Sudafrica: Ramaphosa confermato presidente vara una coalizione di governo “inclusiva”
Riconferma di Cyril Ramaphosa come presidente del Sudafrica e formazione di una inedita coalizione di governo composta dagli storici oppositori dell’apartheid e dal partito considerato espressione dei “bianchi”.
Sono le conseguenze - spiega l'agenzia vaticana Fides - delle elezioni generali tenutesi in Sudafrica il 29 maggio che hanno visto l’ANC (African National Congress,) perdere la maggioranza assoluta per la prima volta dal 1994, quando si tennero le prime elezioni veramente libere dopo la fine dell’apartheid. Maggioranza assoluta che ha permesso al il partito di Nelson Mandela di governare in solitudine per tutto questo tempo.
Con 159 seggi su 400 l’ANC rimane il primo partito sudafricano ma ha dovuto cercare alleati per far rieleggere come presidente il suo leader, Ramaphosa e poi dare vita a un governo di coalizione definito “inclusivo”. Ne faranno parte oltre all’ANC, la Democratic Alliance (DA), lo storico rivale dell’ANC, che rappresenta gli interessi dei sudafricani di origine europea e dei circoli finanziari e industriali, oltre all’Inkatha Freedom Party, partito conservatore Zulu e all’altrettanto conservatore Patriotic Alliance.
Grazie a questa alleanza Ramaphosa è stato rieletto il 15 giugno con 283 voti dalla nuova Assemblea Nazionale appena insediatasi. In Sudafrica infatti a differenza di diversi altri Paesi africani il Capo dello Stato non è eletto dal voto popolare ma dall’assemblea legislativa.
A contendere la carica presidenziale si è presentato Julius Malema leader fondatore dell’Economic Freedom Fighters, partito di sinistra, ex appartenente della lega giovanile dell’ANC, che ha ottenuto 44 voti. Non hanno partecipato alla votazione per eleggere il Presidente i 58 deputati dell’MK (uMkhonto weSizwe), la formazione politica dell’ex presidente Jacob Zuma, anche lui uscito dall’ANC, che ha denunciato presunte irregolarità nelle elezioni del 29 maggio, chiedendo alla Commissione elettorale indipendente di annullarle.
Si è così creata una forte polarizzazione politica tra una maggioranza “centrista” e un’opposizione di sinistra, fortemente polemiche con l’attuale dirigenza dell’ANC. Non a caso i leader delle due maggiori formazioni di opposizione, Zuma e Malema sono ex appartenenti all’ANC. Ramaphosa comunque dovrà vedersela con un’opposizione interna al suo stesso partito che non gradisce l’alleanza con la DA. Inoltre il boicottaggio dei lavori parlamentari da parte dei 58 deputati di Zuma potrebbe generare ulteriori tensioni nel Paese.
Zuma nonostante l’arresto nel 2021 per oltraggio alla giustizia conserva un certo seguito popolare nel suo feudo elettorale, il KwaZulu-Natal, come dimostrato dai disordini scoppiati in questa provincia subito dopo l’annuncio della sua carcerazione.
[Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Fides, al quale rimandiamo; Photo Credits: Fides]