Medio Oriente senza tregua: bombe sullo Yemen e su Gaza
Raid israeliani su Yemen e Gaza. Mentre Hamas e Tel Aviv si scambiano accuse sullo stallo dei negoziati per la tregua, le condizioni nella Striscia peggiorano: quattro neonati morti di freddo. Questo il punto di Alessia De Luca per l'ISPI.
Le Nazioni Unite hanno denunciato “l’escalation nelle ostilità” tra i ribelli Houthi (Ansar Allah), dello Yemen e Israele, all’indomani di un massiccio bombardamento delle forze armate israeliane (Idf) nel paese del Golfo. Nella giornata di giovedì, le Idf hanno colpito diversi obiettivi collegati al movimento armato ritenuto vicino all’Iran, tra cui l’aeroporto internazionale della capitale Sana’a in cui si trovava il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus. I media locali, controllati dagli Houthi hanno riferito che almeno sei persone sono state uccise nei raid. Ghebreyesus si trovava nel paese per negoziare il rilascio del personale delle Nazioni Unite detenute dagli Houthi e valutare la situazione umanitaria. Non è chiaro se le autorità israeliane fossero a conoscenza della sua presenza nell’aeroporto in quel momento. “Siamo determinati a tagliare fuori questo braccio terroristico dell’asse del male che fa capo all’Iran – ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aggiungendo che lo Stato ebraico è solo all’inizio della sua campagna: “Persisteremo finché [gli Houthi] non rappresenteranno più un pericolo per Israele”. Sul fronte libanese intanto, l’esercito israeliano ha compiuto un’incursione via terra nella regione di Wadi al-Hujeir, nel sud del Libano. Unifil, la missione di peacekeeping delle Nazioni unite nel paese, ha chiesto il ritiro delle forze israeliane, accusandole di violazione dell’accordo di cessate il fuoco firmato lo scorso 27 novembre. Intanto, a Herzliya, città costiera israeliana, una donna di circa 80 anni, gravemente ferita in un attacco terroristico a coltellate, è deceduta. L’aggressore è stato colpito con armi da fuoco dalle guardie di sicurezza ed è stato successivamente arrestato dalla polizia.
Yemen: bombe su Hodeida e San’a?
Oltre all’aeroporto, i raid israeliani hanno colpito anche diverse infrastrutture militari nei porti di Hodeidah, Salif e Ras Kanatib sulla costa occidentale e le centrali elettriche di Hezyaz e Ras Kanatib. La reazione delle milizie armate non si è fatta attendere: gli Houthi hanno dichiarato di essere pronti a rispondere “all’escalation con l’escalation”, e questa mattina hanno rivendicato un attacco missilistico contro l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Sulla dinamica dell’attacco, però, le versioni sono contrastanti; Israele afferma che il missile è stato abbattuto con successo dalle difese aeree e non ci sono state segnalazioni di impatti all’aeroporto. Gli arrivi dei voli sarebbero stati bloccati per 30 minuti. Dall’inizio del conflitto a Gaza, il movimento Ansar Allah ha ripetutamente lanciato droni e missili verso Israele in quello che descrive come un atto di solidarietà con i palestinesi. Sabato scorso l’esercito israeliano non è riuscito a intercettare un missile proveniente dallo Yemen, caduto nella zona di Tel Aviv, a Jaffa, ferendo 14 persone. Inoltre un anno di attacchi gli Houthi sono riusciti ad interrompere le rotte di spedizione internazionali lungo il Mar Rosso costringendo le aziende a deviare verso viaggi più lunghi e costosi, alimentando sull’inflazione globale.
A Gaza uccidono il gelo e le bombe?
Proseguono intanto anche i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza dove almeno 53 persone sono intrappolate sotto le macerie di un edificio che ospitava sfollati nel quartiere di Sheikh Radwan, a nord di Gaza City. In un altro raid, quattro persone sono state uccise in un quartiere nel sud-est di Gaza City, e due palestinesi sono morti in un attacco aereo contro una terza abitazione a Sabra, nel centro della capitale, dove si contano, secondo le informazioni diffuse dalle autorità di Hamas, anche 20 feriti e 7 dispersi. Intanto il significativo calo delle temperature che hanno raggiunto gli zero gradi centigradi miete le sue vittime: sono quattro finora i neonati morti di freddo e mentre sembrano allontanarsi ancora una volta le speranze di un cessate il fuoco che consenta anche la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, le operazioni di Israele non si fermano. La tv palestinese Al-Quds ha denunciato che cinque suoi giornalisti sono stati uccisi in un raid su Nuseirat, nel centro dell’enclave. I cinque reporter, colpiti mentre viaggiavano su un furgone, sono morti “mentre svolgevano il loro dovere giornalistico e umanitario” ha denunciato l’emittente.
Tregua: speranza tradita?
Intanto mentre sfumano le speranze di una tregua, Hamas e Israele si accusano a vicenda di aver bloccato le trattative. E sempre nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha ordinato al personale medico e ai pazienti di lasciare i locali dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia – unico dei tre ospedali nel nord dell’enclave ancora parzialmente funzionante e all’interno del quale si trovano ancora una novantina di pazienti. All’inizio della settimana, il ministero della Salute di Gaza aveva dichiarato che i bombardamenti israeliani stavano prendendo di mira tutti i reparti dell’ospedale “24 ore su 24 senza sosta”. Negli ultimi giorni, i direttori dell’ospedale hanno lanciato appelli disperati chiedendo protezione, ma ancora ieri cinque membri dello staff dell’ospedale sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano. Un’inchiesta del New York Times ha rivelato che l’esercito israeliano avrebbe allentato le regole di ingaggio per colpire i combattenti di Hamas, contribuendo cosi ad aumentare il numero di vittime civili nella Striscia.
Il commento di Eleonora Ardemagni, ISPI Senior Associate Research Fellow
“L’unica certezza è che il nuovo epicentro dello scontro post-7 ottobre fra Israele, Iran e alleati è il nordovest dello Yemen, controllato dagli houthi. Lo stesso territorio che l’Arabia Saudita ha bombardato dal 2015 per otto anni e di cui gli Stati Uniti colpiscono i siti militari, entrambi con scarsi risultati. Possono i bombardamenti di Israele fare la differenza? Dipende da troppi fattori per valutarlo ora. L’aviazione israeliana si è fin qui focalizzata sulle infrastrutture civili per colpire le capacità militari del gruppo e, con i porti, le sue fonti finanziarie. Ciò metterà in ulteriore difficoltà l’economia del paese, unendo però gli yemeniti contro l’attacco esterno. È già accaduto quando a bombardare erano i sauditi. Se Israele colpisse, come ventilato, la leadership degli houthi, si tratterebbe di un colpo duro, ma che potrebbe non essere distruttivo per il gruppo: Abdel Malek Al Houthi, che non si mostra mai in pubblico, è già la seconda guida del movimento d’impronta familiare: il fratellastro Husayn, il fondatore, fu ucciso nel 2004 dall’esercito yemenita. Israele è consapevole che il confronto diretto con gli houthi sarà molto insidioso, data la spregiudicatezza del gruppo, la distanza geografica, la morfologia del nord dello Yemen e il numero di variabili regionali coinvolte”.
[Fonte e Foto: ISPI]