Ucraina: i russi rilasciano 2 religiosi. Zelensky ringrazia la Santa Sede

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I padri redentoristi Ivan Levytskyi e Bohdan Geleta erano stati arrestati nel 2022. Decisiva la mediazione del card. Zuppi. Rilasciati anche otto civili.

Sono stati liberati ieri padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, i due religiosi greco-cattolici ucraini arrestati dalle forze russe nel 2022 a Berdyansk. La notizia è stata anticipata ieri sera da Avvenire. Il caso era stato sollevato ripetutamente dalla missione vaticana per l'Ucraina. L'inviato del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, aveva più volte sollecitato il ritorno dei due redentoristi attivando i canali che già in precedenza hanno permesso di mettere in moto la rete che ha consentito il ritorno a casa di decine di bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri. Modalità che hanno permesso di sbloccare l'impasse che teneva bloccati i due sacerdoti in una prigione sotto il controllo delle autorità russe.

Il fermo dei padri Levytskyi e Geleta era stato reso noto il 30 novembre 2022 dal vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksim Ryabukha, il quale aveva denunciato la sparizione dei due sacerdoti redentoristi della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria. Il vescovo ausiliare Ryabukha aveva chiesto alla comunità internazionale di intervenire "per fermare questa situazione e per rilasciare i preti il più presto possibile".

"Questi due religiosi hanno deciso di restare con la loro gente nei territori temporaneamente occupati. Servivano sia la congregazione greco-cattolica che quella cattolica romana, portando una luce di speranza alle persone sotto occupazione", aveva dichiarato a sua volta l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, primate e capo della Chiesa greco cattolica ucraina.

Come emerso con il ritorno a casa di numerosi bambini ucraini precedentemente trasferiti dalle autorità di occupazione verso la Crimea e la Russia, la missione del card. Zuppi è improntata ad aprire canali tra i due fronti stabilendo meccanismi condivisi che poi vengono utilizzati dalle parti, secondo il modello della "diplomazia umanitaria" che ha ottenuto la gratitudine delle autorità ucraine con la consegna di onorificenze al presidente della Cei e al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

I negoziatori - sottolinea Avvenire - hanno mantenuto il massimo riserbo sull'operazione, e nei giorni scorsi anche inviati della presidenza russa si sono recati nella prigione dove i due sacerdoti erano trattenuti. Nei prossimi giorni verranno fornite maggiori chiarimenti sulle loro reali condizioni di salute e sul trattamento ricevuto durante la prigionia.

Inizialmente i redentoristi erano stati accusati di avere custodito alcune armi che sarebbero poi state utilizzate dalla resistenza ucraina contro le forze di occupazione russe. Le accuse sono sempre state respinte e il lavoro della "diplomazia umanitaria", con il contributo anche della segreteria di Stato vaticana, ha permesso di chiarire le circostanze e facilitare il rilascio padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta che hanno raggiunto Kiev dopo alcune ore di viaggio all'interno dell'Ucraina, provenendo dai territori occupati. Ad accoglierli c'erano esponenti delle autorità di Kiev e il nunzio apostolico, l'arcivescovo Visvaldas Kulbokas.

Nell'annunciare ieri sera con un post su X la liberazione di dieci civili che erano detenuti in Russia, tra cui i due sacerdoti greco-cattolici Bohdan Geleta e Ivan Levytskyi e un funzionario locale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato anche per l'azione del Vaticano. "Sono grato a tutti coloro che hanno aiutato. Ringrazio la nostra squadra che lavora per liberare i prigionieri. Vorrei anche riconoscere gli sforzi della Santa Sede per riportare a casa queste persone. Libereremo sicuramente tutto il nostro popolo", ha affermato Zelensky.

"Siamo riusciti a riportare indietro altri dieci nostri cittadini dalla prigionia russa", ha scritto il leader ucraino sui social media, aggiungendo che sono stati "liberati e ora sono tornati in Ucraina". Russia e Ucraina si scambiano regolarmente i soldati catturati, ma il ritorno in patria dei civili è alquanto raro.

[Photo Credits: Avvenire]