Nasrallah ucciso in Libano: l'annuncio di Israele
L'esercito israeliano annuncia l’uccisione di Nasrallah, leader politico di Hezbollah da più di trent’anni. È l’atto finale dell’escalation, ma apre la strada a scenari imprevedibili. Questo il punto di Francesco Petronella per l'ISPI.
“Hassan Nasrallah non potrà più terrorizzare il mondo”. Sono queste le parole usate in un post sui social dalle Forze di difesa israeliane (IDF) per confermare l’uccisione in un raid del segretario generale di Hezbollah, il partito-milizia libanese oggetto nelle ultime due settimane di un’intensa campagna di raid da parte dello Stato ebraico. Il movimento sciita, politicamente legato all’Iran e considerato uno dei suoi più importanti asset nella regione, non ha confermato nell’immediato la notizia, iniziata a circolare già nella serata di venerdì. Si tratta, in ogni caso, del culmine di un’escalation iniziata la scorsa settimana con le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie in possesso di vari esponenti di Hezbollah, che hanno provocato vittime e feriti anche tra i civili. In seguito, Israele ha avviato una massiccia campagna di bombardamenti nel Paese dei Cedri, continuando a eliminare vertici del “Partito di Dio”, come Ibrahim Aqil (capo della forza d’elite Radwan), risalendo la catena di comando fino a Nasrallah, il “primo in lista” tra i leader di quella che Israele considera a pieno titolo un’organizzazione terroristica.
Cosa è successo?
Nella serata di venerdì, le IDF hanno intensificato gli attacchi in tutto il sud del Libano e anche nella capitale Beirut. Colpito, in particolare, il quadrante sud della città, considerato la roccaforte di Hezbollah. “A seguito di informazioni precise fornite dall’esercito israeliano – si legge in una nota ripresa dai media di Tel Aviv – i caccia dell’aviazione militare israeliana hanno effettuato un attacco mirato al quartier generale centrale dell’organizzazione terroristica Hezbollah, situato sotto un edificio residenziale nell’area di Dahiyeh, a Beirut”. Secondo quanto ricostruito, nell’attacco sarebbe morto anche il numero tre di Hezbollah, Ali Karaki. Comandante dell’organizzazione libanese nel sud del paese, Karaki era stato dato per morto in un raid israeliano già all’inizio di questa settimana, ma era risultato poi sopravvissuto. In assenza di conferme o smentite ufficiali da parte di Hezbollah sul destino del suo leader, l’agenzia di stampa iraniana Tasnim ritiene che Nasrallah sia sopravvissuto all’attacco. Secondo fonti israeliane, Tel Aviv aveva informato gli Stati Uniti poco prima dell’attacco e che il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha autorizzato il raid da New York, dove si trova per l’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Partito senza leader?
La storia di Hezbollah affonda le sue radici nella seconda fase del conflitto civile libanese (1975-1990) e nel corso degli anni il movimento ha monopolizzato la vita politica libanese. La lotta contro Israele è un caposaldo dell’ideologia del “Partito di Dio”, legato all’Iran sin dalla sua nascita nel 1982. La Repubblica islamica ha contribuito infatti ad armare e addestrare le milizie del gruppo libanese sin dagli anni Ottanta. L’intento iraniano, oggi come allora, è quello di servirsi della milizia libanese nel contesto mediorientale. Nasrallah diventa Segretario generale dell’organizzazione nel 1992 e, nello stesso anno, Hezbollah partecipa alle elezioni parlamentari, incontrando una certa resistenza interna al partito. Il principale cambiamento apportato dalla leadership di Nasrallah alla storia e all’ideologia di Hezbollah è stato la trasformazione dell’organizzazione da un movimento prevalentemente settario e di resistenza armata, con una visione radicale, a una forza politica e militare influente, più flessibile e radicata all’interno del contesto e della società libanese.
Che succede ora?
La possibile uccisione di Nasrallah è l’ultimo capitolo di una lunga crisi iniziata il 7 ottobre dello scorso anno. Da allora, oltre a condurre un’offensiva di terra pesantissima dal punto di vista delle vittime nella Striscia di Gaza, Israele ha anche eliminato diversi comandanti di Hamas, Hezbollah e anche dei Guardiani della rivoluzione iraniani (noti anche come IRGC o pasdaran). Il raid su Nasrallah arriva a due mesi quasi esatti dall’eliminazione, nel suo rifugio a Teheran, del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. A questo punto, tutti gli occhi sono nuovamente puntati su Teheran, che non può permettersi di incassare un colpo simile in silenzio o rispondendo in maniera “simbolica” come accaduto nei mesi scorsi. La leadership iraniana, la cui guida suprema Ali Khamenei sarebbe stato preventivamente “condotto in un luogo sicuro” dopo le notizie sull’attacco a Beirut, probabilmente sa di non poter andare allo scontro diretto con Israele, che ha una chiara supremazia tecnologica oltre che capacità nucleare (e anche di risposta nucleare). Proprio per questa ragione, Teheran ha sposato negli anni la pratica del conflitto asimmetrico, utilizzando i propri agenti regionali per colpire indirettamente. Il problema, però, è che proprio la punta di lancia di Teheran in Medio Oriente, ossia Hezbollah, si ritrova ora con una leadership quasi completamente decapitata e in grande difficoltà.
Il commento di Luigi Toninelli, ISPI MENA Centre
“L’uccisione di Nasrallah getta la regione sull’orlo di un conflitto più di quanto si possa immaginare. Che da tempo Israele conoscesse la posizione del leader del Partito di Dio – sebbene in molti lo ritenessero poco credibile – è alquanto probabile. Tuttavia, fino a pochi mesi fa, nessuno avrebbe pensato che la leadership israeliana volesse realmente ucciderlo. Nasrallah ha rappresentato per oltre trent’anni una spina nel fianco per Tel Aviv ma, soprattutto dopo il 2006, ha fissato chiare regole di ingaggio con l’eterno rivale, evitando in molte occasioni lo scoppio di un conflitto dalle conseguenze disastrose. Ucciderlo oggi getta un’ombra non soltanto sul futuro del partito-milizia libanese ma anche su quale postura il Partito di Dio assumerà nel proseguo della guerra. Se Nasrallah aveva cercato in ogni modo di evitare un’escalation, non è chiaro cosa succederà con il cambio di leadership, che probabilmente dovrebbe passare al vice di Nasrallah, Naim Qassem, o al capo del Consiglio esecutivo del Partito – e cugino da parte di madre di Nasrallah – Hashim Safi Al Din. L’uccisione del Segretario generale complica i calcoli anche di Teheran, che fino a oggi aveva cercato di tenersi alla larga da un conflitto sempre più regionale. Oggi il suo più stretto alleato, colui che ha operativamente favorito lo sviluppo del cosiddetto Asse della resistenza, è morto ed Hezbollah è in profonda difficoltà. Se fino a due giorni fa la guida Ali Khamenei esaltava la forza del gruppo libanese e sembrava volersi lavare le mani da una possibile attacco contro Israele, oggi qualcosa potrebbe essere cambiato. Lo scoppio di una guerra regionale è sempre più vicino e in molti non faranno difficoltà a indicare il colpevole in Israele”.
[Fonte e Foto: ISPI]