Ministro birmano in esilio, "crimini contro l'umanità anche in Myanmar"
L'attivista per i diritti umani Aung Myo Min a Daniele Frison di AsiaNews: le elezioni paventate dalla giunta militare "sono solo propaganda, come può sovrintenderle chi non ha rispettato il voto del 2020?". La richiesta di "azioni concrete" alla comunità internazionale: "L'esercito sia chiamato a rispondere delle violenze commesse nell'impunità". La speranza in un Paese democratico dell'unità tra i gruppi etnici: "È il momento di mostrare che non siamo divisi".
È una “vecchia strategia”, ma ora “la gente non è ingenua come prima”. Le elezioni proposte dalla giunta militare che dovrebbero tenersi il prossimo anno non sono altro che “propaganda militare per legittimarsi, per prolungare il potere”. Lo dichiara ad AsiaNews Aung Myo Min, ministro per i diritti umani in esilio del Governo di Unità Nazionale (NUG) del Myanmar - formato dopo il golpe del 2021 per “riportare la democrazia al popolo”. Lo abbiamo incontrato a Roma in un appuntamento promosso dall’associazione “Italia-Birmania Insieme”. “Fa tristemente sorridere vedere i militari che non hanno rispettato il risultato delle ultime elezioni (del 2020, vinse la Lega Nazionale della Democrazia di Aung San Suu Kyi, ndr), organizzare un’altra tornata elettorale”.
“Sul terreno stanno perdendo, perché non hanno il sostegno della gente”. In un momento in cui l'esercito birmano incontra numerose difficoltà, perdendo battaglie e territori a vantaggio delle People’s Defence Forces (PDF), sostenute dal NUG, e delle altre milizie, la repressione si fa sempre più feroce. “Soprattutto negli ultimi tempi, l'esercito sta usando più attacchi aerei, perché questo è il potere che ha”, spiega Aung Myo Min. Un potere appoggiato e sostenuto dalla Cina che continua la sua fornitura di armamenti. Il mese scorso è stata colpita con l'aviazione la città di Lashio, capoluogo dello Stato Shan. Le ostilità sono di una portata tale da andare oltre la “violazione dei diritti”. Quella in corso è una “crisi di crimini” perché “si commettono intenzionalmente crimini contro l’umanità, crimini di guerra. C’è un genocidio in corso e irrisolto contro il popolo birmano”, sottolinea il ministro.
I crimini sono perpetrati da anni in un clima di impunità. “La giustizia è assente”, denuncia Aung Myo Min, che auspica il ripristino dello Stato di diritto. Nel suo mandato itinerante - oggi è in Italia, nei prossimi giorni sarà a New York dove all’assemblea generale dell’Onu presenzierà alla presentazione del nuovo rapporto del relatore speciale Tom Andrews sulla situazione dei diritti umani in Myanmar - cerca di ottenere il sostegno internazionale. “Attraverso la Corte internazionale di giustizia o la Corte penale internazionale o la giurisdizione universale, i singoli Stati potrebbero intraprendere un’azione in merito - spiega ad AsiaNews -. Per far sì che i nostri militari rispondano di tutti i crimini commessi”.
Sulla possibilità di una pace, declamata anche da parte della comunità internazionale - anche papa Francesco cita spesso il Myanmar nei suoi numerosi appelli - Aung Myo Min lancia un messaggio chiaro. “Abbiamo bisogno di azioni concrete”, dice, sottolineando che il primo passo è tagliare qualsiasi forma di supporto alla dittatura. “E poi far sì che si arrivi a una soluzione duratura e pacifica per il dialogo”. Le azioni sperate sono anzitutto sanzioni economiche “per fermare i militari che usano questi soldi per uccidere la gente, per comprare il carburante per i jet e i rifornimenti per le forze armate”. Accanto a ciò è imprescindibile l’ascolto della volontà del popolo birmano. “Ha espresso una posizione chiara: non vogliamo più i militari. La soluzione pacifica è una buona soluzione, ma è impossibile se i militari uccidono la gente ogni giorno e costringono le giovani generazioni ai lavori forzati nell’esercito”.
Lo scorso febbraio la giunta ha introdotto il servizio militare obbligatorio per gli uomini dai 18 ai 35 anni e per le donne dai 18 ai 27. Le giovani generazioni sono le prime a subire le conseguenze dell’instabilità. “Lasciano il Paese o trovano un modo per sfuggire alle leggi sul reclutamento versando grandi somme di denaro”, racconta ad AsiaNews. “Fuggono verso i Paesi vicini con tutti i mezzi possibili, sia legalmente che illegalmente”. Ma chi rimane resiste ai militari “con spirito e in altri modi”. È anche attraverso di loro che si alimenta il sogno di un futuro Paese federale e democratico, che affonda le radici nei passi compiuti da Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991, e nella sua Rivoluzione di Primavera. “Il federalismo è il sogno delle popolazioni etniche - aggiunge -. Ora è bene che il Governo di Unità Nazionale e molti leader dei gruppi si uniscano per parlare della posizione comune, di ciò a cui miriamo, delle strategie con cui lavoriamo insieme e delle posizioni internazionali per sostenere la nostra lotta”.
Una posizione comune che non è semplice da delineare, nel mosaico di territori e gruppi etnici che compongono il Myanmar. Ma che deve poggiarsi sui valori e azioni condivisi, come “l’assistenza umanitaria dopo il tifone Yagi (che ha causato centinaia di morti, soprattuto nella capitale Naypyidaw, ndr). E poi una futura Costituzione comune che vorremmo elaborare”, aggiunge. “È giunto il momento di essere uniti. Di assumere una posizione molto forte per far sapere al mondo che non siamo divisi”.
Aung Myo Min è in Italia per ritirare oggi alla Camera dei Deputati il premio Ludovic Trarieux (che nel 1985 andò a Nelson Mandela) assegnato quest'anno all’avvocata Ywet Nu Aung, difensore dei diritti arrestata dalla giunta militare e condannata a 15 anni di carcere nel 2022. “Questo riconoscimento rappresenta anche tanti altri avvocati e attivisti, dentro e fuori dalle carceri, che contribuiscono a sostenere il movimento democratico”, commenta. Rappresenta anche un’occasione per portare l’attenzione internazionale sul Myanmar. “È un peccato ciò che sta accadendo in altre parti del mondo come il Libano, l'Ucraina, il Medio Oriente - conclude -. Ma anche il Myanmar sta subendo crimini da parte dei militari e violenze; abbiamo bisogno di attenzione”.
[Fonte e Foto: AsiaNews]