Ricerca Acli su giovani e politica: non apatici ma protagonisti attivi

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“Né dentro, né contro?” – la ricerca su giovani e partecipazione presentata all’INS 2025.

La generazione under35 appare critica e generativa: non è apatica né “anti-media”, ma esercita una fiducia selettiva con una maggioranza favorevole sull’oggettività dei media, con differenze per orientamento e chiede una rappresentanza più trasparente e concreta. L’impegno nasce da una socializzazione precoce (che deriva dalla famiglia e dalla scuola) e si consolida dove esistono spazi reali: associazioni, attivismo online, azioni dirette e volontariato. La partecipazione non è una predisposizione individuale, ma l’esito di un percorso: la socializzazione fornisce le basi, la (s)fiducia orienta i canali, gli spazi danno forma e continuità all’impegno.

Sono questi i primi dati che emergono dalla ricerca “Né dentro, né contro? I giovani e la politica: percezioni, esperienze e condizioni di partecipazione”, a cura di IREF – Acli e presentata al 56° Incontro nazionale di Studi delle Acli a Firenze (qui la ricerca integrale).

I risultati principali
  • La base si costruisce prima dei 18 anni. Il 32,5% dichiara una doppia socializzazione (famiglia + scuola); solo il 22% non ha ricevuto alcuna sollecitazione politica in età precoce. Dove la socializzazione è più forte, cresce anche l’impegno prima della maggiore età.
  • Partecipazione “ibrida” e concreta. Negli ultimi 12 mesi il 55,5% ha fatto attivismo online, il 38,3% volontariato sociale, il 38,1% azioni dirette; il 21,2% volontariato politico e il 30% donazioni a partiti/associazioni. La spinta varia a seconda del canale di socializzazione, che sia la famiglia o la scuola.
  • Precarietà come fattore attivante. Tra i giovani con doppia socializzazione, chi ha sperimentato lavoro “in nero” mostra alta attivazione socio-politica nel 32,7% dei casi (contro 8,5% tra i non precari). L’87,6% indica lavoro precario e bassi redditi come primo problema generazionale.
  • Fiducia nei media e nelle istituzioni: selettiva, non cinica. Nel totale campione il 55% ritiene “abbastanza/molto oggettiva” l’informazione politica dei media tradizionali; la valutazione varia per auto-collocazione (dal 40,5% a sinistra al 77,1% a destra). I giovani premiano le istituzioni percepite come operative, mentre resta più bassa la fiducia verso i partiti. L’alternativa associativa e il tema degli spazi. Quasi il 68% ritiene più utile impegnarsi in un’associazione che in un partito; il 73% considera importanti spazi autogestiti, ma solo il 6,3% dichiara di frequentarli. Servono luoghi gratuiti e accessibili che uniscano relazioni, progettualità e inclusione.

Questi dati confermano che i giovani non sono “ai margini” della politica, ma stanno costruendo nuove forme di cittadinanza, chiedendo spazi e strumenti adeguati per esprimersi. È in questa prospettiva che si colloca il Patto tra generazioni presentato all’INS 2025, che propone una ricetta per sostenere la partecipazione under35 fondata su due pilastri: da un lato la creazione di nuovi spazi di protagonismo, gratuiti, accessibili e inclusivi; dall’altro una nuova forma di educazione politica, capace di partire dalla scuola e dalle associazioni per nutrire fiducia, responsabilità e futuro.

Per le ACLI la sfida è chiara: ricostruire i legami tra generazioni e tra cittadini e istituzioni, affinché i giovani possano diventare non semplici destinatari di politiche, ma protagonisti attivi del cambiamento sociale e democratico.

Manfredonia, “non solo sicurezza ma salvezza. La politica abbia il coraggio di mediare, riconoscendo l’alto valore profetico di esperienze come Flotilla”

Nell’ultima giornata del 56° Incontro nazionale di Studi delle Acli, il Presidente nazionale Emiliano Manfredonia ha richiamato con forza il ruolo della politica in un tempo segnato da conflitti e paure.

«La prospettiva ultima per i cristiani non è la sicurezza ma la Salvezza» – ha detto – «perché la sicurezza, costruita dall’uomo, rischia di diventare chiusura e conflitto; la Salvezza invece è dono, si costruisce giorno per giorno nella giustizia, nel perdono, nella cura reciproca. È questo lo sguardo che serve oggi, oltre le paure, per ritessere la democrazia».

Manfredonia ha poi ammonito sul rischio di ridurre la politica a strumento di stigmatizzazione e divisione: «La stessa paura, tradotta in azione politica, ad alcuni fornisce solo l’occasione per demonizzare un atto dall’alto valore profetico come quello della Flotilla, invece di sforzarsi di riconoscerne il valore e offrire mediazione, come hanno fatto i cardinali Zuppi e Pizzaballa e il presidente Mattarella».

Un appello che si lega anche alla denuncia della corsa globale al riarmo: «La spesa militare mondiale ha raggiunto cifre record, e l’Europa rischia di sacrificare il Green Deal per il Re-ArmEu. Difendere la pace con la guerra è un paradosso che consegna debiti e insicurezza alle nuove generazioni. La pace, invece, è pienezza di vita, e richiede politiche di giustizia sociale, lavoro dignitoso e cooperazione internazionale».

Le Acli, conclude Manfredonia, «vogliono essere un cortile aperto, animare spazi di partecipazione e continuare a credere che la speranza non delude. Perché il cambiamento comincia da noi, ma non finisce con noi».

Qui la relazione integrale

Un tassello importante di questa terza giornata è stato anche la presentazione del Patto tra associazioni per sostenere la partecipazione dei giovani, sottoscritto da Acli insieme ad Action AidAgesciArciAzione Cattolica e Focolari.

Il documento individua alcune linee su cui viene chiesta un’alleanza con le istituzioni politiche, scolastiche, territoriali per la partecipazione under35:

da un lato la richiesta di nuovi spazi gratuiti e accessibili – case della cittadinanza giovanile, laboratori, luoghi digitali e fisici di protagonismo – dall’altro la necessità di un’educazione civica e democratica più diffusa e continuativa, capace di accompagnare i ragazzi sin dai primi anni di scuola, attraverso patti di comunità, percorsi di educazione civica più esperienziali.

Un impegno condiviso che punta a superare approcci paternalistici e a riconoscere i giovani come soggetti politici a pieno titolo, in grado di rigenerare la democrazia con linguaggi, forme e immaginari propri. Alle istituzioni si chiede una maggiore capacità di coinvolgere i giovani nei processi deliberativi e nelle scelte di sviluppo delle città.

Anche sul tema di come reimmaginare città più eque e sostenibili, spazi urbani più umani e forme di abitare più economiche e accessibili, i giovani possono dare un contributo importante a partire dalla loro spiccata sensibilità per la sostenibilità sociale e ambientale.

[Foto: Acli]