L’affaire Sleiman: il Libano schiacciato tra guerra regionale e conflitti confessionali
Un omicidio politico rischia di accrescere l’instabilità in Libano, già minacciato da una possibile operazione militare israeliana nel contesto della guerra di Gaza. Pascal Sleiman – coordinatore nella provincia di Jbeil delle Forze Libanesi (FL), il più importante partito cristiano maronita del Paese – è stato rapito e assassinato a Beirut, prima di essere traportato in Siria.
Inizialmente presentato come un crimine comune, l’omicidio – la cui dinamica ricorda quella di Elias Hasrouni, morto in circostanze misteriose lo scorso agosto – ha scatenato l’indignazione e la protesta di una parte della società libanese contro il presunto mandante dell’attentato, cioè il movimento sciita Hezbollah sostenuto da bande siriane.
Come ricorda Middle East Eye, durante la guerra civile del 1975-1990, le Forze Libanesi, «alleatesi con Israele quando quest’ultimo invase la zona meridionale del Paese nel 1982» erano «parte di un più ampio fronte cristiano e di destra che combatteva contro un blocco formato da palestinesi, musulmani e forze laiche di sinistra». Hezbollah, profondamente ostile a Israele, è quindi «ostinatamente opposto alle FL, anche se le due formazioni «si sono scontrate di rado» preferendo condurre «battaglie separate».
L’affaire Sleiman rischia quindi di riaprire da una parte lo scontro settario tra musulmani e cristiani e dall’altra quello tra libanesi e migranti siriani, accusati di «sfruttare le poche risorse economiche del Paese». Per scongiurare l’escalation è dovuto intervenire addirittura il patriarca maronita Bechara al-Rai, che celebrerà le esequie di Sleiman. Eppure, nota il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, l’intervento di al-Rai sembra in qualche modo «conferire al caso una dimensione politica che va al di là delle abiette motivazioni addotte dalle autorità».
Nel frattempo, incombe la minaccia di una offensiva dell’esercito israeliano nel Paese, ulteriormente rafforzata dopo l'attacco dell'Iran allo Stato ebraico. Al Jazeera, intervistando analisti e militari libanesi, sostiene che il temporaneo ritiro delle IDF da Gaza potrebbe far presagire che Israele stia preparando un’operazione militare nel sud del Libano contro Hezbollah. Stando alle fonti, è assai probabile che l’offensiva sarà di tipo aereo: colpire gli obiettivi tramite caccia F-16 e droni è infatti molto meno rischioso che avviare un’invasione terrestre in un territorio che Hezbollah conosce benissimo. Non è tuttavia da escludere qualche limitata incursione dell’esercito fino al fiume Litani (ossia la vecchia “zona cuscinetto” del 1978), ma ad ogni modo non ci sarà nessuna operazione su larga scala.
(Questo articolo di Mauro Primavera è stato pubblicato sul sito della Fondazione Oasis, al quale rimandiamo; Photo Credits: Middle East Eye)