India: l'arcivescovo del Manipur, "la violenza sta riesplodendo, preghiamo per la pace"
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Altri Kuki uccisi nel distretto di Jiribam: secondo la polizia erano "miliziani", ma secondo il Forum dei leader tribali si tratterebbe di un attacco deliberato contro "volontari che pattugliavano i villaggi" dopo gli attacchi della scorsa settimana. Mons. Linus Neli: "Si possa tornare presto a una vita normale". Inoltre, dopo il ritrovamento di sei corpi, alcuni manifestanti hanno preso d'assalto le abitazioni dei legislatori locali del BJP. Il governo centrale ha deciso di inviare migliaia di uomini delle forze speciali, mentre il ministro dell'Interno prova a risolvere la situazione pacificamente. L'arcivescovo emerito di Imphal: "Il governo si limita a guardare". Ne riferisce AsiaNews.
“La situazione si sta di nuovo aggravando. Preghiamo perché si possa tornare a una vita normale e pacifica”. Così mons. Linus Neli. Arcivescovo di Imphal, commenta ad AsiaNews la nuova escalation di violenze in corso nello Stato nord-orientale del Manipur, da oltre un anno e mezzo afflitto dalle violenze tra i Meitei, la popolazione a maggioranza indù che vive nella pianura, e i tribali Kuki in prevalenza cristiani che abitano sulle colline.
Uno degli ultimi gravi grave episodi si è verificato l’11 novembre, quando almeno 11 Kuki sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco nel distretto di Jiribam. La polizia locale sostiene che stessero attaccando il capo della Central Reserve Police Force, che avrebbe reagito uccidendo i “miliziani” e recuperando anche diverse armi in loro possesso. Questa ricostruzione viene però duramente contestata dai Kuki, che ieri hanno chiuso per protesta le aree collinari, mentre le autorità imponevano il coprifuoco.
Secondo il Forum dei leader tribali indigeni, le persone uccise erano volontari locali del villaggio di etnia Hmar e stavano pattugliando per proteggere la loro comunità dopo un recente attacco in cui è stata uccisa una donna tribale. L'Associazione degli studenti Hmar ha condannato l'incidente, definendolo un “massacro premeditato” da parte delle forze di sicurezza in collaborazione con “militanti Meitei”.
Altri scontri erano già avvenuti domenica nelle risaie di Sanasabi, nel distretto di Imphal Est: presunti militanti Kuki avrebbero attaccato gli agricoltori che raccoglievano riso nelle aree abitate dai Meitei di Sanasabi Loukol e del vicino villaggio di Thamnapokpi. La polizia avrebbe risposto all'attacco con uno scambio di colpi d'arma da fuoco durato 40 minuti nel corso del quale un agente è rimasto ferito.
Il Manipur in stato di massima allerta: scontri e manifestazioni, Delhi invia altre truppe
Lo Stato del Manipur è in massima allerta dopo che le autorità nelle scorse settimane hanno recuperato i corpi di tre donne e tre bambini appartenenti alla comunità Meitei. I membri del gruppo hanno subito accusato di rapimento e omicidio la minoranza Kuki, riaccendendo le violenze. Gli scontri tra i due gruppi etnici sono iniziati a maggio 2023 e si ripropongono ciclicamente. Secondo i dati ufficiali, oltre 200 persone sono state finora uccise e circa 60mila sono sfollate, ma nelle ultime settimane si sono verificate ulteriori uccisioni, in particolare nel distretto di Jiribam. Si calcola che almeno 20 persone siano morte negli scontri nell’ultimo mese. Per terrorizzare i membri del gruppo rivale, si verificano di frequente anche rapimenti.
Dopo il ritrovamento dei corpi, alcuni manifestanti hanno saccheggiato e incendiato le case e gli uffici di diversi legislatori, di cui la maggior parte appartenenti al Bharatiya Janata Party (BJP), il partito ultranazionalista indù al potere al governo centrale e anche in Manipur. La polizia ha arrestato 23 persone e le autorità hanno imposto un coprifuoco a tempo indeterminato e sospeso le connessioni in diversi distretti, inclusi quelli della capitale, Imphal.
Il ministro dell’Interno dell’India, Amit Shah, che già negli ultimi mesi aveva provato ad avviare colloqui per risolvere la situazione, ieri ha presieduto una riunione sulla sicurezza, ma continuano a registrarsi tensioni. Almeno una persona è morta questa mattina in nuovi scontri tra civili e forze armate. Secondo i media locali, il ministro terrà altri incontri oggi nel tentativo di contenere le agitazioni.
Il governo centrale ha inoltre reintrodotto una legge per il dispiegamento di forze speciale in cinque distretti, tra cui Jiribam. Queste aree, che secondo alcune testimonianze si sono già in gran parte svuotate di residenti, resteranno classificate come “perturbate” fino al 31 marzo dell’anno prossimo, ha fatto sapere Delhi. Oggi verranno inviati altri 5mila uomini delle Forze centrali di polizia armata.
Mons. Dominic Lumon, arcivescovo emerito di Imphal, interpellato da AsiaNews, ha detto: “Nelle periferie continuano le sparatorie e i rapimenti. In alcuni luoghi isolati ci sono crimini, manifestazioni e persino uccisioni da parte di un gruppo. Il governo non riesce a fare nulla e si limita a guardare, pensando che la situazione si plachi da sola. Ma nel frattempo i rapimenti e le uccisioni continuano”. In riferimento alla legge sui poteri speciali delle forze armate, il prelato ha commentato: “Riteniamo che debba essere completamente rimossa. Dà poteri indiscussi all’esercito. Le forze di sicurezza possono prendere la legge nelle loro mani e usare i loro poteri in maniera indiscriminata”.
Anche il leader dell’opposizione, Rahul Gandhi, nei giorni scorsi ha espresso profonda preoccupazione per la “recente serie di violenze e continui spargimenti di sangue” nel Manipur e ha esortato il primo ministro Narendra Modi a visitare lo Stato.
[Fonte e Foto: AsiaNews]