Francesco primo Papa in Mongolia, Paese-ponte tra Russia e Cina

Francesco sarà il primo Papa a visitare la Mongolia. Lo ha annunciato oggi il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, confermando così le anticipazioni date più volte dallo stesso Pontefice. “Accogliendo l’invito del presidente della Mongolia e delle autorità ecclesiali del Paese, papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Mongolia, nei giorni dal 31 agosto al 4 settembre di quest’anno. Il programma e ulteriori dettagli saranno comunicati nelle prossime settimane”, ha dichiarato nel Bollettino di mezzogiorno il portavoce della Santa Sede.
Oltre ad essere la prima visita di un Pontefice nel lontano Paese asiatico, il viaggio ha sicuri risvolti di rilevanza geopolitica, essendo la Mongolia una sorta di crocevia tra Russia e Cina, entrambe nazioni mai visitate da un Papa e nei cui confronti la Santa Sede è alle prese con questioni cruciali: con Mosca il tragico capitolo della guerra in Ucraina e gli auspici di poter intraprendere, con il cardinale Matteo Zuppi, una missione, per quanto difficile, che allenti le tensioni e sgomberi il campo dagli ostacoli a possibili vie di pace; con Pechino la complicatissima attuazione dell’accordo del 2018, rinnovato già due volte, sulla nomina dei vescovi, in presenza di unilaterali violazioni da parte della Cina, e sullo sfondo la mancanza ancora di relazioni diplomatiche con la Santa Sede, interrotte fin dal 1951.
Di suo, poi, la Mongolia, Paese quanto mai “di frontiera” come è nelle corde di Bergoglio, incarna problemi non certo secondari, come la povertà e l’arretratezza della popolazione in vastissime aree, in gran parte disabitate, l’isolamento anche culturale, e da alcuni anni anche un forte avanzare della desertificazione, in conseguenza del mutamento climatico globale.
L’intenzione di recarsi in visita in Mongolia l’aveva rivelata lo stesso Francesco in alcune interviste in aereo o in udienze pubbliche. Ma il Pontefice aveva già dimostrato la sua attenzione per la piccola comunità cattolica rinata appena trent’anni fa – appena appena 1.300 fedeli in tutto il Paese su un totale di 3,4 milioni di abitanti – scegliendo di inserire nel 2022 proprio il prefetto apostolico di Ulan Bator, padre Giorgio Marengo, missionario italiano della Consolata, tra i nuovi cardinali. Ad attendere il Papa a Ulan Bator, poi, oltre al card. Marengo che con i suoi 49 anni è il più giovane porporato del Sacro Collegio, ci sarà anche l’arcivescovo maltese Alfred Xuereb, ex segretario particolare di Francesco e prima ancora di Benedetto XVI, e dal 2018 nunzio apostolico in Corea e, appunto, Mongolia.
Quella del dialogo interreligioso sarà una delle dimensioni del viaggio, considerando che Bergoglio si reca in un Paese dove il 53,0 per cento della popolazione è buddhista e il 3,0 per cento musulmana. Secondo il censimento nazionale del 2010, la popolazione mongola sopra i 15 anni dichiarava inoltre di essere per il 38,6% atea, anche in conseguenza dei decenni di ateismo di Stato.
Ma centrale, sicuramente, resta il coté geopolitico di un Paese-cerniera tra la Russia e la Cina. “L’importanza è evidente, vuol dire che il Papa ha una attenzione particolare a quest’area del mondo e crede molto nella capacità dei popoli dell’Asia di convivere pacificamente, di trovare soluzioni non violente e sagge anche ai conflitti”, diceva Marengo a Vatican News e altri media in un incontro prima del Concistoro del 27 agosto 2022. “L’ Asia – aggiungeva – è la culla delle grandi religioni del mondo, perciò il tema del dialogo interreligioso, della convivenza pacifica, dell’aiuto reciproco tra esponenti di varie fedi è una realtà di tutti i giorni. È prima una realtà che una teoria, e quindi questo può dire molto alla Chiesa e al mondo”.
(Foto: Pixabay/hbieser)