Il luogo più pericoloso al mondo dove essere cristiani? La Corea del Nord

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La Corea del Nord torna al primo posto nella lista dei primi 50 Paesi dove esiste persecuzione anticristiana, ma con i livelli di persecuzione più alti di sempre (98 punti!). Secondo l'ultima "World Watch List" di Porte Aperte/Open Doors, Report annuale sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, questo aumento segue la nuova ondata di persecuzione promossa dalla “Legge contro il pensiero reazionario”, uno dei fattori che hanno portato all’aumento degli arresti di cristiani e alla scoperta e conseguente chiusura di un maggior numero di chiese.

Nella WWL 2023 ancora una volta si registra il più alto livello di persecuzione da quando il Report viene pubblicato, confermando l’aumento costante degli ultimi anni. Altro segno visibile del declino della libertà religiosa dei cristiani nel mondo - secondo gli autori - è il fatto che dall’edizione del 2021 troviamo nella mappa esclusivamente nazioni con un livello molto alto ed estremo di persecuzione e discriminazione, scomparendo quindi il livello alto. Pur salendo leggermente il numero dei perseguitati, viene confermato che sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede: globalmente un cristiano ogni 7 è toccato da questo fenomeno, che divisi in macro-aree geografiche diventano: un cristiano ogni 5 in Africa, due cristiani ogni 5 in Asia e uno ogni 15 in America Latina.

Nelle prime cinque posizioni della lista dei Paesi, ci sono tre nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Yemen (3°) e Libia (5°). Per la precisione qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale radicalizzata, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. L’Eritrea risale di due posizioni (4°), confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria sale ancora (6°), confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (5.014, mai così tanti).

Il Pakistan al 7° posto è stabile nella top 10 da molti anni, rimanendo la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana (dopo la Nigeria). L’Iran (8°) non si smentisce, rimane tra le nazioni dove la vita della chiesa è più difficile: costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi. Open Doors sottolinea comunque che l’attuale destabilizzazione del Paese dovuta ai tumulti è iniziata nel settembre 2022, quindi verso la fine del periodo di analisi di questa ricerca. Un eventuale impatto sulla persecuzione dei cristiani lo si vedrà soprattutto dalla prossima World Watch List.

L’Afghanistan scende al 9° posto. Dopo la riconquista del potere dei Talebani nel 2021, molti cristiani sono stati uccisi, tramite una vera e propria caccia all’uomo. Una piccola parte è riuscita, però, a nascondersi, mentre una grossa fetta è fuggita all'estero. Tutto ciò, però, accadeva nel 2021. Nel 2022, invece, cala vistosamente il punteggio relativo alla violenza contro i cristiani, poiché l'attenzione dei Talebani si è concentrata sul consolidare il loro potere, affermando a più riprese che ogni presenza cristiana era stata debellata. Ciò fa comprendere che questa diminuzione degli atti violenti nel periodo in esame non significa assolutamente che la vita dei convertiti alla fede cristiana sia più sicura. Semplicemente hanno smesso di cercarli e l’esiguo numero rimasto vive a un livello totale di clandestinità.

Il Sudan, su cui si erano riposte speranze nel 2021, risale al 10° con un aumento di 4 punti spalmati su tutte le sfere della vita del cristiano. Infine, completa le 11 nazioni dove si registra un livello di persecuzione e discriminazione contro i cristiani definito estremo, l’India (11°), di cui denunciamo da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Nel periodo in esame questa nazione ha il record di detenzioni di cristiani senza processo per ragioni legate alla loro fede (1.750).

Le uccisioni di cristiani per motivi legati alla fede diminuiscono leggermente da 5.898 (2022) a 5.621 (2023): gli autori ricordano che queste cifre vanno ritenute “conservative”. Un dato positivo è la diminuzione di oltre la metà del numero di chiese attaccate o chiuse, da 5.110 (WWL 2022) a 2.110 (WWL 2023), soprattutto per effetto della riduzione in Cina (da 3.000 a 1.000 casi): va segnalato, tuttavia, che dal 2016 ad oggi oltre 20.000 chiese sono state chiuse, danneggiate o distrutte in Cina. Si segnala l’aumento preoccupante del numero di rapimenti di cristiani da 3.829 a 5.259, di cui quasi 5.000 solo nelle tre nazioni africane di Nigeria, Mozambico (32) e Congo DR (37).

Sono decine di migliaia ogni anno, invece, i cristiani aggrediti (picchiati o vessati con minacce di morte) esclusivamente a causa della loro fede: la stragrande maggioranza di questi casi non viene alla luce, ma un dato minimo di partenza per il periodo in esame va oltre le 29.400. Gli attacchi a case di cristiani (4.547) e loro negozi e attività economiche (2.210) superano 6.700 unità, creando sovente un danno permanente alla capacità di sostentamento di queste persone e costringendole spesso alla fuga (sfollati o rifugiati).

Tuttavia, anche se la violenza attira maggiormente l’attenzione, la pressione fatta di vessazioni quotidiane, affrontata dalle comunità cristiane è altrettanto devastante, e in costante aumento. Questa pressione si esprime in una miriade di forme: discriminazione sul lavoro, non accesso alla sanità e all’istruzione, pressioni e minacce per far rinunciare alla propria fede, negazione del soccorso in caso di calamità, una burocrazia che impedisce l'autorizzazione delle chiese e molto altro.

È difficile raccogliere dati certi sul numero di vittime di stupro e abusi a causa della loro fede: in molti paesi le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali. Tuttavia, un dato minimo di partenza, secondo le stime di Open Doors incrociate con testimonianze raccolte, è 2.126, a cui si sommano oltre 717 matrimoni forzati. Gli autori ribadiscono sempre, però, che sono la punta di un iceberg ben più imponente. La vulnerabilità domestica colpisce specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze. Porte Aperte/Open Doors negli ultimi anni sta potenziando la ricerca sul campo della violenza di genere, scoperchiando "un universo di abusi sconvolgente". Tale violenza colpisce anche i più piccoli: uno studio specifico che indica come i bambini siano colpiti tanto dalla violenza (abusi, matrimoni forzati, tratta, riduzione in schiavitù) quanto dalla discriminazione diretta e indiretta (dei genitori con arresti, vedovanza, negazione custodia dei figli e accesso a sanità, istruzione, ecc.), è stato pubblicato a settembre 2022.

“Oltre 360 milioni di cristiani nel mondo sperimentano un livello alto di discriminazione o persecuzione. Famiglie ed intere comunità cristiane sono costrette a fuggire dalle loro case a causa dell’estremismo islamico, dando vita a una ‘Chiesa profuga’ che grida aiuto”, commenta Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors. “La nostra ricerca compie 30 anni e oggi registriamo la più alta persecuzione anticristiana in termini assoluti! Un cristiano su sette patisce discriminazione o persecuzione a causa della sua fede: è ora di mettere al centro del dibattito mondiale la libertà religiosa, il diritto orfano della Carta Universale dei diritti umani”

“L’Africa Sub-Sahariana ospita i paesi killer di cristiani - aggiunge Nani -. Ma i governi africani non sono gli unici a non affrontare la vera natura di questa epurazione a sfondo religioso: i governi di tutto il mondo stanno facendo lo stesso. Oltre a tanta sofferenza assistiamo però a un miracolo: la rinuncia alla vendetta, alla rappresaglia. Se la risposta fosse proporzionale, oggi saremmo di fronte a una catastrofe inarrestabile in Africa”.

(Fonte: Porte Aperte/Open Doors)