Vertice Cina-Africa: la posta in gioco
Al via il Summit Cina-Africa, con cui Pechino punta al sostegno africano come leader del Sud Globale in cambio di investimenti “piccoli ma belli”. Questo il punto di Alessia De Luca per l'ISPI.
Una parata con ballerini e sbandieratori, tappeti rossi e fuochi d’artificio: Pechino ha accolto così, con un’imponente cerimonia di benvenuto, circa 50 leader africani arrivati nella capitale cinese per il Forum di cooperazione sino-africano (Focac). L’appuntamento, che si tine una volta ogni tre anni, sarà un’opportunità di incontro ad alto livello tra i leader africani e il presidente cinese Xi Jinping, mentre Pechino continua a stringere alleanze e ad espandere la propria influenza sul continente, in malcelata competizione con i paesi occidentali. Il forum di quest’anno, in corso dal 4 al 6 settembre, è il primo vertice in presenza dopo la pandemia di Covid – tre anni fa, l’incontro a Dakar si svolse online – e i leader africani sfrutteranno l’evento per tenere vari incontri bilaterali e discutere di politiche e accordi di cooperazione con i funzionari del principale finanziatore e investitore del continente. Ciò sancirà la direzione e il tono delle relazioni tra le due parti per i prossimi anni.
Cosa vogliono i paesi africani?
Ufficialmente denominato Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il Focac si tenne per la prima volta nel 2000. L’edizione attuale è la nona e il suo obiettivo, secondo il Ministero degli Esteri cinese, è “unire le forze per promuovere la modernizzazione” e costruire una comunità sino-africana “di alto livello con un futuro condiviso” contrastando il “crescente egemonismo e la mentalità da Guerra fredda”. Negli ultimi due decenni, il corteggiamento cinese ha portato i suoi frutti, e Pechino è diventato il primo partner commerciale del continente. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) quasi un quarto delle esportazioni africane è destinato alla Cina, per lo più minerali, combustibili e metalli, e circa il 16% delle importazioni proviene dal paese. E il ministero degli esteri cinese afferma che il volume commerciale annuale potrebbe raggiungere i 300 miliardi di dollari entro il 2035. Nel complesso però la bilancia commerciale favorisce nettamente la Cina. Cyril Ramaphosa lo ha detto chiaramente: “Vorremmo ridurre il deficit e modificare la struttura dei nostri scambi commerciali” ha affermato il presidente del Sudafrica. Un’aspirazione condivisa da quasi tutti gli Stati africani, i cui leader sperano che Pechino risponda con condizioni migliori per le esportazioni di prodotti agricoli e risorse naturali.
E la trappola del debito?
Per i paesi africani, Pechino è anche il primo creditore e uno dei principali finanziatori di molti progetti infrastrutturali. Negli ultimi decenni, i finanziamenti cinesi hanno guidato la costruzione di autostrade, linee ferroviarie e centrali elettriche in tutto il continente e per questo la Cina è finita sotto i riflettori, in particolare negli ultimi anni, quando diversi paesi africani hanno attraversato delle difficoltà finanziarie. I critici accusano Pechino di stipulare accordi di prestito onerosi che alcuni paesi hanno difficoltà a rimborsare, consentendo alla Cina di sequestrare beni pubblici strategici nei paesi inadempienti: una pratica che risponderebbe ad un preciso schema e che alcuni definiscono “trappola del debito”. La questione della sostenibilità dei prestiti è al centro delle discussioni in tutti i principali forum sulle relazioni tra Cina e Africa, ed è legittimo pensare che quello attuale non farà eccezione. Tuttavia, la Cina ha ripetutamente respinto l’idea che stia cercando di ‘intrappolare’ paesi, in Africa e altrove, usando la sua posizione di creditore.
Pechino punta al sostegno africano?
Di fronte a queste preoccupazioni e al rallentamento economico cinese, Xi e i suoi funzionari hanno annunciato un parziale cambio di rotta e il lancio di una nuova strategia del “piccolo ma bello”. Un approccio in scala che punta verso investimenti più ridotti, più ecologici e meno rischiosi finanziariamente rispetto a quelli precedenti. Pechino inoltre punta ad una maggiore collaborazione sulle tecnologie green di cui è leader mondiale nella produzione ma che in Europa e negli Stati Uniti non trovano più mercati di sbocco. Ma non è tutto. “La Cina sta preparando le sue relazioni diplomatiche in tutto il mondo per un momento di crescenti tensioni geopolitiche – spiega alla Cnn Ovigwe Eguegu, analista politico nigeriano”. Questa settimana sarà l’occasione per Pechino di indicare la direzione futura per i legami con un continente il cui sostegno politico sta diventando sempre più importante nel contesto delle crescenti frizioni con Washington, e allo scopo di posizionarsi come paladina del Sud del mondo e leader alternativo agli Stati Uniti.
Il commento di Filippo Fasulo, Co-Head, Osservatorio Geoeconomia ISPI
“Con la più grande conferenza internazionale a Pechino dopo il Covid, la Cina di Xi Jinping rilancia le relazioni con l’Africa ospitando il Summit Focac che si tiene a cadenza triennale e con sede alternata tra Cina e Africa. Da quando sei anni fa si tenne l’ultima riunione a Pechino, molto è cambiato: Cina e Occidente sono in diretta ed esplicita competizione e ha preso forza il termine ‘Global South’ che punta implicitamente a un ribilanciamento dei pesi del potere globale tra il vecchio mondo e quello in ascesa. Pechino si candida a trainare il mondo in ascesa e cerca il consenso africano parlando di modelli di modernizzazione non occidentali e promuovendo un sistema di relazioni internazionali sinocentrico, la “comunità dal destino condiviso”. La risposta dei leader africani è di apertura, ma restano sullo sfondo le criticità della presenza cinese in Africa, quali investimenti sbagliati, problemi ambientali e debito eccessivo”.
[Questo articolo di Alessia De Luca è stato pubblicato sul sito dell'ISPI, al quale rimandiamo; Photo Credits: ISPI]