LIBRI / Della Pergola, cosa significa essere ebrei oggi
Fare chiarezza e dare gli elementi di base per la discussione sull’ebraismo contemporaneo, contrastando con le informazioni pregiudizi e distorsioni. Sono gli obiettivi, spiega a Pagine Ebraiche il demografo Sergio Della Pergola, del suo ultimo lavoro: Essere ebrei oggi. Continuità e trasformazioni di un’identità. Un saggio appena pubblicato da Il Mulino, presentato a Roma (ieri in collaborazione con la Comunità ebraica locale) e in diverse città italiane.
Le domande filo-conduttore di un saggio «basato su studi sociali empirici», tiene a sottolineare Della Pergola, sono tre: qual è l’essenza dell’ebraismo? Attraverso quali contenuti si manifesta l’identificazione ebraica? Come si manifesta l’identificazione ebraica individuale e collettiva?
«Ho cercato di organizzare il lavoro in maniera molto semplice, analizzando il che cosa, cioè l’ebraismo, secondo gli ebrei, è più una religione, un’etnia, una cultura, una discendenza? Poi c’è il perché: quali sono i motivi centrali della nostra vicinanza o meno all’ebraismo e quindi la Shoah, l’antisemitismo, Dio, Israele. E infine il come: ci si identifica come più religiosi, meno osservanti, più affiliati o meno». Domande che aiutano a dare un quadro di come il mondo ebraico, tutt’altro che monolitico, si percepisca. E aiutano il pubblico a capire meglio le differenze interne all’ebraismo.
Per Della Pergola, docente emerito dell’Università Ebraica di Gerusalemme, i poli principali in cui si divide l’ebraismo contemporaneo sono due: Israele e il mondo ebraico americano. La Diaspora europea viene definita provocatoriamente dal demografo «il terzo mondo», perché «tende ad assecondare uno degli altri due poli, oggi sempre più in collisione. È da Israele o dagli Stati Uniti che arrivano le idee e le tendenze. Sono i due centri propulsori in forte concorrenza fra loro».
E dopo il 7 ottobre parte di questa competizione si è acuita. «Quando vedi che negli Usa una certa parte della leadership della protesta contro Israele sono giovani ebrei ti fa chiedere dove sia la solidarietà». Una solidarietà invece che in altre comunità ebraiche rappresenta un elemento centrale, in particolare a Israele. Anche per questo, sottolinea della Pergola, «lo stato degli ebrei ha una grande responsabilità nei confronti della Diaspora. Un tempo era dalle comunità ebraiche del mondo che veniva il sostegno, oggi è l’inverso. Israele è il luogo con le maggiori risorse e forze. Certo, deve pensare ai suoi interessi, soprattutto in contingenze di grave rischio e pericolo come dopo il 7 ottobre. Ma non può ignorare i riflessi del suo agire sulla Diaspora, come accaduto in questi anni».
Nel saggio Della Pergola spiega tutti questi equilibri, ricordando poi la forze negativa dell’antisemitismo, «che colpisce tutti, senza eccezioni di denominazione: ortodossi, haredi, reform». Anche per questo è importante, conclude, ricostruire i fili identitari e interrogarsi su quali siano le principali sfide per il futuro ebraico.
[Questo articolo è stato pubblicato sul portale Moked/Pagine Ebraiche, al quale rimandiamo]