"Dio, patria e famiglia". E la Chiesa italiana?
Lo scorso maggio il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è stato nominato da papa Francesco nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Nato a Roma nel 1955, nel 1973, quando era studente al liceo Virgilio, conosce Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e inizia a collaborare attivamente alle loro attività. Come si troverà la Chiesa cattolica italiana con un governo le cui le priorità – almeno a prima vista – non sembrano collimare esattamente con le proprie? Su questo tema proponiamo il commento di Fulvio Ferrario, professore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma, pubblicata sul numero di Luglio/Agosto 2023 della rivista ecumenica Confronti.
Come si troverà la Chiesa cattolica italiana, targata Matteo Zuppi (nominato lo scorso maggio nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana), con il lanciatissimo governo della Destra? La provenienza (Comunità di Sant’Egidio) di don Matteo è ben nota, così come l’amore di Francesco per l’“impero” di Andrea Riccardi [fondatore nel 1968 della Comunità]. Certo, un’istituzione come la Chiesa
cattolica non si identifica nemmeno con la matrice del suo esponente di vertice ed è anche verosimile che non tutti i vescovi italiani condividano l’entusiasmo papale per Sant’Egidio.
Intanto, però, le gerarchie e le priorità sono quelle che sono. A prima vista, non sembrano esattamente identiche a quelle del governo. Il punto critico più evidente riguarda il tema delle migrazioni. Uscite come quelle del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sulla “sostituzione etnica” non sono piaciute e anzi, il papa stesso ha tenuto a prendere le distanze. Ma l’attrito è di lungo periodo e va al di là dell’insofferenza per gli aspetti più trucidi della retorica sovranista.
Va rilevato, per contro, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra aver messo in soffitta i blocchi navali. E il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, salviniano di provata fede, si è permesso qualche sviolinata sui corridoi umanitari: strumentale, naturalmente, nonché, dal punto di vista del contenuto, completamente fuorviante, ma pur sempre un ramoscello d’ulivo nei confronti dei potenti “buonisti” cattolici.
C’è poi il “dossier Ucraina”. Il melonismo di governo si presenta atlantico e addirittura europeo: l’amore per Vladimir Putin, tuttavia, è una caratteristica storica dell’intero schieramento, così come quello per l’autocrate Viktor Orbán, il più filorusso degli europei. L’occasione per dare spazio a sentimenti “terzisti”
potrebbe presentarsi presto. Roma, da parte sua, è “terza”, se non terzista, per vocazione: al di fuori e al di sopra. Sempre. E per questo, in grado di mediare meglio di altri.
C’è stato, è vero, qualche screzio con il patriarca di Mosca Kirill, ma l’Ortodossia è un grande amore di tutti i papi, almeno da Paolo VI in poi, e proprio Zuppi verificherà se sussiste una “corrispondenza d’amorosi sensi”. Potrebbe accadere che una Destra storicamente cannoniera, almeno a parole, si faccia,
altrettanto verbalmente, “pacifista”, per amor di dittatori, potendo persino richiamarsi all’autorevolezza mediatrice di “sua Santità” e del suo inviato.
Le più promettenti praterie di consenso tra Destra rampante e gerarchie cattoliche nostrane riguardano però proprio i temi sui quali queste ultime si sono sentite spesso a disagio, anche (proprio!) di fronte a cattolici impegnati, da Romano Prodi a Gianni Letta. Costoro, infatti, si riallacciavano a un
cattolicesimo, detto “democratico”, che ha manifestato più volte elementi di autonomia nei confronti della
Conferenza episcopale. Quanto a difesa dei “valori cristiani”, l’attuale compagine governativa si presenta
come ben più affidabile, ci creda o meno. Esempi? C’è solo l’imbarazzo della scelta. Anzi: perché scegliere? Molto meglio fare il pieno su tutti i fronti.
Gli “Stati generali della natalità”, Lollobrigida a parte, hanno offerto un’anteprima interessante, con
Meloni più bianca del papa. Le misure per contrastare il crollo demografico, certamente necessarie,
sono inquadrate nell’ideologia familistica cara all’establishment cattolico. Essa include, manco a dirlo,
il tradizionale ostruzionismo nei confronti dei diritti delle persone e delle coppie che non trovano posto in
tale ideologia. Non si tratta solo della galassia Lgbtq+, che peraltro vede il contrasto giuridico all’omofobia
completamente cancellato dall’orizzonte. Assai più in generale, con questo governo una legge sulle unioni civili non ci sarebbe stata.
Lo stesso vale per l’esigenza di legiferare sulle questioni relative al fine vita: il meno che si possa dire
è che, con questi chiari di luna, non costituiscono una priorità. Per la Chiesa cattolica italiana è invece
prioritaria, da sempre, la questione che essa chiama della “libertà di insegnamento”, cioè il finanziamento
delle scuole cattoliche con soldi pubblici. Su questo, la connivenza della politica è tradizionalmente bipartisan, ma si può scommettere sulla “sensibilità” della Destra. “Dio, patria e famiglia” in salsa sovranista, insomma. Non mancheranno, in casa cattolica, i mugugni. Ma, in fondo, fanno parte del gioco e a modo loro lo legittimano.
(Fonte: Confronti - Fulvio Ferrario; Foto: Store Norske Leksikon)