Netanyahu tira dritto, “liberemo Gaza da Hamas”

Condividi l'articolo sui canali social

“Gli unici affamati sono gli ostaggi”. E attacca Onu e Fake News. Il servizio di Laurence Figà Talamanca per l’ANSA.

“Io non voglio prolungare la guerra, voglio farla finire. Israele non ha altra scelta se non finire il lavoro” e “distruggere” Hamas. Travolto dalla pioggia di critiche internazionali e da quelle interne, a partire dalle piazze gremite di dimostranti fino ai suoi stessi alleati di governo – come il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich che vorrebbe annettere la Striscia – Benyamin Netanyahu ha convocato due conferenze stampa (una per la stampa estera e una per i media locali) per spiegare la nuova offensiva militare che mira ad occupare Gaza City definita “capitale del terrore”. E per respingere le accuse di affamare la popolazione civile della Striscia: “Aprite gli occhi sulle menzogne di Hamas”, ha detto il premier ai giornalisti nei suoi uffici a Gerusalemme, mentre una scritta con le stesse parole campeggiava alle sue spalle.

Subito dopo, la fazione palestinese ha rispedito al mittente la stessa accusa: “Tutto ciò che ha detto Netanyahu in conferenza stampa è una serie di bugie”.

Nelle stesse ore a New York si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere del piano israeliano, definito dal Palazzo di Vetro “l’ennesima pericolosa escalation” che rischia di aggravare una catastrofe umanitaria già di “dimensioni inimmaginabili”. Ma Netanyahu non sente ragioni e tira dritto: “Il nostro obiettivo non è quello di occupare Gaza, ma di liberarla, liberarla da Hamas”, ha scandito il premier spiegando che l’esercito ha avuto l’ordine di “smantellare le ultime due roccaforti del gruppo terroristico, a Gaza City e nei campi centrali” della Striscia, tra cui la zona umanitaria di Mawasi. Israele darà inizio al piano “in tempi brevi”, ma “permettendo innanzitutto ai civili di lasciare in sicurezza le aree di combattimento e raggiungere zone sicure designate”, dove riceveranno “cibo, acqua e cure mediche in abbondanza”, ha assicurato, annunciando anche l’apertura di nuovi corridoi sicuri e nuovi siti di distribuzione degli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, la controversa organizzazione israelo-americana già al centro di forti critiche.

Netanyahu ha quindi respinto con forza le accuse di voler affamare i palestinesi: “La nostra politica durante tutta la guerra è stata quella di congiurare una crisi umanitaria, mentre la politica di Hamas è stata quella di crearla”, sabotando e saccheggiando le derrate alimentari. Dall’inizio della guerra Israele ha distribuito “2 milioni di tonnellate di aiuti”, ha rivendicato il primo ministro, accusando l’Onu di “non averli voluti consegnare” e i media internazionali di aver creduto alla propaganda di Hamas “alla cieca”. In particolare, ha ventilato la possibilità di fare causa al New York Times per aver pubblicato la foto di un bambino di Gaza malato, Muhamad Zakaria Aub, sostenendo che fosse denutrito a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele. Al contrario, ha attaccato Netanyahu, “gli unici che stanno deliberatamente morendo di fame sono i nostri ostaggi”, e ha mostrato a sua volta la drammatica foto dell’ostaggio Evyatar David fortemente dimagrito e chiuso in un tunnel di Hamas.

In sostanza, ha chiosato il premier, il nuovo piano militare è “il modo più rapido per porre fine alla guerra”. Dopo di che, la Striscia sarà governata “da un’amministrazione civile pacifica e non israeliana”, ma non sarà “né Hamas né l’Autorità nazionale palestinese”. E a una domanda sulla decisione della Germania di sospendere l’invio di armi allo Stato ebraico, Netanyahu ha risposto che il cancelliere Friedrich Merz “è un amico, ma ha ceduto alle pressioni” di vari gruppi e delle fake news. E si è detto sicuro che Israele “vincerà la guerra con o senza il sostegno degli altri”.

All’operazione tuttavia si oppongono anche decine di migliaia di israeliani che hanno invaso le piazze di Tel Aviv e Gerusalemme. I familiari degli ostaggi, che temono che la nuova offensiva metta in pericolo i loro cari ancora in vita, hanno indetto per domenica prossima uno sciopero generale per bloccare il Paese e dire “Basta guerra”.

[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’ANSA; Foto: Store norske leksikon/CC BY-NC-SA 2.0 Deed]