Testimoni di Geova, nuovi casi di persecuzione in Eritrea
"Da trent'anni continuiamo a veder calpestati i nostri diritti umani".
Il 27 settembre scorso le autorità eritree "hanno violato palesemente i diritti di un piccolo gruppo di testimoni di Geova facendo irruzione in una casa privata in cui dei fedeli stavano tenendo una pacifica riunione religiosa". Lo riferisce la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, riferendo che le autorità hanno arrestato 24 persone, tra cui Testimoni anziani ultraottantenni, una donna al sesto mese di gravidanza e dei minorenni. "Questo è solo l'ultimo episodio di una lunga storia di repressione che dura da tre decenni, durante i quali le autorità eritree hanno di continuo preso di mira i Testimoni di Geova per il loro credo religioso", spiega in una nota. Attualmente, 64 Testimoni (35 uomini e 29 donne) si trovano in prigione. Si tratta di un numero considerevole, dal momento che nel paese i Testimoni sono relativamente pochi.
I Testimoni di Geova in Eritrea "affrontano incarcerazioni arbitrarie e un'oppressione implacabile in ogni aspetto della loro vita quotidiana" in particolare dal 25 ottobre 1994. Questa è la data in cui il presidente eritreo Isaias Afwerki ha firmato un decreto con il quale è stata revocata la cittadinanza ai testimoni di Geova di nazionalità eritrea. Negli ultimi tre decenni dall'emanazione del decreto almeno 270 testimoni di Geova - uomini, donne, anziani e persino bambini - sono stati imprigionati in condizioni disumane. Alcuni sono stati imprigionati persino senza che fossero stati accusati di un qualche reato, trovandosi in effetti a scontare una forma di ergastolo. Almeno 7 Testimoni sono morti in prigione o a causa della persecuzione religiosa.
Essendo diventati apolidi a seguito dell'emanazione del decreto, i Testimoni di Geova eritrei non sono in grado di ottenere un impiego né possedere o prendere in affitto beni o proprietà. Inoltre non hanno i requisiti per ricevere generi alimentari di base provveduti dal governo (ad esempio farina e latte), che sono estremamente costosi o quasi impossibili da reperire nel paese.
Il decreto del 1994 ha anche eliminato un istituto legale indispensabile per i giovani Testimoni maschi: il servizio civile alternativo. In precedenza gli obiettori di coscienza al servizio militare potevano svolgere un servizio civile alternativo, ma il decreto ha posto fine a questa disposizione costringendo i giovani eritrei a registrarsi per l'addestramento militare per completare la dodicesimaclasse del loro sistema scolastico. Di conseguenza, i giovani testimoni di Geova non sono in grado di completare il loro ciclo di istruzione di base, e alcuni sono stati arrestati in quanto obiettori di coscienza.
"Ci addolora profondamente sapere che tanti dei nostri compagni di fede sono morti o hanno trascorso molti anni nelle prigioni eritree", ha detto Alessandro Bertini, portavoce nazionale dei Testimoni di Geova in Italia. "I Testimoni di Geova sono noti in tutto il mondo per essere cristiani pacifici e rispettosi della legge. Che i membri della nostra comunità religiosa continuino a subire tali vergognose violazioni dei loro diritti umani è una vera e propria farsa", aggiunge.
La persecuzione non colpisce soltanto i Testimoni di Geova: "Ha anche un effetto negativo sulla società eritrea in generale, perché, invece di contribuire al miglioramento delle proprie comunità, i giovani Testimoni languiscono in prigione. Ci appelliamo al presidente affinché annulli il decreto che ha privato i nostri compagni di fede dei loro diritti in qualità di cittadini, così che possano tornare a dare nuovamente un contributo significativo alla società eritrea".
[Foto: Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova/sakhorn/Shutterstock]