia alla mediazione dell’Oman fra Usa e Iran». Da parte sua, Badr al-Busaidi ha espresso profondo apprezzamento per la disponibilità offerta dal governo italiano a facilitare il dialogo tra le parti in un ambiente sereno e produttivo. «Davanti alle numerose sfide politiche e securitarie in un contesto di forte volatilità regionale, l’Italia sia pronta ad accompagnare ogni ulteriore iniziativa in favore della pace e la stabilità internazionale» ha detto Tajani, forte della vicinanza con il direttore generale dell’Aiea. 

«Accolgo con favore il ruolo costruttivo dell’Italia nel sostenere la pace in un momento critico in cui la diplomazia è estremamente necessaria», ha dichiarato Grossi.

Le minacce di Israele e il peso di Trump

Nei giorni scorsi, dopo un incontro con Araghchi a Teheran definito «proficuo», Grossi aveva sostenuto che «la cooperazione con l’Aiea è indispensabile per fornire garanzie credibili sulla natura pacifica del programma nucleare iraniano, in un momento in cui la diplomazia è urgentemente necessaria». Ma il clima internazionale resta teso, come riporta anche il «New York Times», secondo cui il presidente Usa Donald Trump avrebbe «fermato un presunto attacco israeliano contro i siti nucleari dell’Iran programmato per il mese prossimo, preferendo puntare sulla diplomazia, attraverso i negoziati, per limitare il programma nucleare di Teheran». Stando al quotidiano statunitense, Trump ha informato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu della decisione di non sostenere un attacco del genere in occasione della sua recente visita alla Casa Bianca. Durante l’incontro, Trump aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero avviato negoziati con l’Iran per un accordo che gli impedisse di sviluppare armi nucleari. 

La trattativa

Funzionari israeliani, secondo il «New York Times», avevano elaborato piani per attaccare i siti nucleari iraniani a maggio chiedendo il sostegno militare degli Stati Uniti, e sarebbero stati ottimisti sulla possibilità di ottenere il via libera. L’obiettivo di Israele sarebbe quello di ritardare di un anno o più la capacità di Teheran di sviluppare un’arma nucleare. Secondo il media iraniano d’opposizione basato a Londra «Iran International», nel primo ciclo di colloqui indiretti con gli Usa in Oman, l’Iran avrebbe proposto un piano in tre fasi che mira a ridurre le tensioni sulla questione del nucleare in cambio della revoca delle sanzioni e dell’accesso ai beni congelati della Repubblica islamica.

I piani di attacco di Netanyahu

Per tutta risposta Israele non esclude la possibilità di attaccare nei prossimi mesi siti nucleari in Iran nonostante il presidente Donald Trump abbia detto al primo ministro Benjamin Netanyahu che per ora gli Stati Uniti non sono disposti a sostenere un attacco. Lo riferiscono i media israeliani citando Reuters che ha parlato con funzionari vicini al dossier. Negli ultimi mesi, Israele ha proposto all’amministrazione Trump una serie di opzioni per attaccare le strutture dell’Iran, alcune delle quali con tempistiche che vanno dalla tarda primavera all’estate, affermano le fonti. I piani includono un mix di attacchi aerei e operazioni di commando di diversa ampiezza, che potrebbero rallentare di pochi mesi, un anno o più la capacità di Teheran di trasformare il suo programma nucleare in un’arma.

[Fonte: Corriere della Sera; Foto: Rights Reporter]