La giornalista Cecilia Sala arrestata in Iran
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Dal 19 dicembre prigioniera del regime. La mobilitazione di politica, giornalismo e associazioni.
Cecilia Sala, giornalista del Foglio e autrice del podcast quotidiano Stories per Chora Media, è stata arrestata giovedì 19 dicembre a Teheran dai servizi di sicurezza iraniani. Attualmente Sala si trova in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, la stessa in cui il regime detiene i dissidenti arrestati, e in cui ha trascorso 45 giorni anche la travel blogger romana Alessia Piperno, liberata nel novembre 2022.
Secondo quanto scritto da Chora Media su Instagram, la giornalista “era partita il 12 dicembre da Roma con un regolare visto giornalistico e tutte le tutele di una professionista in trasferta” ed era andata in Iran per realizzare una serie di interviste per il suo podcast, Stories. Sala “sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto”, ha aggiunto Chora Media.
La notizia dell’arresto è stata mantenuta riservata finora su richiesta dei negoziatori italiani, riferisce Internazionale. Le trattative con il governo iraniano per la sua liberazione sarebbero in corso da giorni. Secondo fonti diplomatiche, Sala sarebbe “in buone condizioni fisiche” ed è “molto determinata a difendere il suo lavoro”.
Il New York Times ha scritto che recentemente le autorità iraniane hanno arrestato cittadini stranieri o con doppia nazionalità nel quadro di “una politica deliberata per ottenere concessioni da paesi stranieri, tra cui lo scambio di prigionieri”. “Un giorno prima dell’arresto di Sala in Iran”, scrive il New York Times, “la polizia di Milano ha dichiarato di aver arrestato un uomo iraniano di 38 anni che gli Stati Uniti hanno accusato di aver fornito componenti per droni ai guardiani della rivoluzione islamica, la principale forza militare del paese”.
La polizia italiana in un comunicato ha detto che “l’uomo rischia l’estradizione negli Stati Uniti”. Il comunicato non riporta il nome dell’uomo arrestato, ma qualche giorno prima il dipartimento di giustizia statunitense aveva accusato “due uomini di aver fornito illegalmente parti utilizzate in un attacco con droni compiuto a gennaio dalla milizia sostenuta dall’Iran in una base militare americana in Giordania e in cui erano morti tre militari statunitensi”.
"Il giornalismo non si arresta. È inaccettabile , è un attacco all’informazione esercizio di libertà. Si faccia tutto il necessario per liberare Cecilia in tempi brevi. Abbiamo bisogno del suo modo di informare e raccontare storie": così l'associazione Libera, presieduta da don Luigi Ciotti, ha commentato ieri l'arresto di Cecilia Sala.
Ma molte altre sono le reazioni al suo fermo, annunciato in una nota dal ministero degli Affari Esteri. Tra gli altri il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che "l’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada". Il ministro ha anche aggiunto che le trattative con l’Iran "non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare, ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello". Ieri, ha reso noto la Farnesina, la giornalista è stata visitata dall’ambasciatrice italiana Paola Amadei.
"Il giornalismo non è un crimine. Riportiamo a casa Cecilia Sala", si legge sulla home page del Foglio, testata con la quale Sala collabora da vari anni. "L’Iran, con l’arresto di Cecilia, ha scelto di sfidare non una giornalista, non un giornale, non una testata, ma tutto quello che l’occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà", sostiene il direttore Claudia Cerasa.
"Non è il momento di essere retorici, non è il momento di ricordare cos’è la repubblica degli ayatollah, non è il momento di ricordare l’irresponsabilità di chi ha provato a considerare un regime islamista in grado di diventare moderato", aggiunge Cerasa. È invece il momento di "ricordare l’ovvio". E cioè che "l’Iran vuole utilizzare la vita di Cecilia per mostrare quanto è forte il regime".
[Foto: Internazionale/Mirco Toniolo Errebi, Agf]