Nessuna tregua per la Pasqua ortodossa, ma Kirill abbandona i toni incendiari e guerrafondai

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La Pasqua ortodossa non ha portato alcuna tregua in Ucraina. Ma a differenza dei toni costantemente usati in questi 14 mesi di guerra, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill - pur mostrando sempre stretta vicinanza al presidente Putini - ha abbandonato per ora i suoi messaggi incendiari e guerrafondai. Il suo "Messaggio pasquale", pubblicato sul sito della Chiesa ortodossa russa, è invece intessuto di invocazioni alla pace e a una ritrovata fratellanza tra i popoli.

"Nella solennità luminosa di Pasqua le nostre preghiere particolari sono rivolte a Dio per coloro che si trovano nella zona delle azioni militari - dice il patriarca di Mosca -. Come cristiani, non possiamo rimanere indifferenti verso i guai e le privazioni dei nostri fratelli e sorelle, i cui cuori sono bruciati dal fuoco del conflitto intestino. Perciò innalziamo al Signore le intercessioni raddoppiate affinché Egli, per la Sua misericordia e benevolenza, guarisca le ferite corporali e particolarmente quelle spirituali, consoli ogni dolore e doni ai popoli fratelli, usciti dalla stessa fonte battesimale del Dnipro, una pace stabile e giusta".

Per Kirill, "qualsiasi cosa succeda nel mondo instabile, spesso tormentato e lacerato dalle contraddizioni, qualunque difficoltà o prova ci capiti, sappiamo, crediamo e predichiamo: la gioia pasquale per il Salvatore Risorto rimane immutabile e vittoriosa". E fa riferimento a San Nicola il Serbo, "un famoso teologo del secolo scorso", che meditando sulla Pasqua, scriveva: “Cristo è risorto, quindi, la vita è più forte della morte. Cristo è risorto, quindi, il bene è più forte del male. Cristo è risorto, quindi, tutte le speranze dei cristiani sono giustificate. Cristo è risorto, quindi, tutte le difficoltà della vita sono risolte” (Pensieri sul bene e sul male).

"E questa gioia pasquale, la gioia della comunione con Dio e dell’istituzione di 'una vita nuova' (Rm. 6, 4) sui principi di bene e di giustizia raggiunge i cuori di milioni di cristiani, ispira per le opere di carità e di misericordia, aiuta a superare le avversità, consola nelle prove, dona la speranza ai disperati, rafforza i pusillanimi", aggiunge il patriarca ortodosso. "Come il cammino terreno del Salvatore era pieno di fatiche e di amore sacrificale verso gli uomini, così anche noi siamo chiamati a seguire Lui nel servizio al prossimo. Perché ogni, pur la più piccola, virtù, il superamento del proprio egoismo per il bene altrui, ci avvicina a Dio, la Fonte della vita e dell’immortalità e così ci fa più felici", afferma ancora.

Purtroppo, la realtà sul terreno, anche nella Pasqua ortodossa è stata ben diversa da qualsiasi accenno di sospensione dei bombardamenti e degli scontri. Anzi, sono state proprio le chiese a venir bombardate, in una festa macchiata di sangue per il secondo anno consecutivo senza pace per l'Ucraina. I filorussi hanno denunciato che nella notte i razzi ucraini sono caduti vicino alla Cattedrale della Trasfigurazione di Donetsk, provocando un morto e due feriti mentre era in corso la veglia pasquale. Secondo gli ucraini, i russi hanno invece distrutto con un missile la chiesa ortodossa di San Michele Arcangelo a Kushuhum, nella regione di Zaporizhzhia, tenuta vuota proprio per timore di attacchi. Due persone sono rimaste ferite per un altro attacco dell'artiglieria russa sulla chiesa di Nikopol. Due diciottenni sono invece rimasti uccisi in un bombardamento su Snigirevsky, nella regione di Mykolaiv, che ha danneggiato due scuole, un ospedale e alcuni condomini.

Il punto più caldo della guerra è rimasto in ogni caso la battaglia per Bakhmut, dove i soldati hanno ingaggiato combattimenti sanguinosi "senza precedenti", secondo i militari ucraini che tentano ancora di resistere all'avanzata delle milizie di Wagner. "I nostri soldati stanno facendo di tutto in battaglie feroci per ridurre la capacità di combattimento del nemico e abbattere il suo morale. Ogni giorno, in ogni angolo della città, ci stanno riuscendo", ha detto il portavoce del comando militare dell'Ucraina orientale Sergy Cherevatyi. Intanto, è salito a 15 il numero di morti nell'attacco russo a Sloviansk del 14 aprile, di cui 10 solo nelle macerie del palazzo centrato da un missile russo.

La pioggia di bombe e gli scontri al fronte hanno fatto cadere nel vuoto, non solo la generica e spirituale invocazione di pace di Kirill, ma anche l'ennesimo appello del Papa, che in occasione della Pasqua ortodossa ha rivolto il suo pensiero ai "fratelli e sorelle in Russia e in Ucraina" affinché "il Signore gli stia vicino e li aiuti a fare la pace". Kiev e Mosca, infatti, sono rimaste ferme sulle loro posizioni: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto di celebrare la Pasqua "con una fede incrollabile nella vittoria", quando "la bandiera blu e gialla sarà certamente innalzata in tutti i territori temporaneamente occupati dai diavoli" e "il sole splenderà nel sud, nell'est e in Crimea". Il suo omologo russo Vladimir Putin ha invece partecipato a uno scambio di doni proprio con il fedelissimo Patriarca Kirill, durante una funzione blindata nella Cattedrale di Cristo Salvatore con il capo religioso circondato da bodyguard, secondo i media.

Ma se da una parte la Pasqua non ha portato sollievo a quei territori ucraini martoriati dalle bombe, è in ogni caso una buona notizia "il grande scambio pasquale di prigionieri" con il quale "abbiamo riportato a casa 130 cittadini ucraini", ha annunciato il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak. Soldati catturati dai russi a Bakhmut, Soledar, Zaporizhzhya e Kherson, che ora potranno tornare a casa, grazie a uno scambio del quale rivendica il merito il capo dei mercenari russi Wagner, Yevgeny Prigozhin che si fa immortalare in un video mentre, magnanimo, impartisce l'ordine del rilascio.

(Fonti: Chiesa ortodossa russa; Ansa - Photo: Larry Koester)