Messaggio di Natale dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, "Gesù allontani le tenebre di morte che avvolgono la Terra Santa"
La festa del Natale di Gesù giunge quest’anno mentre un nuovo tempo di calamità si è abbattuto “nella terra di nascita di Nostro Signore”. Un tempo in cui gli orrori della guerra seminano “miseria e dolore inconsolabili” tra innumerevoli famiglie di tutta la regione. Eppure, proprio in un mondo così “il Signore stesso è nato per darci speranza”, più di duemila anni fa. Anche quando è nato Gesù c’erano “l’uccisione dei bambini e l’occupazione militare”.
In quel tempo Cristo stesso “è nato e vissuto in mezzo a grandi sofferenze” e “ha sofferto per noi, fino alla morte di croce, affinché la luce della speranza risplendesse nel mondo, vincendo le tenebre”. Anche oggi, nel tempo di nuove sciagure che dilaniano interi popoli, la speranza per tutto il mondo può rinascere da Betlemme, “estendendosi da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra”, per ridare luce anche a coloro che ora sono “nelle tenebre e nell’ombra della morte”. Lo ricordano i Capi e i Patriarchi delle Chiese di Gerusalemme nel loro messaggio di Natale, diffuso ieri giovedì 21 dicembre. Un messaggio, riporta l'agenzia vaticana Fides, che quest’anno rende testimonianza al mistero gaudioso della nascita di Gesù e alla forza reale e audace della speranza cristiana abbracciando tutto il dolore che spezza i cuori di moltitudini di uomini, donne, vecchi e bambini nella terra di Gesù Cristo, “Principe della pace”.
Negli ultimi due mesi e mezzo – ricordano Capi e Patriarchi delle Chiese - “la violenza della guerra ha portato a sofferenze inimmaginabili per milioni di persone nella nostra amata Terra Santa”. Per coloro che si trovano nel bel mezzo dei suoi “continui orrori”, la speranza “sembra lontana e irraggiungibile”.
Eppure – proseguono i Capi cristiani di Gerusalemme “è in questo mondo che il Signore stesso è nato per darci speranza”. Anche durante “il primo Natale la situazione non era molto diversa da quella di oggi. Così la Beata Vergine Maria e San Giuseppe ebbero difficoltà a trovare un luogo per la nascita del loro figlio. C'era l'uccisione dei bambini. C'era l'occupazione militare. E c'era la Sacra Famiglia che veniva sfollata come rifugiata. All'esterno, non c'era motivo di festeggiare se non la nascita del Signore Gesù”.
Proprio in mezzo a tanto peccato e dolore – prosegue il messaggio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese, citando i Vangeli – “l'Angelo apparve ai pastori annunciando un messaggio di speranza e di gioia per tutto il mondo”. Nella nascita di Gesù, “l'Onnipotente è venuto a noi come Immanuel, ‘Dio con noi’, per salvarci, redimerci e trasformarci. In questo modo si sono realizzate le parole del profeta Isaia: "Il Signore mi ha consacrato con l'unzione... per portare il lieto annuncio agli oppressi, per fasciare il cuore spezzato, per proclamare la libertà ai prigionieri e la liberazione ai carcerati, per proclamare l'anno di grazia del Signore”. Cristo stesso “è nato e vissuto in mezzo a grandi sofferenze. Anzi, ha sofferto per noi, fino alla morte di croce, affinché la luce della speranza risplendesse nel mondo, vincendo le tenebre”.
Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme denunciano nel loro messaggio “tutte le azioni violente”. Invitano “le persone di questa terra e di tutto il mondo a cercare le grazie di Dio per imparare a camminare gli uni con gli altri sui sentieri della giustizia, della misericordia e della pace”, e “i fedeli e tutti coloro che sono di buona volontà a lavorare instancabilmente per il sollievo degli afflitti e per una pace giusta e duratura in questa terra che è ugualmente sacra alle tre fedi monoteiste. Così concludono Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme “la speranza del Natale nascerà ancora una volta, iniziando a Betlemme ed estendendosi da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra, realizzando così le confortanti parole di Zaccaria, secondo cui 'verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace'".
(Fonte: Fides; Foto: Patriarcato Latino di Gerusalemme)