La Corte internazionale di giustizia ha emesso ieri l'atteso parere consultivo sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania in cui afferma che l'occupazione pluridecennale dei territori palestinesi da parte di Israele è “illegale” e deve cessare “il più rapidamente possibile”. Nel presentare le conclusioni della Corte dell'Onu, il presidente Nawaf Salam ha affermato che Israele deve risarcire i palestinesi per i danni causati, aggiungendo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'Assemblea Generale e tutti gli Stati hanno l'obbligo di non riconoscere l'occupazione di Israele come legale. Rigettando queste conclusioni il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto affermando che il popolo ebraico non può essere considerato un occupante in quella che ha definito la sua patria storica.
ActionAid accoglie con favore la dichiarazione della Corte internazionale di giustizia, che ha giudicato illegittima la continua occupazione del territorio palestinese da parte del governo israeliano. La Corte internazionale di giustizia ha concluso che il trattamento riservato da Israele ai palestinesi nei territori occupati costituisce una discriminazione sistematica e che la sua legislazione e le sue misure in Cisgiordania e a Gerusalemme Est violano le convenzioni internazionali che vietano l'apartheid.
"Ogni singolo giorno, i nostri colleghi, i nostri partner e le persone che sosteniamo nei territori palestinesi occupati subiscono il trauma di vivere sotto una brutale occupazione che limita severamente i loro diritti e le loro libertà fondamentali - solo perché sono palestinesi - e si traduce in un effettivo controllo militare su tutti gli aspetti della loro vita - si legge in una nota di ActionAid -. Il verdetto afferma il diritto fondamentale dei palestinesi all'autodeterminazione e a vivere liberi dalla violenza e dalla discriminazione, che è stato loro negato per troppo tempo".
La Corte ha concluso che il governo israeliano deve porre fine alla sua presenza illegale nei territori palestinesi occupati, cessare tutte le attività di insediamento - che ha giudicato in violazione del diritto internazionale - e risarcire i palestinesi colpiti. ActionAid chiede a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di sostenere il verdetto.
Anche per Sally Abi Khalil, direttore regionale di Oxfam per il Medio Oriente, “è una pronuncia storica che mette a nudo le azioni criminali di Israele, che hanno negato i diritti dei palestinesi per decenni. Ogni aspetto dell’occupazione è illegale: gli insediamenti e le azioni dei coloni, negare l’accesso all’acqua e l’uso delle risorse naturali palestinesi. La Corte internazionale di giustizia non lascia spazio ad alcun dubbio sul fatto che Israele ha annesso illegalmente ampie parti della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e che i palestinesi devono essere risarciti per quanto commesso dal 1967”.
“La Corte ha confermato inoltre che Israele sta attuando una vera e propria apartheid in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, che è uno dei più gravi crimini internazionali”, ha aggiunto Abi Khalil: “Per questo, adesso è più che mai urgente porre fine all’occupazione, smantellando gli insediamenti e consentendo la completa autodeterminazione del popolo palestinese”. “La comunità internazionale non può continuare a ignorare le sentenze riguardanti le politiche illegali e le pratiche disumane attuate da Israele”, ha denunciato il direttore regionale di Oxfam per il Medio Oriente, secondo cui “il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve agire prima possibile per porre fine all’impunità di cui Israele ha goduto per decenni”.
Secondo il portale Moked/Pagine Ebraiche, a Gerusalemme non si facevano troppe illusioni sulla sentenza della Corte internazionale di giustizia nel merito delle "conseguenze legali dell’occupazione dei territori palestinesi". Come previsto, l’organismo con sede all’Aia si è espresso duramente contro lo Stato ebraico. "L’espansione dell’occupazione è basata sulla confisca di terra" ai danni dei palestinesi ed è in violazione delle legge internazionale, ha decretato l’Alta Corte, sostenendo che Israele abbia fallito "sistematicamente" nel prevenire "la violenza dei coloni" e di fatto non abbia mai smesso di "occupare" anche la Striscia di Gaza, nonostante il suo ritiro del 2005. Il criterio "non è la presenza fisica", ha deliberato il tribunale, "ma la capacità di Israele di esercitare la propria autorità sulla Striscia e sui confini di terra, mare e cielo" e sulle "restrizioni a beni e persone".
Intanto il britannico Guardian scrive che Gaza è ricoperta da circa 40 milioni di tonnellate di macerie. Gaza avrà bisogno di 600 milioni di dollari per rimuovere le macerie, e il processo di rimozione potrebbe richiedere più di 15 anni, calcolando una media di 100 camion al giorno. A Gaza sono stati danneggiati più di 173.297 edifici (più della metà degli edifici della Striscia). La maggior parte delle macerie nella Striscia di Gaza non sarà riciclabile.
Le Nazioni Unite stimano che la ricostruzione degli edifici danneggiati nella Striscia di Gaza richiederà fino al 2040 e costerà più di 40 miliardi di dollari. Sempre le Nazioni Unite affermano che 44 anni di sviluppo a Gaza sono stati cancellati e che la qualità dei servizi sanitari, educativi e di assistenza sociale nella Striscia di Gaza è tornata al livello del 1980. La distruzione a Gaza è a livelli inimmaginabili. Non c'è un solo edificio a Khan Younis che non sia stato danneggiato. L'intera topografia della città è cambiata.
[Photo Credits: Ius in itinere]