Nella Siria del dopo Assad raid di Usa, Turchia e Israele
Netanyahu, "la caduta di Assad risultato dei nostri colpi all'Iran e a Hezbollah. E' una giornata storica per il Medio Oriente: il regime siriano era un anello della catena del male. La sua caduta potrebbe favorire il ritorno dei rapiti".
Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, che ha trovato rifugio in Russia, gli Stati Uniti hanno comunicato di aver colpito più di 75 obiettivi dello Stato islamico in Siria. La Turchia ha preso di mira le postazioni curde, mentre Israele è avanzato nella zona cuscinetto che divide i due Paesi. Nel frattempo, sottolinea AsiaNews Abu Mohammed al-Julani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham che ha guidato la liberazione dal regime, ha descritto la caduta di Assad come un’opportunità per trasformare la Siria in un "faro per la nazione islamica".
"È un giorno storico per il Medio Oriente: il regime di Assad è un anello centrale della catena del male di Iran, questo regime è caduto. Questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inflitto all'Iran e a Hezbollah, i principali sostenitori del regime di Assad. Questo ha creato una reazione a catena in tutto il Medio Oriente di tutti coloro che vogliono liberarsi da oppressione e tirannia", ha dichiarato il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in visita ieri mattina al Monte Bental nel Golan, da dove si vede la Siria. "Questo crea nuove opportunità, molto importanti per Israele, ma non privo di rischi", ha aggiunto.
"Noi agiamo prima di tutto per proteggere il nostro confine. Quest'area (la Linea Alpha tra Siria e Israele) è stata controllata per quasi 50 anni come zona cuscinetto che era stata concordata nel 1974 con l'accordo di separazione delle forze: questo accordo è crollato, i soldati siriani hanno abbandonato le loro posizioni", ha quindi affermato il premier israeliano in una nota diffusa dal suo ufficio. "Monitoreremo da vicino gli sviluppi. Faremo quello che è necessario per proteggere il nostro confine e garantire la nostra sicurezza", ha aggiunto.
"La caduta del regime di Assad in Siria potrebbe favorire il ritorno degli ostaggi", ha anche dichiarato Netanyahu durante un incontro con le famiglie degli ostaggi a Gerusalemme. Il premier ha parlato separatamente a due gruppi di parenti: il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che rappresenta la maggior parte dei familiari, e il Forum Tikva, che rappresenta una minoranza più favorevole alla sua gestione della guerra.
Intanto ieri mattina le Israel Defense Forces (Idf) hanno dispiegato nuove unità "nella zona cuscinetto e in diversi altri luoghi necessari per la sua difesa, per garantire la sicurezza delle comunità delle Alture del Golan e dei cittadini di Israele". Questa un'altra delle prime reazioni ufficiali da parte di Israele davanti al crollo del regime di Bashar Assad in Siria.
Con la fuga all’estero del presidente siriano, cala il sipario su un sistema di potere che ha fatto della minoranza alauita, la stessa a cui appartiene la famiglia Assad, l’architrave di un regime nato negli anni Sessanta nel segno del partito socialista panarabo Ba’ath, ma poi trasformatosi nel regno personale degli Assad.
Presidente prima di Bashar Assad (2000-2024) è stato il padre Hafez Assad (1971-2000). Sia per motivi di appartenenza etnica (gli alauiti sono un gruppo di derivazione sciita) sia ideologica (il partito Ba’ath è socialista e non religioso), gli Assad hanno sempre identificato nell’islam politico di scuola sunnita il loro principale nemico. Nemico che, tanto il padre quanto il figlio, hanno combattuto con violenza senza pari.
Negli ultimi dodici anni (dallo scoppio cioè della primavera araba), con il sostegno attivo dell’Iran, di Hezbollah e della Russia, Bashar Assad ha sterminato oltre mezzo milione di suoi concittadini mentre secondo dati Unhcr i profughi siriani sono oltre la metà della popolazione: circa 7 milioni di sfollati interni e non meno di cinque milioni all’estero. Non è dunque un caso che a provocare il crollo del regime sia stata l’insorgenza sunnita con il sostegno della Turchia, paese che da solo ospita più di tre milioni di rifugiati siriani.
La caduta di Assad, sottolinea il portale Moked/Pagine Ebraiche, "è un brutto colpo per l’Iran che perde un alleato importante e la fine di un nemico per Israele che però non festeggia". Al di là di quanto dichiara Netanyahu, infatti, "il domani della Siria è incerto e l’ingresso del paese nell’orbita della Turchia e della Fratellanza musulmana è pieno di incognite per lo stato ebraico".
"Sottolineiamo che le Idf non stanno interferendo con gli eventi interni della Siria", si legge ancora nella nota delle forze armate israeliane. "Le Idf continueranno ad operare finché sarà necessario per preservare la zona cuscinetto e difendere Israele e i suoi civili".
[Foto: Moked/Pagine Ebraiche]